Caduta e resurrezione: la storia di Raffaele Lombardo - Live Sicilia

Caduta e resurrezione: la storia di Raffaele Lombardo

Una vicenda politica tra alti e bassi.

CATANIA – Raffaele Lombardo è “contento” per l’assoluzione. Chi non lo sarebbe, in fondo? Lo ha riferito la legale dell’ex governatore siciliano incontrando la stampa a pochi minuti della sentenza che ha messo fine alle accuse nei confronti del leader autonomista. Sopratutto ha messo fine all’accusa più grave: quella di concorso esterno alla mafia. Un sospiro di sollievo, dopo un calvario giudiziario quasi decennale, che potrebbe aprire nuovi scenari politici. Sempre che il diretto interessato voglia o no tornare in campo in cerca di una nemesi. In fondo, è stata quell’accusa terribile a determinare la fine anticipata della fulminea parentesi autonomista ai vertici della Regione siciliana, dopo un mandato al cardiopalmo, concluso il 31 luglio 2012. Eletto nel 2008 con il centrodestra, finì con l’essere sostenuto dal Pd (allora fu un’eresia), in mezzo una somma di lacerazioni e strappi in seno a tutti, o quasi, i partiti presenti a Palazzo d’Orleans: quando l’Mpa era lo scoglio contro cui tutti s’infrangevano.

Il centrodestra

Dopo le dimissioni, Raffaele Lombardo decise il rientro in un centrodestra spaccato esattamente in due, sostenendo la candidatura di Gianfranco Micciché alla presidenza della Regione e andando contro Nello Musumeci. Dall’altra parte c’era invece Rosario Crocetta, che riuscì a conquistare Palazzo d’Orleans cavalcando le divisioni nel campo avversario. 

Nel 2013, Raffaele Lombardo tenta il salto a Roma. L’Mpa è di nuovo nel campo del centrodestra al fianco di Silvio Berlusconi, mentre l’ex governatore è capolista in un collegio ritenuto sicuro. Ma lo sbarramento è lontano. Da qual momento in poi, Lombardo opta per una sostanziale uscita di scena dalla politica, promettendo di non tornare più indietro. L’esperienza autonomista però non finisce lì, il Movimento cambia nome e conferma l’aggancio con il centrodestra siciliano e no. Tant’è che il braccio destro Antonio Scavone è attualmente membro della giunta Musumeci; mentre a Palazzo degli Elefanti il gruppo di Grande Catania, leale a Salvo Pogliese, è a oggi il più numeroso in aula.

L’eredità autonomista

“Il Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo”, scritto dal giornalista catanese Nuccio Molino, con prefazione di Pietrangelo Buttafuoco, è l’unico libro-inchiesta che racconta la nascita di quello che fu l’Mpa. Quell’eredità ha però fruttato anche oltre il centrodestra catanese, con Nicola D’Agostino diventato leader dei renziani della Sicilia orientale ed Anthony Barbagallo che ha scalato la segretaria regionale del Partito democratico. Il cattolico democratico Lino Leanza, fondatore di Articolo 4 e storico amico-rivale all’interno del Movimento, è scomparso invece nel maggio 2015 a seguito di una malattia implacabile. 

Le vicende giudiziarie

Esponente di punta della sinistra Dc, sotto l’ala protettiva di Calogero Mannino, Raffaele Lombardo ha già dato prova di saper venire fuori dall’oblio giudiziario. Nel 1992 finì coinvolto in inchiesta riguardante le presunte irregolarità in merito a un concorso nell’allora Asl 35 di Catania. Prima condannato in primo grado, fu poi assolto in appello. Nel 1994 arriva un nuovo processo e una nuova assoluzione in appello, circa una presunta tangente. La resurrezione si chiamò presidenza della provincia di Catania per lo scudocrociato dell’Udc. Nel 2020 è assolto definitivamente dalla corte di Cassazione, assieme al figlio Toti, dal reato di voto di scambio, perché secondo gli ermellini il reato non sussisteva. 

Il suo gruppo umano e politico è ora in attesa di sapere cosa deciderà di fare da grande il leader. La riabilitazione giudiziaria potrebbe aprire nuovi scenari. Intanto il segnale più forte è arrivato alle scorse Amministrative, con gli autonomisti che – andando a fari spenti – hanno strappato Grammichele ai cinquestelle. Un piccolo paese, sì. Ma pur sempre la patria di Raffaele Lombardo. Un dettaglio non da poco.


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