Da Giusto a Totò: se fosse Lentini a dirigere il 'ciaffico'?

Da Giusto a Totò: se fosse Lentini a dirigere il ‘ciaffico’?

Si profila una successione che per certi versi avrebbe del clamoroso.
PALERMO 2022
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Se così fosse – e così potrebbe essere – il passaggio di consegne sarebbe, non esageriamo, epocale. Da un arcangelo della pedonalizzazione, in nome della camminata a piedi, come Giusto Catania, a una figura più di mondo e meno teoretica, come Totò Lentini. Uno che, di sguincio, rassomiglia al simpatico zio di Johnny Stecchino – sia detto a lode di entrambi – che discettava di ‘ciaffico’, con la consapevolezza di chi stia affrontando un problema esistenziale, più che urbanistico.

Devono verificarsi degli eventi preliminari. Roberto Lagalla, candidato del centrodestra, deve vincere le elezioni, a primo turno o a ballottaggio, e diventare sindaco di Palermo. A quel punto si aprirebbe la discussione per i posti in giunta e Totò Lentini potrebbe ricevere l’assessorato alla Mobilità – si dice – anche come ristoro morale per la rinuncia alla sua candidatura, confermata strenuamente fino al penultimo giro. Per lo stesso motivo, il vicesindaco dovrebbe essere Francesco Cascio.

Come sarebbe Lentini al ‘ciaffico’? Nel suo programma da ex corridore per il traguardo più ambito di Palazzo delle Aquile i capitoli dedicati, ovviamente, non mancano. Si parla di ‘mobilità sostenibile’ e chi vuole può consultare i punti nel dettaglio. Ecco l’incipit, generico come in ogni documento prima di scoprire cosa si può realizzare: “L’attuale sistema di trasporti pubblici è palesemente insufficiente eppure accumula perdite per milioni di euro: occorre ripensare radicalmente l’organizzazione e rendere il servizio realmente competitivo rispetto al mezzo privato”.

Né può sfuggire un intervento sul Ponte Corleone, indimenticata croce senza delizia di tutti gli automobilisti palermitani: “Il commissario ad acta per il raddoppio e la messa in sicurezza del Ponte Corleone, Matteo Castiglioni, nominato dal ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, abbia il coraggio e la forza di abbattere l’opera e ricostruirla, se il caso chiedendo supporto al Genio pontieri dell’Esercito in modo da evitare quello che si presenta oggi come un pericolo pubblico, considerata la situazione di pericolosità dovuta alla fatiscenza dell’infrastruttura”. Concetto ribadito nel corso di una intervista. Domanda: ma lei non voleva abbattere il famigerato Ponte Corleone? Risposta: “Per ricostruirlo. Ma prima dobbiamo costruire le due arterie laterali, mica sono pazzo. E’ una struttura antica, secondo me un po’ pericolosa. Pure in via Oreto c’è lo stesso problema. Ci vogliono strutture nuove ed efficienti, con le tecniche più aggiornate”.

Se la storia che stiamo raccontando fosse purissimo teatro, a Lentini spetterebbe la maschera più popolare e pragmatica, quella che trova a suo agio lontano dalle dichiarazioni di principio o dagli indici che additano un immancabile orizzonte di gloria, pur accettandoli come parte del gioco. Sarebbe una curiosità – forse un’attrazione – dopo anni di idealismo urbanistico, vedere come va a finire. E qualcuno già mormora che la mobilità rappresenterebbe proprio una destinazione azzeccata per un politico dall’indole cangiante riguardo alla collocazione. Che cattivi, però…


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