Amministrative, candidati ai nastri di partenza - Live Sicilia

Amministrative, candidati ai nastri di partenza

Oggi scade il termine per la presentazione delle liste nei 120 comuni chiamati al voto.
VERSO IL VOTO
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PALERMO – Amministrative, la contesa entra nel vivo: oggi scade il termine per la presentazione delle liste. I candidati che aspirano a un posto al sole nei 120 comuni siciliani chiamati alle urne il 12 giugno (con eventuale ballottaggio il 26) sono ai nastri di partenza. 

I centri più importanti al voto

Sono 13 le piazze più grandi nelle quali si voterà con sistema il proporzionale (Palermo, Messina, Erice, Avola, Scicli, Pozzallo, Scordia, Palagonia, Paternò, Aci Catena, Niscemi, Sciacca e Palma di Montechiaro). Entro le 17:00 di oggi si conosceranno i nomi dei cavalli di razza pronti a correre nelle liste a sostegno dei rispettivi candidati alla carica di primo cittadino. Gli occhi sono puntati soprattutto su Palermo e Messina, i centri più importanti al voto: veri e propri test in chiave regionale e nazionale. 

Le partite che si celano dietro le amministrative 

I risultati delle coalizioni, ma anche delle liste, rappresentano una cartina al tornasole dei rapporti di forza in campo, un antipasto in vista dell’abbuffata delle regionali. Sia in termini di rapporti di forza interni alle coalizioni sia per “pesare” la capacità di fuoco dei partiti più piccoli (Udc, Dc e Italia Viva su tutti) che cercano di prendere le misure in vista dell’appuntamento con le regionali per non capitolare sotto la mannaia dello sbarramento (ed eventualmente pensare ad alleanze salvifiche per superare il temibile scoglio).  Una partita di riscaldamento per tanti potenziali deputati regionali pronti a “rivendicare” i voti totalizzati nelle province di riferimento dai propri frontman e per i coordinatori regionali per raccogliere il frutto di quanto seminato (uno su tutti l’azzurro Miccichè che dentro Forza Italia è una sorta di “sorvegliato speciale” per i ribelli-ortodossi). 

La corazzata del centrodestra ritrovato

L’osservatorio privilegiato è ovviamente la città di Palermo. La corazzata del centrodestra, riunitasi al novantesimo minuto, che sostiene l’ex assessore Roberto Lagalla è intenzionata a fare il pienone e fare saltare il banco con le sue nove liste a sostegno: due  civiche direttamente collegate al candidato sindaco (tra cui quella che ospita i renziani di Davide Faraone), Forza Italia, Udc (con l’assessore Mimmo Turano pronto a misurare la propria capacità di kingmaker dopo avere portato a segno l’operazione unitaria su Lagalla), una compagine che fa riferimento al deputato Totò Lentini, Noi con l’Italia (insieme ad autonomisti e mastelliani), la nuova Dc di Totò Cuffaro, Prima l’Italia (alla prima ufficiale con il nuovo  nome e senza Alberto da Giussano nel simbolo) e Fratelli d’Italia (che testa il matrimonio con il Movimento Diventerà Bellissima di Musumeci, uno schema proposto anche a Messina e Sciacca a supporto del deputato di Attiva Sicilia Matteo Mangiacavallo). Al netto dei campioni delle preferenze che troveranno spazio dentro le varie liste, la partita più importante è quella per il primo posto all’interno della coalizione per ottenere la leadership e fare pesare il risultato al tavolo delle trattative per le regionali. 

Una contesa per la leadership

Una sfida che i meloniani (la cui lista è guidata dall’eurodeputato Giuseppe Milazzo) intendono vincere per dimostrare il loro peso specifico (“con noi non si può non discutere” è il mantra che trapela dal fortino filomusumeciano). Con tutto quello che ne comporta nel duello sul bis di Musumeci (un cubo di Rubik, va detto, di difficile risoluzione). Ma ogni partita, come una matrioska, ne contiene un’altra al proprio interno. Quanto peseranno i “bellissimi” dentro la lista dei meloniani e quanto peserà questo sui candidati “made in Meloni”? Per avere una risposta a queste domande si dovrà attendere il responso delle urne. 

Sulla rive gauche invece le truppe giallorosse schierate a sostegno di Franco Miceli puntano su quattro liste: Pd, M5S, Progetto Palermo (il contenitore che fa riferimento a Miceli) e Sinistra civica ed ecologica. Tanti i big in corsa soprattutto tra i dem, come aveva chiesto il responsabile enti locali nazionale Francesco Boccia. Nel recinto del centrosinistra la sfida principale riguarda i risultati di Pd e pentastellati per capire, voti alla mano, chi detiene lo scettro di primo partito della coalizione (stesso mood a Messina città). Lotte per l’egemonia del campo, insomma. In attesa di riscontri dagli elettori c’è anche il candidato sindaco Fabrizio Ferrandelli (con tre liste a sostegno è pronto a sondare il peso del tandem +Europa-Azione). E poi ci sono gli outsider: Rita Barbera (con due liste a supporto: una civica e quella di Potere al Popolo), Ciro Lomonte (sostenuto dalla galassia che va da Adinolfi a Paragone), Gaetano Cammarata e l’ex leghista Francesca Donato sostenuta da “Rinascita Palermo”. 

La partita che rimescola le coalizioni

Un’altra sfida gustosa e in un certo senso “eretica” rispetto agli schemi tradizionali di voto è quella di Messina che vede il centrodestra correre separato. Da una parte Prima l’Italia a sostegno del candidato sindaco di Cateno De Luca, dall’altra il resto della coalizione (a trazione Genovese) riunito attorno a Maurizio Croce. Il centrosinistra a tinte giallorosse (schema che nei centri più grossi si presenterà anche a Scicli, Scordia e Sciacca) schiera il dem Francesco De Domenico in tandem con la vicesindaca designata: la deputata regionale pentastellata Valentina Zafarana. Che la sfida abbia inizio. 

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