21 Ottobre 2012, 19:06
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La macchinetta è lì, in deposito. È arrivata nel marzo del 2011. E non ha mai funzionato. Non ha mai, insomma, catturato i dati delle presenze dei dipendenti di Bruxelles. In quell’ufficio della Regione piazzato nei piani alti di un moderno edificio in Rue de Billiard.
Uffici avvelenati, spesso, da storie che riguardano “esterni” dai cognomi troppo famosi, addetti stampa dalle prestigiose retribuzioni, indennità estere degne dei Ministeri e permessi sindacali, a detta dello stesso presidente della Regione, usati in maniera un po’ troppo disinvolta.
Insomma, attorno agli uffici regionali nel cuore del vecchio continente, circolano voci e leggende. E anche qualche notizia, ogni tanto. Riferita a chi ci vive o ci lavora. Quanto “lavorino”, però, i dipendenti dell’ufficio di Bruxelles è un mistero. Avvolto nelle nebbie del centro Europa.
“Ma le presenze di chi lavora qui – spiega subito l’unico dirigente responsabile rimasto in quegli uffici, Maria Cristina Stimolo – sono registrate quotidianamente e vistate dalla sottoscritta”. Chi controlla quei “fogli-firma”? “Nessuno. Sono qui, a disposizione, quando la Regione vorrà dare un’occhiata. Nessuno, finora, me li ha richiesti”.
E nessuno li ha mai visti. “A dire il vero – spiega la Stimolo – per anni nessuno si è mai interessato alle presenze dei lavoratori qui a Bruxelles. Nemmeno quando l’organico era nettamente più corposo”. La dirigente, infatti, spiega come dal 2006 quando i dipendenti, tra interni ed esterni erano 16, a oggi, che sono complessivamente sette (due interni e cinque esterni), nessuno, da Palermo, ha mai sentito la necessità di verificare l’effettivo ingresso e uscita di chi lavora a Rue de Billiard. Fino al 2011, quando accade qualcosa. Intanto, gli uffici di Bruxelles vengono “spostati” nella struttura della Regione: dal dipartimento degli affari extraregionali, guidato da Francesco Attaguile, quegli uffici passano sotto il controllo diretto della Presidenza della Regione. Nel settembre dello stesso anno, la Stimolo viene nominata “dirigente preposto”. In pratica, una sorta di dirigente generale, per un ufficio di sette dipendenti. Lei compresa.
“E in effetti – dice oggi l’ex dirigente generale Francesco Attaguile, adesso in pensione – ormai non credo che servano le rilevazioni delle presenze in quell’ufficio. Un ufficio la cui utilità oggi – aggiunge – credo sia abbastanza relativa. Non mi risulta infatti che gli assessori passino mai di lì, ci sono solo due dipendenti che costano pure molto”. E a dire il vero, anche secondo l’attuale dirigente Stimolo, oggi quel tipo di rilevazione non sarebbe poi tanto utile. Ma le motivazioni addotte dalla dirigente sono ovviamente diverse: “Intanto, per il fatto che adesso siamo appena in sette. Quindi le presenze sono facilmente registrabili. Ma poi – aggiunge – anche per la natura, molto peculiare, del lavoro che si svolge qui. Mica si può chiedere ai nostri dipendenti di fare le sei ore e andare via… A volte ci sono sedute, commissioni, attività in Commissione europea, che costringono a lavorare fino a sera. Il tesserino avrebbe spinto i dipendenti a fare le proprie ore, e poi andare via, paralizzando così l’attività degli uffici”. Così, a detta della Stimolo, i dipendenti lavorano, anche oltre gli orari di ufficio: “Le ore eccedenti – dice – vengono recuperate non attraverso il riposo compensativo, come succedeva prima di me, ma attraverso dei riposi giornalieri. Insomma, il dipendente che ha fatto ‘più del dovuto’ il giorno prima, può presentarsi in ufficio magari un’ora più tardi del solito, il giorno dopo”.
Insomma, la macchinetta per le presenze, oggi, non avrebbe alcuna utilità. Anche secondo Attaguile, come abbiamo detto, nonostante fosse stato proprio lui a volerla piazzare in quell’ufficio.
“Pochi mesi prima del mio nuovo incarico – racconta infatti Maria Cristina Stimolo – e siamo nel marzo del 2011, si presenta a Bruxelles un addetto dell’azienda “Selesta” per installare una macchinetta per le presenze elettroniche”. Siamo nella primavera del 2011, quindi. Ma quella macchinetta, fino a oggi, non ha ancora funzionato. Il perché, prova a spiegarlo la dirigente: “Per quanto ne so io – dice – i problemi sono di natura informatica: il modem e la componente elettronica di questo rilevatore sono diversi da quelle usate dalla Regione. Dall’assessorato della Funzione pubblica, per la precisione. Così – aggiunge – quelle rilevazioni avrebbero avuto un carattere soltanto ‘casalingo’. Non era possibile, insomma, accedere alle informazioni da fuori”. Senza contare altri problemi di natura tecnica “sulla necessità di usare una scheda belga, o quella italiana”. Problemi per i quali sarebbe anche sorto un contenzioso tra la Regione e l’azienda. Così, nessun “tesserino” è passato da quella macchina: “E io mi auguro – dice la Stimolo – che il problema si risolva. Abbiamo tutti il badge, ma non funziona nulla”. Attaguile conferma, in effetti, il fatto che la macchina non abbia mai funzionato: “Ma poco dopo la consegna io non ero più responsabile della sede di Bruxelles, e successivamente sono andato in pensione. Ricordo solo che un nostro funzionario di Roma andò direttamente a Bruxelles, insieme a un impiegato della ditta, per montare quella macchinetta, ma che non riuscì a farlo”. E da allora, nessun tesserino è stato mai “strisciato” tra i locali di Rue de Billiard.
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21 Ottobre 2012, 19:06