“A Catania il record siciliano| del traffico di cocaina”

di

14 Giugno 2014, 12:22

8 min di lettura

CATANIA – La città dell’Elefante vanta il record siciliano per il consumo di cocaina e per il numero di arrestati dalle forze dell’ordine. Il dato, allarmante, emerge dal seminario organizzato da Renato Camarda, coordinatore provinciale di Libera a Catania. Fiumi di cocaina hanno invaso la città, carabinieri, Guardia di finanza e Polizia sono impegnati in prima linea nella lotta alla mafia e al traffico di sostanze stupefacenti. “Lo scopo -ha detto Camarda- è quello di capire le reali dimensioni economiche, sociali e politiche di questo fenomeno”.

Ad aprire i lavori è stato un filmato di LivesiciliaCatania sulle più importanti operazioni eseguite dalla Procura guidata da Giovanni Salvi.

Subito dopo la relazione di Adolfo Angelosanto, colonnello dei carabinieri che sotto la guida di Alessandro Casarsa hanno registrato risultati eccellenti. I dati forniti da Angelosanto parlano chiaro: la provincia di Catania nel settore degli stupefacenti è al primo posto per i reati commessi nel 2013, supera Palermo, e triplica Messina.

“Il numero degli arrestati a Catania -spiega Angelosanto- è superiore alla somma degli arrestati in tutta la Sicilia. L’andamento è confermato anche nei primi mesi del 2014”.

“Il consumo di cocaina -aggiunge Angelosanto- è aumentato notevolmente, ogni dose può costare poche decine di euro. La cannabis, sia in foglia che in resina arriva attraverso due rotte, una settentrionale, attraverso i Paesi dell’ex blocco sovietico, oppure attraverso i Paesi Balcanici. I più grandi produttori sono i Paesi sudamericani”.

Il colonnello dei carabinieri si concentra sui canali di approvviggionamento: “La cocaina arriva anche attraverso i “muli”, uomini e donne che arrivano in Italia dopo aver ingerito decine di ovuli. Ci sono anche altri prodotti dentro i quali si nasconde la cocaina: lastre di marmo, capi d’abbigliamento, cera d’api. La nostra azione è rivolta alla riconquista dei quartieri. Con l’operazione Leo 121 e Camaleonte abbiamo arrestato 50 persone tra i quali erano presenti molti minorenni. La piazza era organizzata in modo militare, con delle turnazioni, ruoli ben definiti dei protagonisti. Tutti erano pagati e retribuiti dall’organizzazione. L’attività di spaccio era un vero e proprio ammortizzatore sociale, dava lavoro a coloro che abitavano nella zona.

Il capo di questo gruppo ha avuto gli onori di un monarca quando è morto. Un’analoga operazione è stata fatta nella stessa via dalla Polizia, complessivamente sono state arrestate quasi 150 persone. Abbiamo documentato i contatti tra la provincia di Catania e la Locride”.

Di rilievo la relazione del capo della Squadra Mobile Antonio Salvago. “Il traffico di stupefacenti -spiega Salvago- è il settore in cui la criminalità organizzata investe numerose risorse e risce a incassare lauti guadagni”. Il dirigente della Squadra Mobile punta l’attenzione sul contesto. “C’è una strategia di basso profilo delle organizzazioni criminali, ma a fronte di questa noi riteniamo che le frizioni, i contrasti per la gestione delle piazze di spaccio sono elevati. Ci sono contatti molto stretti con gli scissionisti di Scampia e con le ‘ndrine”.

In prima linea anche la Guardia di Finanza di Roberto Manna e la Tributaria guidata da Giancarlo Franzese. A rappresentare le Fiamme gialle c’era il capitano Ferdinando Mazzacuva. “L’azione del corpo -ha detto il finanziere- è rivolta ai grandi traffici di droga che arrivano a Catania. Noi analizziamo anche il riutilizzo dei fondi provenienti dalla droga per procedere poi al sequestro dei beni e quindi alle confische. I numeri parlano chiaro. Dal 2012 al 2014, gli interventi con esito positivo sono stati 371 con 752 denunce e 145 persone tratte in arresto in flagranza. Sono state sequestrate 3 tonnellate di marjuana, diverse decine di chili di cocaina e sequestrate piantagioni con anche 3500 piante.

Abbiamo fatto 113 proposte di sequestro per un valore ocmplessivo di 81milioni di euro. Nello stesso periodo sono stati eseguiti sequestri di beni, per droga, da 500milioni di euro. Questi dati sono importanti perché confermano che la droga è la principale fonte di ricchezza delle organizzazioni criminali. Togliere ricchiezza significa rendere inutile l’impegno della droga. Si parla spesso di mercato della droga, c’è chi la produce, chi la mette in commercio, chi la esporta e il consumatore finale. Tante persone lavorano in questa filiera. Dobbiamo chiederci: come fa un prodotto nocivo ad avere questo successo?. Il nome è alla base del marketing, “sostanze stupefacenti”, stupefacente è ciò che sbalordisce, in realtà provoca gravi lesioni e conseguenze per la salute. Quella che ho appena dato è la definizione di veleno. Se mi si chiede cosa ha di stupefacente le droga, cito l’esperienza di un ragazzo che aveva comunicato alla madre di essersi indebitato per comprare la droga e di essere stato minacciato di morte. Il ragazzo si era inventato tutto e aveva messo la madre sotto estorsione, però la droga la comprava veramente.

Una volta diventato cliente è difficile uscirne fuori. Una volta caduto nella rete, il cliente rimarrà sempre tale.

Spesso ci si rivolge a soggetti giovani ai quali non vengono fatte pagare le dosi inizialmente fornite, una volta fidelizzato il cliente rimarrà tale e sarà possibile recuperare gli investimenti iniziali. L’atività più importante è quella di prevenzione. Per contrastare il traffico di droga, la base è la cultura e la corretta informazione dei giovani più esposti”.

Pasquale Pacifico, punta di diamante della Dda di Catania, punta l’attenzione sui soldi e sugli aspetti economici. “Proviamo a considerare la cocaina come un bene e come un prodotto di mercato che risponde alla regola della domanda e dell’offerta. Negli ultimi anni la diffusione così capillare del traffico di droga è dipesa dall’aumento della domanda. Oggi la cocaina ha una diffusione capillare in tutti i ceti sociali, a tutte le età. Normalmente, in base alle regole della domanda e dell’offerta, il prezzo dovrebbe salire. Crescendo la domanda, invece, nel caso della cocaina, è sceso il prezzo. Le organizzazioni internazionali che producono cocaina sono riuscite a sovvertire le regole principali del mercato, aumentando la produzione. La cocaina è un bene che vale più del’oro e più del petrolio, ha una percentuale di redditività fuori dal mercato. In uno dei tanti paesi produttori un chilo di cocaina viene pagato 1000 – 1500 euro. Quando subisce la prima fase dell’importazione e arriva in Spagna e Olanda, costa 5.000 euro al chilo. Le organizzazioni italiane che gestiscono il traffico internazionale, fanno lievitare il prezzo a 30-35mila euro al chilo. A Catania arriva a 42-47 mila euro al chilo. Su piazza, dopo le varie operazioni di taglio, un chilo di cocaina frutta dai 100 ai 150mila euro. Dal momento in cui inizia la filiera ha un incremento del valore di 100 volte. Ecco perché in certi paesi si investe in cocaina. L’intera economia di certi stati si basa sul traffico di cocaina.

Articoli Correlati

La percentuale di cocaina che viene sequestrata su scala globale è circa il 10% di quella messa nel cercato, è una percentuale di rischio bassissima. Questo è quello che è veramente stupefacente.

Stiamo parlando di fiumi di denaro. Questa enorme ricchezza proveniente dal traffico di droga è in mano al 5% dei soggetti che fanno parte del traffico”.

Continua il magistrato: “Tutte le organizzazioni mafiose siciliane sono tagliate fuori dalle rotte internazionali del traffico di droga. Le rotte internazionali vengono gestite da ‘ndrangheta e camorra, che trattano con i fornitori soprattutto messicani. Le organizzazioni catanesi hanno rapporti con ‘ndrangheta, camorra, acquistano lo stupefacente che arriva sul mercato catanese attraverso due canali. E’ importante sapere un altro dato, il mercato di cocaina è globalizzato, non ha senso la suddivisione per schemi tra le varie organizzazioni mafiose, il più delle volte gli investimenti provengono da più organizzazioni che vogliono acquistare maggiori quantità.

Nel traffico di cocaina ci sono i brokers che hanno contatti internazionali per la gestione dei flussi, sono dei mediatori internazionali, per loro la cocaina è come un qualsiasi altro bene di consumo”.

Pasquale Pacifico si concentra sulla dimensione catanese, emersa da numerose indagini. “Nella fase del’acquisto della droga non è infrequente che organizzazioni mafiose si mettono insieme per acquistare maggiori quantitativi a prezzi più bassi.

Per controllare le piazze di spaccio il territorio viene controllato in modo militare.

Trovo estremamente condivisibile il fatto che se noi cosiderassimo l’organizzazione mafiosa come una holding, la principale entrata è quella della cocaina. Le estorsioni non sono paragonabili, in una sera è possibile guadagnare 30mila euro con la cocaina e questo comporta un altro dato. La gestione dei canali di approvviggionamento determina in maniera inevitabile uno spostamento degli equilibri all’interno di questa città.

Una serie di indagini hanno fatto emergere il dato che i Cappello Carateddi, proprio grazie ai contatti con i Casalesi, hanno ottenuto una tale forza economica da poter tentare di sovvertire gli equilibri economici di questa città, tanto da tentare la scalata al clan Santapaola. Chi ha soldi può matenere i detenuti, acquistare armi, acquistare favori da parte dei politici.

A Catania lo spaccio di stupefacenti è diventato ammortizzatore sociale, centinaia di persone sono stipendiate per gestire le varie fasi della vendita dello stupefacente su piazza. La tragedia è che si tratta, per le organizzazioni criminali, di soggetti “usa e getta”, i livelli bassi sono composti da soggetti che se vengono arrestati, non producono alcun danno. Per ogni soggetto arrestato ce ne saranno altri 3 disposti a farlo per i 70 o 100 euro che vengono dati ogni giorno.

Ci sono così tanti soggetti disposti a spacciare, che le organizzazioni stanno abbassando i prezzi.

Quando facciamo una maxi operazione, solo il 10% dei soggetti importanti vengono arrestati. Dovremmo comprendere dove va a finire tutto questo denaro che proviene da un traffico di cocaina, un sequestro di patrimonio è una perdita che non può essere riassorbita facilmente”.

Di Rilievo anche l’intervento di Elisabetta Zito, direttrice del carcere di Piazza Lanza, Maria Randazzo, direttrice del carcere di Bicocca e Paolo Castorina, responsabile del Sert-1 Catania.

Pubblicato il

14 Giugno 2014, 12:22

Condividi sui social