26 Settembre 2014, 17:43
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ERICE (TRAPANI) – Sulla riforma dell’articolo 18 posizioni distanti fra i presidenti delle commissioni Lavoro di Camera e Senato, Cesare Damiano e Maurizio Sacconi, al workshop nazionale dei consulenti del lavoro in corso a Erice Mare. “Sull’art. 18 – ha ammesso Damiano – bisogna trovare un accordo nel Pd, ma per fare un accordo bisogna essere in due. Come minoranza abbiamo dimostrato di essere disponibili al dialogo”. Ed ecco le condizioni poste per un’apertura al premier Matteo Renzi: “Condividiamo che le tutele debbano essere universali, cioè uguali per tutti (azienda, lavoratore giovane e anziano) indipendentemente dal tipo di lavoro. Per noi va bene che gli ammortizzatori sociali siano estesi a tutti, anche a quelli che non ce li hanno. Costano 700 euro al mese per un milione di disoccupati (previsione sottostimata); dunque, servono 700 milioni al mese e 8,4 miliardi l’anno. C’è un problema di reperimento delle risorse, ma siamo fiduciosi”.
“Siamo favorevoli ad una tutela universale per la maternità nel lavoro dipendente e autonomo, ai contributi figurativi per i giovani che perdono il lavoro precario, perché abbiano garanzie previdenziali; e anche alla semplificazione contrattuale, se è un vero disboscamento di norme inutili e non altro”. “Ma se siamo tutti d’accordo sulle tutele universali e uguali per tutti – ha incalzato Damiano – vorremmo che queste tutele riguardino anche l’art. 18. Non siamo favorevoli a norme di serie A per chi è dipendente da lungo tempo e norme di serie B per i neoassunti”. Dunque, “per favorire l’obiettivo di una soluzione – ha dichiarato il presidente della commissione Lavoro della Camera – siamo pronti ad un periodo di prova di 3 anni e anche oltre, durante il quale l’art. 18 non si applica; ma, finita la prova e passati all’assunzione, si deve applicare l’art. 18”.
Damiano è poi contrario ad una modifica della riforma Fornero: “A proposito dell’art. 18 – ha spiegato – la conciliazione sta funzionando. Prima della legge Fornero c’erano 900 richieste in sei mesi, dopo sono diventate 10mila richieste in sei mesi. Quelle concluse a buon fine sono passate dal 30 al 50%. Perché, dunque, cambiare una riforma approvata appena due anni fa? Io dico queste cose da anni – ha concluso Damiano – adesso noto che la Cgil si sta avvicinando alle mie posizioni”.
Di diverso avviso il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi: “Sull’art. 18 abbiamo raggiunto un compromesso che è già stato oggetto di una trattativa. Non c’è motivo di rivederlo. Su questo argomento non decide solo il Pd, e credo che alla fine il premier Renzi saprà farsi seguire anche dalla minoranza del suo partito. Come si dice in Sicilia: ‘comu finisci si cunta’. L’unica mediazione possibile per noi del Ncd e per me come relatore del ddl delega sta nella capacità di dare più sicurezza e protezione a chi cerca lavoro. Il nuovo articolo 18 dà certezze e regole semplici. Nei decreti delegati saranno decisi i tempi e le modalità del reintegro e dell’indennizzo, in maniera che in tutto il Paese vi sia un’unica interpretazione e un’applicazione uniforme. Non è possibile che da territorio a territorio i giudici abbiano orientamenti diversi”.
Chiara la filosofia di Sacconi: “Noi privilegiamo e incoraggiamo i contratti a tempo indeterminato. Bisogna favorire la nascita di progetti condivisi fra impresa e lavoratori rendendo più conveniente il tempo indeterminato”. Entrando nel merito del ddl delega, il relatore ha poi chiarito: “Sulla necessità di superare il ricorso ai co.co.pro. io stesso ho ipotizzato nella mia relazione che ciò è possibile nel momento in cui viene meno il vantaggio contributivo. Credo invece che bisogna accettare il concetto di partita Iva come monocommittenza. Non sta al sistema, ma al ruolo dei poteri ispettivi verificare eventuali utilizzi anomali dello strumento. Semmai a livello normativo occorre tipizzare meglio le differenze tra lavoro subordinato e lavoro autonomo, proprio per evitare confusione e applicazioni errate”. Sacconi ha poi risposto ai consulenti del lavoro sui temi “caldi” quale l’apprendistato: “Le buone regole incoraggiano le imprese ad assumere. Abbiamo avuto buoni risultati dalle precedenti riforme e adesso il premier Renzi ha compreso l’importanza di completare le idee e il lavoro di Marco Biagi. Per creare lavoro non bastano gli incentivi. Serve anche un sistema di regole chiaro e semplice. Se le regole sono complesse o poco chiare, gli incentivi non funzionano. Prova ne sia l’apprendistato, ottimo strumento che non viene applicato dalle imprese perché le regole e soprattutto i criteri di controllo non sono chiari”. E ha concluso: “I consulenti del lavoro chiedono prima la semplificazione dei contratti e poi la riforma dei licenziamenti e dell’art. 18? Non c’è un prima e un dopo. Le cose stanno insieme, la delega è una e tiene. Con i consulenti del lavoro come sempre troveremo punti d’incontro”.
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26 Settembre 2014, 17:43