17 Luglio 2016, 12:08
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CATANIA – L’ennesimo incendio doloso che si è sviluppato nella riserva naturale “Oasi del Simeto” ha devastato quasi tutti gli ambienti naturali di maggiore importanza naturalistica. Non è la prima volta che un vasto incendio interessa l’area protetta ma quello di ieri è certamente il più distruttivo. L’aspetto più grave è rappresentato, oltre alla distruzione di centinaia di ettari di canneti e zone umide, dal massacro di migliaia di esseri viventi con danni enormi a popolazioni di specie di estremo interesse ai fini della conservazione. Il disastro non è solo limitato al patrimonio naturalistico siciliano; infatti, la morte di esemplari appartenenti a specie migratrici dell’avifauna costituisce una calamità di rilievo europeo o intercontinentale. Per la tutela di specie di interesse internazionale lo Stato Italiano si è impegnato a livello europeo ma tale impegno, evidentemente, non è rispettato. Va ricordato che la riserva naturale è stata individuata anche quale Zona di Protezione Speciale e Sito di Importanza Comunitaria ai sensi delle Direttive Europee “Uccelli” e “Habitat”. Appare sin troppo evidente che la Regione Siciliana, la Città Metropolitana di Catania (ente gestore della riserva) e il Comune di Catania sono incapaci di tutelare questa importantissima area protetta. In un paese civile ci attenderemmo immediati provvedimenti o le dimissioni dei responsabili della tutela e della gestione ma nel nostro contesto è invece molto probabile che questo incendio distruttivo passi inosservato. La Regione Siciliana ha istituito nel 1984 la riserva naturale ma, di fatto, non ha mai svolto il ruolo fondamentale di controllo e di indirizzo. Relativamente all’Ente gestore della riserva, Legambiente chiede da tempo la revoca dell’affidamento per inadeguatezza. Il Comune di Catania, da quasi 30 anni, è incapace di redigere il piano di utilizzo, evidentemente perché non vuole affrontare il problema dell’abusivismo edilizio, vero cancro dell’area protetta. Secondo Legambiente, la Regione Siciliana, e per essa l’Assessore regionale al Territorio e Ambiente, se volesse veramente tutelare la riserva naturale, dovrebbe: dotare la riserva di un presidio permanente di vigilanza; adottare e finanziare un piano di interventi straordinari (demolizioni, ripristino ambientale, acquisizione aree, video sorveglianza); commissariare il Comune di Catania per la redazione del Piano di utilizzo. Per tali motivi Legambiente Catania chiederà alla Regione Siciliana di indire nel più breve tempo possibile un’apposita riunione con Città Metropolitana e Comune e inviterà il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ad adottare interventi sostitutivi affinché vengano tutelati, non solo sulla carta, gli ambienti naturali per i quali lo Stato si è impegnato nei confronti dell’Unione Europea.
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17 Luglio 2016, 12:08