03 Aprile 2014, 10:17
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PALERMO – La scuola come crocevia di culture, reciproco riconoscimento, luogo capace di costruire cittadinanza e di parlare di politica in classe. Come simbolo dell’identificazione degli “italiani con un passaporto diverso” e non sinonimo di assimilazione e integrazione. Questo il leitmotiv del nuovo libro dell’assessore alla Partecipazione del Comune di Palermo, Giusto Catania, che ha presentato il volume “A lezione di antirazzismo. Elogio della scuola indisciplinata, interculturale e di frontiera”, presso la Real Fonderia, alla Cala. A discuterne con l’autore l’editore Dario Carnevale, Maria Luisa Altomonte, direttrice Usr – Sicilia, Mari D’Agostino scuola di Italiano per stranieri – Università di Palermo e Adham Darawsha presidente della Consulta delle Culture.
Un’istituzione, quella auspicata dall’autore, che si ponga come il più importante baluardo contro il razzismo, nella consapevolezza della difficoltà di una sfida simile. “Questo libro – spiega Catania – è nato durante la mia preparazione al concorso a preside. Si è sviluppato come una sorta di rifiuto per ciò che dicono i manuali, secondo i quali alla base di una buona scuola serve la disciplina”. “La scuola – continua – deve avere l’antirazzismo come tema fondamentale. L’idea è quella di un’istituzione indisciplinata, in grado di contaminare le classiche materie scolastiche. Gli studenti apprendono più da internet, la scuola deve essere in grado di trasformare la società e sfidare il futuro”.
Un vero manuale socio-politico e teorico-pedagogico, che costituisca materiale di lavoro per docenti e dirigenti, ma anche – per dirla con Catania – una sorta di giallo. “Al centro c’è un omicidio – ironizza l’assessore della giunta Orlando – quello della nostra società, una società nata da una Costituzione di cui non si salvaguardano i principi fondanti. Una società fondata solo sulla carta sul lavoro e aperta a tutti, ma i cui valori vengono messi oggi giorno in discussione”. “E chi è l’assassino? – chiede Catania – Siamo noi, operatori scolastici e politici”. A proposito di Palermo, poi, Catania tiene a precisare che si tratta di una “città come tante altre che ha scoperto la presenza di alunni stranieri. Il fatto che ci sia stato un confronto reciproco in aula ha contribuito alla crescita reciproca della città”.
A prendere parte alla presentazione anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. “Questo libro – commenta il primo cittadino – è un progetto e un lamento, rispetto alla sorte comune della scuola e della politica. Le scuole sono infatti sottovalutate e sopravvalutate. Si chiede loro di fare tutto ciò che gli altri non riescono a fare. E’ la stessa sorte della politica, che si disprezza ma a cui poi si chiede l’impossibile”. E quali sono allora le cifre precipue per combattere il razzismo? “E’ fondamentale – continua Orlando – basarsi su due principi: la considerazione che ‘la mia casa è dove sono’ e che ‘la mia identità è quella che voglio io'”.
Per Orlando, al giorno d’oggi, siamo in presenza di un razzismo occulto, non dichiarato. “Il vero razzismo – taglia corto – non fa mai riferimento alla razza e alla diversità, ma invoca principi quali l’ordine e la sicurezza, il rispetto delle radici, elementi teoricamente positivi ma che vengono usati come forme di xenofobia”. “Se la scuola – conclude Orlando – fosse davvero in grado di fare la scuola, non sarebbe necessario parlare di politica”.
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03 Aprile 2014, 10:17