28 Dicembre 2016, 14:42
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PALERMO – Sono 794 le rapine registrate in città dalla polizia nel corso del 2016, in aumento rispetto alle 702 dello scorso anno. Si tratta di uno dei dati emersi dal bilancio annuale della Questura di Palermo, guidata da Guido Longo. “E’ un reato in crescita, ma una la stragrande maggioranza dei rapinatori oggi ruba per fame, lo dimostrano i colpi messi a segno per pochi euro, durante i quali chi entra in azione non è nemmeno armato. Diminuiscono del 22 per cento i furti, da 9876 del 2015 ai 7610 del 2016. “Anche gli arresti per rapina sono aumentati – spiega Longo – perché abbiamo intensificato l’attività di controllo”. Lo scorso anno erano stati 133, nel 2016 183. In calo anche il reato di violenza sessuale, gli scippi, le truffe e le estorsioni.
Il questore si è poi soffermato sul tema dell’accoglienza dei migranti. “E’ inevitabilmente il nostro biglietto da visita. Lo facciamo e continueremo a farlo, ma dobbiamo impegnarci di più sul fronte integrazione, perché creare sacche di emarginazione e ghettizzazione significa favorire il terrorismo”. La polizia durante gli ultimi dodici mesi ha inoltre effettuato importanti blitz contro l’immigrazione clandestina: l’operazione “Glauco 3” ha condotto a trentotto provvedimenti di fermo, con cui è stata ricostruita la struttura organizzativa di un’associazione criminale e sono stati individuati ingenti flussi di denaro, provento del traffico di migranti. Sono inoltre sessanta le persone arrestate, tra scafisti e trafficanti di esseri umani.
“Le indagini – ha precisato Guido Longo – hanno permesso di intercettare le modalità utilizzate per far arrivare i migranti sul territorio nazionale, non solo via mare, ma anche tramite falsi ricongiungimenti familiari. E’ emerso che i principali indagati gestivano anche una fiorente attività di traffico internazionale di stupefacente di droga importata dall’Etiopia, inserita per la legislazione italiana tra le droghe pesanti”.
Sul fronte del terrorismo il questore aggiunge che “in parecchi casi i terroristi non sono arrivati ieri, ma sono di seconda e terza generazione nel paese in cui si trovano. Il proselitismo avviene dappertutto, non sono nelle carceri, ma soprattutto tramite il Web, difficile da controllare, come nel caso del tunisino ritenuto autore della strage di Berlino. Ci auguriamo che il prossimo anno sia migliore di questo”.
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