03 Settembre 2012, 11:35

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In occasione del trentennale dell’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente Domenico Russo, si ripercorrono gli eventi che hanno condotto al drammatico epilogo grazie alle pagine di un libro.

“A Palermo per morire. I cento giorni che condannarono il generale Dalla Chiesa”, scritto da Luciano Mirone e pubblicato nella collana RX di Castelvecchi Editore, verrà presentato questo pomeriggio a Palazzo delle Aquile, a Palermo, alle 18.30. All’evento, assieme all’autore, saranno presenti lo storico Giuseppe Casarrubea, il magistrato Antonio Ingroia, il giornalista Riccardo Orioles e il sindaco di Palermo Leoluica Orlando.

Il libro, attraverso il racconto dei cento giorni trascorsi in Sicilia come prefetto dal generale Dalla Chiesa e l’analisi del contesto politico in cui maturò il delitto, tenta di fare luce sui misteri della strage di via Isidoro Carini del 3 settembre 1982. Il processo sull’assassinio del generale, infatti, ha condannato soltanto il primo livello di Cosa nostra, l’ala militare, quella che ha commesso materialmente il crimine, senza addentrarsi su eventuali «mandanti esterni» che stanno dietro ai delitti eccellenti di quegli anni.

Attraverso gli atti processuali e testimonianze inedite si delineano i probabili moventi sull’uccisione di Carlo Alberto dalla Chiesa che venne spedito a Palermo per contrastare la mafia senza avere i poteri necessari. Nel libro il giornalista e storico Luciano Mirone, direttore del mensile “L’informazione”, mette insieme i pezzi di un complesso mosaico che dal cuore della Sicilia porta nelle segrete stanze del potere italiano. Un unico «filo nero» che si dipana dagli anni Settanta alla stagione delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, e che vede coinvolte costantemente le stesse entità: mafia, politica, alta finanza, servizi segreti deviati e massoneria. Nella ricostruzione molti elementi apparentemente distanti trovano una logica, che ha come punto di convergenza proprio la morte di Carlo Alberto dalla Chiesa. Dai rapporti intercorsi tra Giulio Andreotti e i politici siciliani collusi con Cosa nostra, alla scomparsa di Mino Pecorelli e la figura di Licio Gelli.

Il testo si avvale delle interviste che l’autore ha realizzato con Nando dalla Chiesa, Francesco Accordino, Giuseppe Ayala, Gian Carlo Caselli, Alfredo Galasso, Riccardo Orioles, Umberto Santino e tante altre autorevoli personalità del mondo della politica, della magistratura, del giornalismo, le quali, oltre a ricordare la figura dell’ufficiale, tirano le fila sui motivi che portarono alla sua  eliminazione.

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03 Settembre 2012, 11:35

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