Agguato a San Giovanni La Punta| Messina: “Giovani rifiutino la mafia”

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17 Gennaio 2015, 06:28

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SAN GIOVANNI LA PUNTA – “Più che un rischio escalation, temiamo un conflitto tra famiglie mafiose. Erano 15 anni che non assistevamo a fatti simili. Questa non è la città che volevamo. Speriamo che sia semplicemente un fatto sporadico e che le nuove generazioni rifiutino in toto la mafia”. Prima di parlare della sua esperienza amministrativa alla guida di San Giovanni La Punta, il sindaco Andrea Barbaro Messina commenta i fatti di sangue avvenuti giovedì in pieno centro cittadino. Il ferimento dell’ex reggente dei Laudani, Francesco Pistone, potrebbe aprire scenari di violenza sulle strade puntesi.

Insomma, la stagione al governo di Messina è prossima alla conclusione. Quasi dieci anni filati e due mandati pieni. Quello di San Giovanni la Punta è un caso politico da manuale. Quando l’Italia si divide esattamente in due blocchi, alla falde dell’Etna, c’era chi metteva assieme allo stesso tavolo centrodestra e sinistra. Poi arrivò Pedara e di lì tutto il resto. Un modello, manco a dirlo, che da Monti in poi a Roma è divenuto una costante. E che allo stesso tempo piaceva anche all’allora presidente della Regione Raffaele Lombardo. “Un’amministrazione bipartisan, sì” spiega il sindaco a LiveSicilia. “La nostra direzione è stata più civica che politica, anche con i partiti dentro, soprattutto nella seconda elezione. Noi abbiamo capito che alla gente non interessava un contesto di parte, ma un gruppo onesto che riuscisse a governare questo paese. La nostra ricetta era prendere quanto di buono ci fosse sia negli schieramenti ma anche nella società civile e da lì ripartire. E ci siamo riusciti”. Messina parla da uomo di centro che ragiona in ottica centrista, anche se oggi dichiara di non avere alcun tessera. Non fosse altro che al momento non ne ha proprio bisogno.

E da domani?

“Il cosa fare da grande non lo vivo come un problema. Al momento, non ci sono altre tornate elettorali. L’unica mia ambizione è semmai che l’attuale progetto amministrativo possa continuare, non disperdendo ciò che abbiamo fatto in questi anni”.

Ci faccia capire, si augura che il prossimo sindaco esca dall’attuale maggioranza?

“Mettiamola così. Siamo sopravvissuti per nove anni e mezzo. Non penso che si disperda tutto proprio negli ultimi cinque mesi. Ovviamente, il rischio che qualcuno possa fare qualche fuga in avanti c’è. Alcuni hanno poi delle legittime aspettative a candidarsi”.

Chi?

“Non è questione di nomi. Credo che ha un senso se si va tutti assieme. Se ci si divide in tre o quattro gruppetti non ci sarà ovviamente il continuum del progetto e a me non quindi interesserà più”.

Farà mancare il suo appoggio?

“In quel caso, lo ripeto, io non ci sarò più. Ma non voglio essere né presuntuoso né arrogante, al momento la coalizione è compatta”.

Veniamo ai fatti. Avete preso un comune sciolto per Mafia e più volte commissariato. Cosa è cambiato?

“Tantissimi aspetti. Negli anni c’era stata poca programmazione e tanti debiti. La gente era scettica che si potesse ricostruire l’immagine del territorio, del Comune e ripartire. All’inizio per noi è stato difficile, anche perché le risorse erano esigue. Ma ci siamo riusciti”.

Un forte rilancio è passato anche dalla zona commerciale, giusto?

“Guardi, era un programmazione precedente la mia elezione. Siamo stati noi a inaugurarla, ma quando siamo entrati i cantieri erano già aperti. Certo, in questi ultimi anni di grande crisi economica, la sua presenza ci ha aiutato a superare diverse difficoltà”.

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E con la crisi di Aligrup?

“Spesse volte ho partecipato alle iniziative dei lavoratori. Ho dato loro un sostegno, più morale che pratico. Diciamolo, il sindaco di una amministrazione locale non ha tantissime possibilità, anzi il suo impegno è assolutamente relativo. Però non potevo sottrarmi dal solidarizzare, il 70-80% dei lavoratori era proprio di San Giovanni la Punta. Oggi, alcuni punti vendita sono stati rilevati da altri gruppi e continuano la loro attività”.

Come ha vissuto il dramma della famiglia Russo e l’uccisione della giovane Laura?

“Al momento mi trovavo fuori sede e  l’ho vissuta con distanza. È stato un fatto che ci ha sconcertati tutti, ci ha feriti e lasciato perplessi. Sono casi che non trovano spiegazioni razionali. Penso anche alla vicende attuale del piccolo Loris. In queste situazioni, noi sindaci diventiamo dei cittadini come gli altri, che cercano di dare una mano come possono. Magari stando vicino ai familiari. Marika e la mamma le ho ricevute più volte. Penso però che queste siano ferite che in una città non si rimargineranno mai”.

Parlando sempre di violenza. La zona commerciale è divenuta terreno fertile per i bulli. Tutto ciò stona il luogo. Come la vedete?

“Stiamo monitorando il tutto. Soprattutto il venerdì e il sabato con la Polizia Municipale. Lì ci sono ragazzi da tutta la provincia. Sono pochi i puntesi, lo abbiamo visto anche dalle identificazioni effettuate dalle forze dell’ordine. Mettiamola così, quello che un giorno accadeva in via Etnea o piazza Teatro Massimo, oggi avviene da noi, appunto perché quel pubblico, diciamo, si è spostato”.

Tornando all’Ente, qual è la situazione finanziaria che lascia?

“Per fortuna, anche grazie alla cautela dei nostri tecnici contabili, sopravviviamo. Abbiamo sempre approvato bilanci con la massima lungimiranza. Abbia ragionato sempre su entrate certe e non ci siamo mai impegnati con spese dove non eravamo sicuri. Insomma, i nostri bilanci sono sani”.

E se dicessi Corte dei Conti?

“Una quindicina di giorni fa siamo stati chiamati da loro. Ci chiamano ormai ogni anno, ciò a seguito dei continui cambi di normativa. Purtroppo, abbiamo delle antiche e annose vicende che riguardano gli espropri. Tuttavia, il dl 35 ci ha dato sicuramente una mano, aderendo a un fondo il cui prestito lo spalmeremo in trent’anni”.

Un tempo lunghissimo…

“Noi però possiamo dirci soddisfatti, anche alla luce di quello succede negli altri comuni”.

 

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17 Gennaio 2015, 06:28

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