A scuola di rispetto: c’è il Pbis | “Vinciamo la dispersione scolastica”

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14 Gennaio 2020, 14:55

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PALERMO – “Responsabilità”, “rispetto per se stessi e per gli altri”, “rispetto dell’ambiente e sicurezza”: basta un giro nell’istituto comprensivo statale Silvio Boccone per trovare questi valori scritti praticamente ovunque. Sono i primi segni tangibili del Pbis (Positive behaviour intervention and support), modello cardine di un progetto cofinanziato dal programma Erasmus+ dell’Unione Europea che vede la scuola di via del Vespro come prima aderente in Italia. Il modello comprende una serie di strategie di selezione e adozione di pratiche condivise, volte a creare un ambiente scolastico positivo e ridurre i comportamenti problematici degli alunni.

Oggi l’iniziativa è stata presentata con un evento pubblico nell’istituto, al quale fra gli altri hanno partecipato Rosanna Cucchiara, il dirigente scolastico, Sun Lin Goei, docente all’università di Amsterdam e presidente del Pbis Europe Network, alcuni insegnanti della scuola, il giornalista Luigi Perollo, l’assessore alla Scuola del Comune di Palermo Giovanna Marano, e l’assessore regionale all’Istruzione Roberto Lagalla.

Proprio Lagalla inquadra il progetto in un’ottica di “potenziamento delle azioni di orientamento nel passaggio fra il primo ciclo della scuola secondaria e la secondaria superiore, dove si ha la maggior dispersione scolastica. Favorire quel percorso – continua – significa agire anche sulla motivazione dei ragazzi, figlia dell’indispensabile motivazione dei docenti. È chiaro che generi entusiasmo chi cerca di condividere e proporre un progetto, e qui c’è un progetto”.

Messo a punto negli Stati Uniti, il Pbis in ambito scolastico fa leva sulla prevenzione di comportamenti negativi raccogliendo prove e dati certi su tre livelli diversi, via via più settoriali: interventi universali per tutti gli studenti, gruppi di intervento mirati e infine interventi intensivi individuali. Un punto fermo del progetto è proprio la sua scientificità: “Il Pbis può promuovere l’uguaglianza basandosi su dati e metodi rigorosi – afferma la dottoressa Sun Lin Goei –. Il rispetto parte da chiare aspettative positive di base, come il lavoro di squadra o l’attenzione all’interlocutore mentre questo parla. Non possiamo costringere gli alunni a imparare, ma possiamo creare ambienti positivi affinché ciò avvenga, implementando consistenza e costanza. Nel Pbis i risultati si ottengono combinando sistemi, per esempio di valori o di aspettative comportamentali, a dati e pratiche di insegnamento. Per questo alla Boccone i valori e le aspettative potete vederli ovunque”.

Il progetto in atto alla Boccone rafforza le basi educative già applicate nelle scuole di tutta Italia avvalendosi di un nuovo metodo. La preside Cucchiara racconta come si è presentata l’opportunità di prendervi parte, unendosi agli istituti di altri 13 paesi europei: i punti di partenza sono stati “un approccio all’ascolto e una didattica personalizzata. Poi la vita è anche fatta di incontri, e io ho incontrato la dottoressa Antonella Chifari del Cnr che mi ha introdotta al Pbis. Un approccio positivo alla didattica è fondamentale nel segmento della scuola media – afferma Cucchiara –, dove a differenza della scuola primaria non sono così frequenti i messaggi positivi, dove spesso agli alunni si nega qualcosa, dov’è più facile dire ‘non correre’ piuttosto che ‘cammina lentamente’”.

L’iniziativa coinvolge l’intera comunità scolastica della Boccone, che ha scelto i valori comuni su cui agire; al personale dell’istituto il compito di monitorare non solo la risposta degli alunni ma anche il proprio stesso lavoro. “Dopo le fasi preliminari, stiamo entrando nel vivo – spiega Cucchiara –. In consiglio di classe si individuerà il comportamento più importante da seguire per ogni alunno, e ci sarà un osservatore per classe che annoterà i risultati così da correggerlo. Questo comporterà un lavoro di squadra e una inevitabile condivisione del progetto. Fondamentale anche lo sviluppo, da parte del Cnr, di un’app che immagazzina i dati e fornisce una sorta di ‘cartella clinica’ dell’alunno. Il prossimo passo sarà formare e informare in ambito Pbis anche i genitori”.

“Sarebbe offensivo far passare il messaggio che solo alla Boccone si insegna il rispetto, cosa che ovviamente viene fatta in ogni scuola – precisa il dirigente scolastico –. Qui al momento i valori aggiunti sono il contatto col mondo della ricerca, grazie al Cnr, e la dimensione europea che ci dà l’opportunità di riflettere partendo dalle varie differenze fra sistemi scolastici di ogni paese. Per esempio le scuole italiane sono inclusive e non speciali, per cui capire come il Pbis si adatta agli alunni disabili è già una prima sfida e non è l’unica. Insomma – conclude – in questo momento la nostra scuola rispetto alle altre ha in più soltanto l’opportunità del confronto, ma stiamo già condividendo con altre scuole le informazioni che abbiamo raccolto. Se le buone pratiche funzionano, copiamole e adottiamole”.

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14 Gennaio 2020, 14:55

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