"Abbiamo diritto a un tetto" | Presidio all'hotel Patria - Live Sicilia

“Abbiamo diritto a un tetto” | Presidio all’hotel Patria

La decisione degli idonei a un posto letto non assegnatari.

STUDENTI IN PROTESTA
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PALERMO – La storia si ripete: centinaia di studenti risultano idonei ai posti letto messi a disposizione dall’Ente regionale per il diritto allo studio universitario, ma le sistemazioni realmente accessibili non sono sufficienti per tutti. Così i mancati assegnatari vivono da eterni pendolari, rivendicano un diritto allo studio che a loro dire non è garantito e trascorrono notti in tenda per l’assenza di una sistemazione. Quella sistemazione, seppur non per tutti, sarebbe l’ex hotel Patria in via Alloro. Che però, nonostante i lavori per adibirla a studentato siano ormai in stato avanzato, rimane chiuso per intoppi burocratici. Oggi circa cinquanta studenti hanno deciso di istituire un presidio permanente nell’edificio, che inizialmente aveva aperto i battenti per un sopralluogo del deputato alla Camera Erasmo Palazzotto (Liberi e uguali). Insieme a lui il Comitato spontaneo di mobilità studentesca, nato circa un mese fa, e il professor Giovanni Scala, delegato del Rettore dell’Università degli studi di Palermo.

“Faremo presidio permanente in attesa che vengano a trovarci le istituzioni per darci risposte concrete, in primis il presidente della regione Nello Musumeci e l’assessore all’Istruzione Roberto Lagalla”. Queste le parole dei fondatori del comitato, Claudio Rallo e Youssef Amraoui. “È una delle prime mosse di questo comitato, nato il 25 ottobre, per ribadire ancora una volta il nostro diritto allo studio e far riaprire una residenza universitaria che avrebbe tutte le carte in regola per essere vissuta dagli studenti. Invece ci tocca affrontare viaggi interminabili sui mezzi pubblici, spese folli e mille altri disagi. Una storia che va avanti da anni e della quale sono al corrente tutte le istituzioni competenti. Nel frattempo – concludono – gli studenti coinvolti sono diventati centinaia”.

FOTO – IL SOPRALLUOGO ALL’EX HOTEL PATRIA E LO STATO DEI LAVORI

Secondo Rallo ottenere i circa ottanta posti letto del Patria “non sarebbe l’obbiettivo finale, che per noi rimane il 100 per cento di posti per gli idonei, ma dato che al momento siamo intorno al 50 per cento sarebbe comunque un traguardo”. Per diversi giorni alcuni studenti hanno dormito in tenda, fra protesta e necessità. Tra loro anche Amraoui: “Serve una pianificazione tale da portare la dotazione dei posti letto a un numero adeguato – dice rivolgendosi alla politica –. Noi non siamo più disposti a tollerare l’inerzia: se esiste un tetto, noi andiamo a vivere sotto quel tetto”. Gli fa eco Rallo: “Io vengo da Marsala ed ero già pronto a tornarci perché non avevo un posto dove stare, avevo anche contattato il mio datore di lavoro per dirgli che avrei lasciato. Insomma, probabilmente avrei perso tutto. Poi però ho discusso con Youssef e da quel confronto è nato il comitato”.

L’obbiettivo è unire gli intenti di oltre cinquecento studenti, risultati idonei a un posto letto ma non assegnatari. Come Adriana Gaia Fascella: “Questa settimana tornerò nel mio paese, Castronovo di Sicilia, e ho la valigia pronta sul letto – ammette – perché non so se rimarrò lì definitivamente. I posti disponibili sono così pochi che per bloccare una graduatoria basta che una sola persona piazzata meglio di te accetti il posto letto. Fa rabbia sapere che c’è un edificio pronto ma dobbiamo cercare un’alternativa – continua –. C’è chi piange perché si ritrova a dover rimediare un subaffitto, quindi nel precariato e in nero: una sconfitta enorme. La politica risponde che anche in mancanza dei posti letto quel che conta sono i soldi, ma anche in quel caso attualmente non abbiamo contezza di quanto verranno rimpinguati i fondi e al momento stiamo solo anticipando spese di affitto e sopravvivenza”.

La situazione dell’hotel Patria è intricata e coinvolge diversi attori, pubblici e privati: “Basti pensare – spiegano alcuni studenti – che nel marzo 2008 l’Ersu ha preso provvisoriamente in consegna dall’università l’immobile di via Alloro, in attesa dei collaudi tecnico amministrativi e delle opere che ne consentissero l’abitazione e l’utilizzo come residenza universitaria”. Il professor Scala fornisce ulteriori dettagli: “L’università detiene praticamente il 70 per cento dell’immobile, ma il contesto è comunque quello di un condominio. Allo stato dell’arte ci sono due problemi principali: la messa in sicurezza della struttura, e il conseguente certificato di vulnerabilità sismica dell’edificio. La prima questione è che i lavori di messa in sicurezza sono stati effettuati e il Comune ha fatto sapere di aver inviato una liberatoria, ma questo atto non ci è ancora pervenuto; quanto al certificato successivo, potrà essere richiesto solo dal condominio quindi sarà necessaria l’approvazione in assemblea”.

“Sono convinto che il Comune, l’università e la Regione, garante del diritto allo studio, possano trovare gli strumenti per risolvere il problema meglio che aspettando anni per un’assemblea di condominio”, è la replica di Palazzotto. “Adesso il tema è politico e penso ci siano degli strumenti per trattarlo, che non competono all’università ma alla Regione e al governo. Oggi siamo venuti a dimostrare che in realtà quello che manca è la volontà politica di affrontare i problemi, per cui – conclude – pretendiamo che le istituzioni regionali e universitarie convochino immediatamente un tavolo per affrontare l’emergenza del diritto allo studio”.

Sul finire del sopralluogo entra nel cortile dell’edificio Luigi Cocuzza, ex insegnante, che afferma di essere l’unico condomino con residenza e domicilio presso l’ex hotel. “Il periodo più bello qui dentro? Per me è stato quello dell’occupazione – ricorda, riferendosi a una iniziativa del 2012 –. Qui ci vivo solo io, il resto dei condomini usa questa struttura per posti auto o depositi, perciò quando gli studenti se ne sono andati mi hanno lasciato un vuoto. Quello che molti non capiscono è che ogni giorno che questo posto rimane chiuso si spreca denaro pubblico, e la colpa non è di questi ragazzi, che certamente non hanno scelto come, dove e quando nascere”.

“Negare il diritto allo studio a migliaia di studenti siciliani è un atto criminale, con conseguenze devastanti per l’Isola – commenta Claudio Fava, deputato regionale e presidente della commissione regionale antimafia –. I fondi disponibili non bastano a garantire il pagamento delle borse di studio a oltre la metà degli aventi diritto, i posti letto coprono appena un terzo delle richieste. Una situazione inaccettabile. Per questo chiediamo che già nella prossima legge di stabilità regionale siano stanziate adeguate risorse, almeno 10 milioni di euro, per garantire realmente il diritto allo studio in Sicilia. Un investimento indispensabile per la nostra Regione”.


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