23 Gennaio 2015, 18:00
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PALERMO – Assolta. Si è introdotta nel sistema informatico della Procura della Repubblica per apprendere notizie su indagini in corso, ma non ha commesso alcun reato. Perché reato non poteva essere commesso. Rosalinda Saitta, cancelliere della Procura palermitana, esce pulita dal processo. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a due anni e 4 mesi, ma in Tribunale ha avuto la meglio la tesi difensiva sostenuta dagli avvocati Enrico Sanseverino e Nino Zanghì.
I legali hanno richiamato un principio sancito dalla Cassazione: vanno differenziati i comportamenti censurabili dal punto di vista disciplinare da quelli penalmente rilevanti. Il discrimine è l’esistenza o meno di ordini di servizio e prescrizioni che regolino e vietino l’accesso al sistema informatico. Ebbene, nel caso specifico non esisteva prescrizione alcuna che vietasse alla Saitta di controllare i dati.
Da qui l’assoluzione con la formula per non avere commesso il fatto. Resta in piedi la questione disciplinare. Per valutare la posizione della Saitta è stato aperto un procedimento, sospeso nell’attesa di conoscere l’esito del processo penale.
Il dibattimento era una costola di quello sul cosiddetto “sistema Castorina”. Medici e imprenditori della sanità in combutta, secondo l’accusa, per assegnare ad aziende “amiche” importanti forniture all’ospedale Civico di Palermo. Per mesi l’identità della Saitta era stata celata con un nome in codice. La donna allora lavorava al Registro generale. I magistrati si accorsero che accedeva al sistema informatico con la sua password. Circostanza per altro da lei stessa ammessa. Secondo l’accusa, l’avrebbe fatto per apprendere dell’esistenza o meno di un’inchiesta a carico di un parente.
Nel troncone principale del processo in primo grado sono stati condannati Mario Re, primario della Rianimazione del Civico, Giustino Strano, ex responsabile della camera iperbarica dell’ospedale palermitano, Anna Claudia Leonardi (amministratrice della Emolife), Adriano Cipriani (vice di Carlo Marcelletti alla divisione di Cardiochirurgia pediatrica al Civico), Salvatore Colletto e Maria Rosa Caci, accusati, a vario titolo, di turbativa d’asta, peculato, truffa e falso. Nel corso delle indagini c’è stato il drammatico epilogo del suicidio di Marcelletti, primario di Cardiochirurgia pediatrica.
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23 Gennaio 2015, 18:00