La security blocca Accorinti | Quando l’abito fa il monaco

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23 Maggio 2014, 15:41

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PALERMO – “Sotto sotto c’è un certo pregiudizio”. Renato Accorinti lo sussurra appena nell’affollata aula bunker dell’Ucciardone, dove anche lui è arrivato per commemorare i caduti della strage di Capaci. Il sindaco di Messina non è uomo che alimenta le polemiche. Le spegne. Per capirlo basta leggere il suo biglietto da visita con la scritta Essere pace, qui e ora o la frase Free Tibet stampata sulla maglietta con cui Accorinti esprime solidarietà al movimento – non violento – che protesta contro l’occupazione del Tibet.

Insomma, niente giacca e cravatta. Forse è per questo che fatica a trovare un posto a sedere tra i rappresentanti delle Istituzioni. Prova a farsi largo al centro dell’aula che ospitò il maxi processo. Gli uomini della sicurezza lo bloccano. Si sposta sulla sinistra e ci prova una seconda volta. Passano in tanti. E i tanti, per lo più, hanno la divisa d’ordinanza. Qualcuno difetta di cravatta, ma la giacca c’è. La storia non cambia. Accorinti non passa. Gli chiedono pure se sia accreditato. E lui, pacificamente, risponde “sono il sindaco di Messina”. Mica un rivoluzionario. Niente da fare. Porta la fascia tricolore, ma il verde-bianco-rosso si stinge per colpa di T-shirt, jeans, scarpe e da tennis e zainetto sulle spalle.

Fin quando qualcuno, tra le autorità, fa un cenno con la mano. Lo saluta. Lo invita ad avvicinarsi. A prendere posto. È un sindaco conosciuto, si chiama Leoluca Orlando e porta pure la divisa di ordinanza. Se non fosse intervenuto lui, il collega messinese probabilmente non sarebbe passato. Non avrebbe trovato posto a sedere, non sarebbe riuscito a consegnare il suo biglietto da visita – era forse questo il suo vero obiettivo – al ministero della Giustizia, Andrea Orlando, e a quello dell’Istruzione, Stefania Giannini. Vorrebbe parlare con quest’ultima di scuola. Lui che prima di essere sindaco fa l’insegnante di Educazione fisica.

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“Ci sono abituato, sotto sotto c’è un pregiudizio. Mi succede spesso, ma non è un problema”, dice smorzando ogni polemica, mentre passa Giovanni Floris. Accorinti si presenta al giornalista della Rai, che risponde compiaciuto: “Ah, il sindaco più famoso d’Italia”. Se lo dice Floris. Fine della cerimonia, Accorinti si alza e va via. In cuore coltiva una speranza. Che il ministro dell’Istruzione magari gli scriva una e mail per parlare di scuola e la spedisca all’indirizzo nonviolento@…. . Esiste davvero. Non è un’invenzione.

 

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23 Maggio 2014, 15:41

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