Accorpare i piccoli comuni? |La protesta dei sindaci

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22 Febbraio 2016, 16:42

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PALERMO – Sarebbero 205 i piccoli Comuni siciliani a rischiare la soppressione se dovesse passare una proposta di legge presentata in Parlamento che impone la soppressione delle città che non raggiungono la soglia dei 5 mila abitanti. La proposta di legge nazionale, sottoscritta da 19 parlamentari, prevede, infatti, la soppressione e la conseguente fusione dei comuni italiani che non raggiungono la soglia minima fissata in 5 mila abitanti. Il provvedimento di riforma “consentirà – si legge nella proposta normativa – una dimensione ottimale per il cittadino perché, da un lato, favorisce il mantenimento di una dimensione a misura d’uomo, di un ambiente nel quale ci si conosce e dove è anche bello vivere e, dall’altro, coniuga questo aspetto con la capacità dell’ente comunale di offrire buoni servizi, realizzando economie di scala che consentono l’ottimizzazione delle risorse”. Lo strumento con cui si avvierà la soppressione dei comuni, stando alla proposta di legge sottoscritta l’11 novembre 2015 a Roma, è la fusione dei comuni. Infatti, si legge nel provvedimento: “la fusione dei comuni è lo strumento più idoneo per superare l’attuale frammentarietà dei comuni italiani, in quanto, comporta la costituzione di un unico ente, nel quale sono aggregate tutte le risorse umane, strumentali e finanziarie, al fine di ottenere non solo l’ottimizzazione dei servizi esistenti, ma anche talvolta il loro ampliamento”. Quindi, tutte le città italiane che non raggiugeranno la soglia minima stabilita dalla nuova riforma dovranno “fondersi” con i comuni vicini e fino a raggiungere almeno i 5 mila abitanti.

Ma la proposta di legge nazionale che deciderà sul futuro dei “piccoli” comuni crea non pochi malumori tra i rappresentanti delle città siciliane coinvolte. Tra i sindaci sul piede di guerra, Giuseppe Lo Verde, primo cittadino del comune di Polizzi Generosa: “Abbiamo aderito alla proposta lanciata dall’associazione nazionale piccoli comuni (Anpci, ndr) perché non si può abrogare per legge la storia, le tradizioni e l’identità di intere comunità. Ritengo per questo che la fusione fra i comuni vicini sia un completo fallimento”. Ed aggiunge: “Nelle nostre comunità abbiamo già sperimentato l’accorpamento dei comuni tramite i Gal, i patti territoriali e le agenzie di sviluppo locale come Sosvima, ma i risultati non sono stati ottimali, proprio per le difficolta e l’unicità di ciascuna realtà municipale, e per questo – ha concluso – riteniamo la proposta di legge nazionale illogica e che creerà maggiori difficoltà per le popolazioni coinvolte, rispetto agli annunciati benefici”. Dello stesso avviso anche il sindaco di Bompietro, Luciano Di Gangi, che non risparmia critiche nei confronti dei parlamentari nazionali firmatari della proposta di legge: “Questa riforma è senza alcuna logica, fatta da persone sconsiderate che non conoscono le realtà dei piccoli comuni. Infatti, con questa riforma si vuole smantellare l’unico organismo che è in grado di gestire e controllare il territorio”. Ed aggiunge: “Delegittimando i sindaci si vuole così disgregare il territorio, proprio per questo – ha concluso Di Gangi – intendiamo avviare contestazioni in tutti le città siciliane coinvolte, a partire dal prossimo incontro pubblico che è fissato per il 10 marzo nel comune di Castellana Sicula”.

 

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22 Febbraio 2016, 16:42

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