24 Novembre 2009, 10:44
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Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dietro le stragi mafiose del 1993.
Alle dichiarazioni dei pentiti Gaspare Spatuzza e Salvatore Grigoli si aggiungono le accuse di un altro componente del gruppo di fuoco della famiglia mafiosa di Brancaccio, quartiere industriale di Palermo.
Si tratta di Pietro Romeo, condannato per la strage di Firenze e diventato poi collaboratore di giustizia. Le sue dichiarazioni sono contenute nelle carte inviate dalla procura di Firenze a Palermo e depositate al processo d’Appello contro il senatore Marcello Dell’Utri, condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Romeo era già stato sentito dai pm fiorentini nel 1996 e in quell’occasione venne aperto un fascicolo su Berlusconi e Dell’Utri, indagine che poi non aveva portato frutti ed era finita archiviata. Un’inchiesta che ora potrebbe essere riaperta.
“Ricordo che Spatuzza rispose a Giuliano (altro componente del gruppo, ndr) che il politico era Berlusconi. Non si trattava di una battuta. Stavamo parlando di armi in quel momento e di altri argomenti seri. Giuliano chiese se il politico dietro alle stragi fosse Andreotti o Berlusconi e Spatuzza rispose ‘Berlusconi’.La motivazione stragista di Cosa nostra era qualla di far togliere il 41-bis. Non ho mai saputo quali motivazioni ci fossero nella parte politica. Noi eravamo esecutori”.
Romeo si dice certo che questa fosse la strategia e che c’era un politico di Milano che aveva detto a Giuseppe Graviano di continuare a mettere bombe.
“Giuseppe Graviano aveva fatto questi discorsi – racconta Romeo citando le informazioni che circolavano nella cosca – che si doveva fare attentati con bombe perché lo aveva detto un politico di farle. Il politico diceva di fare questi attentati a cose di valore storico artistico (…) era Giuseppe Graviano che andava a trovare il politico con il quale aveva contatti”.
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24 Novembre 2009, 10:44