08 Giugno 2013, 15:35
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CATANIA – Appena una settimana fa il Codacons aveva chiesto in modo esplicito e diretto ai vari candidati di “non forzare la mano” e di far svolgere questa tornata elettorale nella piena espressione democratica del diritto dovere quale è il voto. Appello inascoltato, almeno così sarebbe se la vicenda denunciata dall’associazione dei consumatori dovesse risultare vera. L’invito del Codacons era quello di denunciare qualsiasi comportamento “coericitivo” o di pressione per portare vuoti al suo nome o alla sua lista, e la segnalazione è arrivata da Aci Sant’Antonio, e da questo è partito un esposto depositato oggi alla procura di Catania da parte dell’avvocato Carmelo Sardella. “Nei giorni scorsi un elettore del Comune di Aci S. Antonio (CT), – si legge nel comunicato diffuso dall’associazione – ha raccontato di essere stato avvicinato insieme ai suoi familiari da un candidato di una lista civica al Consiglio Comunale e di avere ricevuto l’offerta di denaro in contanti ( € 25,00 per ogni voto) in cambio della promessa di voto alle prossime Elezioni Amministrative. L’offerta di denaro veniva rivolta ai quattro membri del nucleo familiare, ai quali veniva richiesta l’esatta indicazione del seggio elettorale presso cui avrebbero esercitato il diritto di voto. Si accennava , inoltre, all’intervento di un Consigliere Comunale e ad una non meglio specificata ‘sicurezza’.”
Alle 9.30 di questa mattina l’avvocato penalista Carmelo Sardella dell’Ufficio legale provinciale del Codacons si è recato al Palazzo di Giustizia di Piazza Verga e ha depositato un esposto denuncia alla Procura della Repubblica di Catania. Si contesta la violazione “dell’ art . 416 ter C.P. relativo allo scambio elettorale politico-mafioso e l’art. 86 del D.P.R. 16 maggio 1960, n. 570 voto di scambio. Il primo capo di reato stabilisce – spiega l’avvocato Sardella attraverso la nota – che la pena indicata dal primo comma dell’art. 416-bis si applica anche a chi ottiene la promessa di voti prevista dal terzo comma del medesimo articolo 416-bis in cambio della erogazione di denaro. Il secondo, quello relativo al voto di scambio, sottolinea che “Chiunque, per ottenere, a proprio od altrui vantaggio, la firma per una dichiarazione di presentazione di candidatura, il voto elettorale o l’astensione, dà, offre o promette qualunque utilità ad uno o più elettori, o, per accordo con essi, ad altre persone, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da lire 600.000 a lire 4.000.000 anche quando l’utilità promessa sia stata dissimulata sotto il titolo di indennità pecuniaria data all’elettore per spese di viaggio o di soggiorno o di pagamento di cibi e bevande o rimunerazione sotto pretesto di spese o servizi elettorali. La stessa pena – conclude il legale del Codacons – si applica all’elettore che, per dare o negare la firma o il voto, ha accettato offerte o promesse o ha ricevuto denaro o altra utilità.”
A questo punto l’associazione chiede alla magistratura di verificare che quanto sia stato segnalato corrispondi alla verità. E se la violazione fosse accertata si chiede di prendere duri provvedimenti nei confronti dei responsabili. Il silenzio elettorale di oggi, insomma, è stato riempito di una pesante denuncia. Ora il compito passa agli inquirenti. Ancora una volta il voto in Sicilia viene macchiato dal sospetto del voto di scambio, anche se si tratta di sole ipotesi e di ombre, questo non fa bene alla politica, e soprattutto fa scricchiolare ancor di più quel legame ormai labile di fiducia tra i cittadini e le istituzioni. E così a vincere ancora potrebbe essere l’astensionismo.
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08 Giugno 2013, 15:35