04 Aprile 2015, 06:03
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ACIREALE – In ordine cronologico, c’è prima l’incendio alla macchina del sindaco di Acireale Roberto Barbagallo dello scorso febbraio. Un episodio che a tutta prima si sperava potesse rimanesse isolato. E invece no. In pieno Venerdì Santo, ovvero ieri, arriva un duplice segnale chiamato a inquietare chiunque, e non solo i diretti interessati: la bomba carta scagliata contro l’auto della moglie del primo cittadino e il ritrovamento della testa mozzata di un capretto, con una pallottola incastonata nel cranio, appesa alla cancellata del deputato Ars Nicola D’Agostino. E non può non scattare la riprovazione politica e civile. Ma anche il tentativo di individuare dei nessi che possano spiegare ed esorcizzare degli atti ritenuti all’unanimità come infami.
Sullo sfondo c’è una città che meno di un anno fa ha cambiato totalmente pagina rispetto alla guida decennale di Nino Garozzo in partnership con il centrodestra a trazione Basilio Catanoso. La mission di Barbagallo era e resta quella di trascinare un territorio via dalle maglie della stagnazione sia economica che sociale, rimescolando quindi gli equilibri in campo e le aree d’interesse.
Una scommessa che gli elettori hanno accettato ad ampia maggioranza, nel tentativo di dare un calcio alle incertezze della crisi. Un processo rimasto intatto anche dopo le calamità di novembre e i tre milioni di euro stanziati dall’Ars per ripartire.
Intanto c’è la questione politica. Ed è proprio nella città dei cento campanili che parte e si ferma l’opa di Nicola D’Agostino al Partito democratico. L’alt, per lui, arriva da un altro acese doc, il segretario regionale Fausto Raciti. Che ad oggi, nonostante la solidarietà immediata, non gli ha ancora perdonato la marcia in solitario al di fuori del centrosinistra e in aperta sfida al dem Sebi Leonardi.
Il presente ci dice pure che Barbagallo un suo primo bilancio lo ha già presentato a dicembre. Ma sei mesi sono oggettivamente fin troppo pochi per decifrare la portata di un’azione amministrativa e delimitare la mappa degli scontenti. Il banco di prova decisivo sarà la revisione del Piano regolatore generale. Uno strumento urbanistico destinato, come è naturale che sia, a muovere gli assetti e i bilanci di un’intera classe imprenditoriale. Tuttavia, prima di arrivare in Consiglio comunale il Prg sarà affidato al vaglio degli esperti dell’Università di Catania. Il segnale? Non c’è spazio per le sanatorie. In cantiere c’è poi l’avvio del procedimento per la redazione del piano di utilizzo della Riserva della Timpa con la costituzione di un gruppo di lavoro composto da tecnici esperti in botanica, zoologia, geologia, vulcanologia, ingegneria, agronomia, storia, cartografia. Uno strumento, anche qui, chiamato a creare una discontinuità. Il messaggio che vuole mandare Barbagallo è “mai più cemento” sopra uno dei patrimoni naturali della città. Difficile non immaginare che qualcuno non stia facendo gli scongiuri.
E pur si muove, l’economia. A Capo Mulini sicuramente. Con la nascita dell’Hilton Hotel ci saranno almeno 700 nuovi occupati. L’amministratore delegato dell’Item si è già espresso per dare “priorità alla manodopera locale”. Ipotesi che piace, e non poco, alla politica acese. A gestire i lavori c’è la Kinexia, il cui amministratore è Pietro Colucci, società quotata in borsa che con la Item Srl ha stipulato un contratto per 47 milioni di euro, e che opererà attraverso Volteo energie, azienda che si occuperà anche dell’impianto energetico dell’Hotel. Kinexia ha previsto il possibile completamento dei lavori entro il 2016. La partita, dunque, è apertissima. E la fila di chi bussa alla porta dello “sceicco” è già lunga.
In ballo c’è poi la questione rifiuti. Entro qualche giorno dovrebbe essere pubblicato il nuovo bando per l’appalto sull’affidamento della raccolta dei rifiuti solidi urbani. Senza dimenticare il passaggio obbligato sul tavolo dell’Urega (Ufficio regionale per l’espletamento di gare per l’appalto di lavori pubblici). Nei mesi scorsi si era già registrato l’avvicendamento carico di polemiche tra la Dusty srl e i marchigiani della Senesi. Un capitolato che secondo le bozze elaborate dai vertici del Comune si aggirerebbe sui 50 milioni di euro per 7 anni. Insomma, una torta che per chi può sarebbe un grave danno non consumare.
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04 Aprile 2015, 06:03