“Acqua gialla, percosse e sporcizia”| Il campionario di orrori in carcere

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26 Ottobre 2019, 19:36

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La notizia dell’inchiesta aperta dalla procura di Agrigento sulle condizioni di vita all’interno del carcere “Di Lorenzo” in contrada Petrusa è arrivata sabato. L’ha diffusa l’agenzia Ansa, precisando che si tratta di un fascicolo d’inchiesta al momento a carico di ignoti. Ed è solo l’ultimo passaggio di una vicenda costellata da una serie di denunce sulla situazione della casa circondariale agrigentina. Dopo l’ispezione nella struttura, quest’estate, della delegazione del partito Radicale guidata da Rita Benardini che ha redatto una relazione, inviata al Dap e al Garante, anche il procuratore capo Luigi Patronaggio ha fatto, assieme ai carabinieri, una verifica all’interno dell’istituto. Sono stati realizzati video e foto.

La visita dei Radicali c’è stata il 17 agosto scorso ed è durata quasi dieci ore. E la relazione che ne è seguita metteva in evidenza una serie di gravi criticità. Le testimonianze dei detenuti erano scioccanti. Alcuni passaggi: “Qui ci tengono in condizioni vergognose, siamo trattati peggio degli animali”, lamentano in tanti; “l’acqua esce gialla, e ci dicono che è potabile”; “nel bagno non c’è areazione, quando vado al gabinetto mi devo vergognare per la puzza che non se ne va”; “nei bagni non funzionano nemmeno gli scarichi”; “i materassi fanno schifo”; “guardate i cuscini: sono consunti”.

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C’è chi ha lamentato l’assenza o l’inadeguatezza delle cure mediche (soprattutto dentistiche) e la carenza di figure quali l’educatore, lo psicologo, l’assistente sociale. Un detenuto indossa soltanto un paio di mutande di carta e riferisce di essere stato vittima di presunte violenze da parte degli agenti e di aver tentato il suicidio: “Mi hanno lasciato nel passeggio una giornata e una nottata, senza mangiare e senza bere, mi hanno dato pedate e schiaffi, poi mi hanno messo in cella liscia (cioè dotata solo di letto e lenzuolo, ndr) per tre giorni, per tre giorni ho camminato senza ciabatte, poi ho mangiato due viti, è da 20 giorni che ho due viti nella pancia, ho anche provato ad impiccarmi”. Un altro detenuto citato nella relazione racconta: “Ho visto detenuti ammanettati e strisciati per terra; io da qui voglio andare via”. Accuse ovviamente tutte da dimostrare e riscontrare, ma in generale si può dire che il quadro che emerge dal racconto dei reclusi e dalla testimonianza dei radicali è sconfortante. Si legge tra l’altro nella relazione: “Gli ambienti detentivi versano in stato di forte degrado, con muri sporchi, intonaci scrostati, umidità e infiltrazioni d’acqua; le camere detentive non sono dotate di doccia, in violazione del Regolamento penitenziario; non c’è acqua calda nelle celle e spesso anche nelle docce comuni è disponibile soltanto acqua fredda; i servizi igienici sono sprovvisti di finestra e di areazione; l’istituto è privo di riscaldamento funzionante”. La denuncia dei radicali è stata oggetto di una interrogazione parlamentare di Roberto Giachetti (Italia viva) presentata il 16 ottobre. E di qualche giorno fa è la notizia, riportata dai media locali, di oltre cento richieste di trasferimento in poche settimane, una provocazione lanciata dagli agenti di polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale agrigentina che lamentano il permanente stato di criticità organizzativa, soprattutto legato all’esiguo numero di poliziotti in servizio.

“Purtroppo – dice Pino Apprendi dell’associazione Antigone – sugli avvenimenti negativi prevale l’omertà. Trapelano pochissime notizie, per paura di ritorsioni o per convenienza. Le ultime notizie che sono riuscite ad abbattere il muro del silenzio, ci giungono da Monza, San Gimignano, Agrigento e ci incoraggiano per andare avanti per denunciare i casi di violenza e i soprusi”. Secondo Antigone, le carceri italiane sono le più sovraffollate dell’Unione europea. E Antonino Nicosia, direttore dell’Osservatorio internazionale dei diritti umani (Oidu), auspica per Agrigento un tempestivo intervento del ministro e dei vertici del Dap, mentre il sindacato Osapp chiede di tutelare il personale dell’amministrazione penitenziaria. Intanto, il lavoro della magistratura inquirente fa il suo corso.

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26 Ottobre 2019, 19:36

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