Acqua razionata in Sicilia, "tra novembre e gennaio invasi a secco"

Acqua razionata in Sicilia, “tra novembre e gennaio invasi a secco”

Allarme dell'Autorità di bacino, sullo sfondo il G7 e le richieste degli agricoltori

PALERMO – Dal Palermitano all’Ennese, passando per l’Agrigentino. La Sicilia inizia l’autunno con l’ombra, persistente, di una crisi idrica senza fine.

E un allarme, lanciato dall’Autorità di bacino siciliana, lascia poco spazio ai dubbi sugli invasi: “Quelli per uso potabile, in assenza di precipitazioni, esauriranno i volumi utili tra il mese di novembre e il prossimo mese di gennaio”. Dal palco del G7 il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida rilancia nuove strategie, ma gli agricoltori chiedono “risposte immediate”.

Il caso Palermo

I quartieri periferici si preparano ai razionamenti sperimentali, che inizieranno il 7 ottobre. Il Piano è stato concordato con la cabina di regia coordinata dal capo della protezione civile Salvo Cocina. La riduzione della pressione nelle tubazioni non è più sufficiente a garantire le forniture idriche nei prossimi mesi in tutte le abitazioni.

È stato necessario sottrarre alle turnazioni tutte le aree che ospitano ospedali, Rsa e sedi istituzionali. I tecnici di Amap hanno analizzato ogni scenario possibile, un’ulteriore riduzione della pressione comporterebbe “in casi particolarmente svantaggiati, anche la diffusa interruzione dell’erogazione idrica durante le ore diurne di massimo consumo”. Il caso Palermo è solo uno di quelli presenti nello scacchiere siciliano dell’emergenza.

L’ultimo verbale

Il monitoraggio dell’emergenza idrica è stato al centro dell’ultima riunione dell’Autorità di bacino siciliana, presieduta da Leonardo Santoro. Antonino Granata, il dirigente del servizio Tutela delle risorse idriche, ha spiegato che “i dati dei volumi utili invasati evidenziano il raggiungimento di minimi storici e confermano il trend di decrescita delle risorse disponibili che, fin qui, ha caratterizzato la grave situazione di crisi idrica”.

“Particolarmente critica – continua Granata – è la situazione dell’invaso Fanaco, il cui volume è ormai esaurito e attualmente i prelievi sono minimi, con l’ausilio di una zattera di sollevamento”. Il Fanaco rifornisce Agrigento e Caltanissetta, il bacino è quasi vuoto.

L’emergenza nell’Ennese

Stessa situazione nella diga Ancipa, “di prossimo esaurimento – si legge nel verbale della riunione – per cui anche in questo caso si dovrà fare ricorso al prelievo delle risorse dal volume morto mediante l’ausilio di una zattera”.

L’Ancipa riforniva numerosi Comuni dell’Ennese, ma ben 12 su 20 si sono “affrancati” dalla diga: Aidone, Barrafranca, Nissoria, Piazza Armerina, Pietraperzia, Valguarnera, Villarosa, Catenanuova, Centuripe, Leonforte e Regalbuto, come ha fatto sapere il presidente dell’Ati Acqua Nino Cammarata.

La battaglia di Acqua Enna

Acqua Enna continua la corsa contro il tempo per evitare che i Comuni restino ‘a secco’. Numerosi gli interventi di revamping dei pozzi, da Barrafranca a Valguernera. L’indipendenza dall’Ancipa passa anche dai nuovi pozzi trivellati a Piazza Armerina, Valguernera e Agira.

Da Pergusa, però, non giungono buone notizie, l’acqua sarà erogata ogni cinque giorni e non ogni tre. A Enna alta l’acqua arriva ogni 6 giorni, da mezzanotte alle 8 del mattino.

L’allarme per gli altri invasi

L’ingegnere Granata ha parlato anche dello stato delle altre dighe che riforniscono i centri abitati. “Gli altri invasi – ha detto – sono in sofferenza ed in particolare quelli per uso potabile, in assenza di precipitazioni, esauriranno i volumi utili tra il mese di novembre e il prossimo mese gennaio”. L’osservatorio dell’Autorità di bacino ha confermato lo “stato di severità idrica alto per tutto il distretto Sicilia”.

Pesci negli invasi: evitare la moria

Altro fronte caldo è quello del trasferimento dei pesci che vivono negli invasi quasi a secco. Trote e carpe che si trovano nei bacini Ancipa, Poma e Rosamarina potrebbero essere spostati nella diga di Lentini. Lo scopo è evitare che una moria renda inutilizzabile la poca acqua rimasta, causando un blocco anticipato delle forniture idriche nelle abitazioni.

Le parole del ministro Lollobrigida

La Sicilia, che vive da un anno nella morsa dell’emergenza idrica, si guarda allo specchio nel G7 sull’Agricoltura di Ortigia. Sul palco il ministro Francesco Lollobrigida, negli stand gli agricoltori di Cia, Confagricoltura, Coldiretti, i rappresentanti dei consorzi di tutela di olive e arance, i produttori cerealicoli. Sullo sfondo le due grandi emergenza, che ruotano attorno all’acqua: alluvioni al Nord, siccità estrema in Sicilia.

L’infelice gaffe di Lollobrigida, sulla siccità “per fortuna” al Sud, è ormai acqua passata. Gli agricoltori chiedono risposte, come Giosuè Arcoria di Confagricoltura, o Gerardo Diana, del consorzio di tutela delle arance rosse.

Lollobrigida sottolinea che sia le alluvioni che la siccità non sono emergenze, ma “eventi ciclici dovuti al cambiamento climatico e alle accelerazioni del cambio climatico, quindi prevedibili”.

“Ci confronteremo con il Presidente della Regione siciliana – conclude Lollobrigida – e con diversi sindaci per ragionare insieme della soluzione” sulla siccità nell’isola”.

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