09 Settembre 2021, 06:10
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BRONTE. “Ho sentito gridare: aiuto, aiuto! Ma non potevo nemmeno immaginare quello che stava accadendo. Ho avuto tanta paura”. Parla da dietro una tenda perline che cade fino all’ingresso dell’abitazione, una signora anziana che sta proprio alle spalle di Boscia. Raggiunta dai cronisti nel vicolo strettissimo che porta alla sua abitazione non ha alcuna voglia di parlare.
E’ scossa. Rientra subito in casa ancora tremante e impaurita per quello che è accaduto poche ore prima.
La comunità di Bronte si risveglia incredula e devastata nell’anima.
L’apice della bestialità e dell’odio ha portato il 47enne Filippo Asero, con un alle spalle un trascorso giudiziario tutto’altro che sereno, ad assassinare quella che ormai era la sua ex moglie.
Dicono che si tratti di un amore finito male. Ma è evidente che sia un insulto chiamarlo amore. Lo dice ferocia di una belva acquattata che ha atteso solo il momento propizio per farla pagare per sempre.
Una violenza senza rimorso, veloce e distruttiva.
Via Boscia è un tappeto di pozzanghere e macchie di sangue. Quello grondante perso tra le urla strazianti e disperate di Ada Rotini: uccisa a coltellate con fendenti mirati e feroci, senza che potesse difendersi in alcun modo, a 46 anni.
Un fatto incommentabile nella sua crudeltà. Che non lascia spazio alla demagogia della girandola di dichiarazioni sempre più simili a quelle del dopopartita.
Il luogo dell’agguato è stato quello dell’uscio della casa dove i due avevano convissuto e dove l’asfalto si è trasformato in un golgota dal quale la povera Ada non ha avuto scampo.
Aveva chiesto la compagnia dell’anziano signore al quale faceva da badante e della sorella: sono i due testimoni di una tragedia che li segnerà per sempre.
Per tutta la mattinata e sino al pomeriggio di ieri, i carabinieri del Comando provinciale, della stazione, della Scientifica sono stati al lavoro.
L’aria sul luogo dell’uccisione è stata pesantissima. Mista a silenzio e angoscia. Uno stato d’animo che non puoi raccontare.
Mentre viene portata via la bara della povera Ada, una da lontano si sporge per capire cosa sta accadendo. Si immobilizza. Finge quasi distacco. Solo quando comprende cos’è davvero accaduto scoppia a piangere.
Va via anche il magistrato Alessandra Russo che si occupa dell’inchiesta. E’ rimasta per tutto il tempo concentrata sulla scena.
Senza alcun preavviso si sente un tuono. Comincia a piovere. Viene giù un acquazzone.
E non sembra sia arrivato per spazzare via il sangue appartenuto in vita ad Ada.
Bensì per riversare lacrime di dolore.
Un dolore per il quale non resta alcuna parola. Non rimane alcuna consolazione.
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09 Settembre 2021, 06:10