“Adesso rialziamo la testa”

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04 Luglio 2010, 00:31

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Per questo 14 luglio, Gianni Allegra, vignettista satirico di “Repubblica”, ha due ingredienti, sicuramente compatibili con i tagli “dovuti” compiuti dall’amministrazione. Divertimento. Perchè per festeggiare qualcosa, come minimo ci deve essere da divertirsi. E poi l’arte, che per lui è anzitutto sinonimo di denuncia. Sogna infatti un Festino gremito di artisti e artigiani. Locali. Non per patriottismo, ma perchè Palermo ha bisogno di alzarsi, e lo deve fare sulle proprie gambe. Sogna artisti che riescano ad aprire il cuore alla città, gratuitamente. E poi L’arte è bellezza, si sa. Forse basterebbe soltanto accostarla al declino palermitano, per capire e sperare.

Partiamo dall’inizio, Allegra. Cos’è il Festino del 14 luglio?
“Dovrebbe essere una festa religiosa con momenti ludici, fortemente gioiosi. Ma è sempre stata una festa un pò laica e un pò pagana. E se si festeggia qualcosa, alla base c’è il divertimento”.

Ma da ieri a oggi qualcosa è cambiato.
“Quest’anno ci sarà austerità. Palermo ha vissuto negli anni ’90 il suo massimo periodo di splendore. L’immaginazione non aveva limiti e niente lasciava presagire il crollo che ci sarebbe stato di lì ad un decennio. Adesso siamo in un baratro. Mai nessun Arcivescovo di Palermo era arrivato a puntare il dito contro l’amministrazione, neanche fosse all’opposizione. Se non ci fossero stati questi tagli anche al Festino sarebbe stato l’ennesima grande contraddizione di Palermo”.

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Ci sono ancora speranze per questo 14 luglio?
“Non possiamo permetterci più i grandi artisti dell’era orlandiana. Riconoscerlo sarebbe un grande segno di umiltà. Ma è anche vero che forse adesso non ne avremmo più bisogno. Siamo abituati ad aspettare che arrivi la manna dal cielo, quando invece nelle accademie d’arte e di teatro di Palermo ci sono talenti da rivalutare. La festa andrebbe guidata dalla maestranza di artigiani e artisti locali di ogni disciplina, dalla fotografia alla pittura passando per le arti circensi. E’ un sogno che avevo sin da bambino. Solo così il Festino può divenire rinascita”.

L’anno scorso Diego Cammarata è stato bloccato dai fischi mentre stava per salire sul carro. Come andrà quest’anno, nel giorno in cui i palermitani avranno un festino povero?
“Immagino che anche quest’anno non salirà da nessuna parte. E’ andato dal premier a farsi dire quanto è “capace e responsabile”. Ma io sono sicuro che torneremo a votare un altro Cammarata alle prossime elezioni. Purtroppo il riscatto da noi non avviene come per esempio a Parigi, dove se governa la destra e lo fa male, allora arriva la sinistra. Noi palermitani non siamo in grado di alzare la testa di fronte ad un potere che potremmo ancora definire “borbonico”. C’è un servilismo dilagante. E nessuno ammette di aver votato Diego Cammarata, almeno nei ceti più bassi. E la sinistra ha colpe inimmaginabili. Ci vorrebbe che le persone dal basso, venissero emancipate da questa idea di sinistra”.

E l’arte cosa può fare, se al basso sembra non poter arrivare mai?
“Intanto gli artisti dovrebbero iniziare a mettere da parte il proprio egoismo e individualismo. La verità è che gli artisti non sono persone generose. Sono tirchie. Mentre invece di fronte al dileggio di questa amministrazione dovrebbero mettere a disposizione una quota della propria arte, per ricostruire questa città, e dovrebbero farlo gratuitamente: da Ballarò a Borgo Vecchio, fino allo Zen. L’arte dovrebbe denunciare continuamente. Allora si riuscirebbe a far crollare questo pregiudizio sui ceti popolari, che sarebbero così dotati degli strumenti adeguati”.

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04 Luglio 2010, 00:31

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