01 Febbraio 2016, 16:18
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PALERMO – La prima regola è la prudenza. “Come nella vita reale è necessario fare attenzione, selezionare i propri contatti. Diremmo mai tutto di noi ad uno sconosciuto? Credo di no. E i ragazzi devono imparare a non accettare richieste di amicizia da chi non conoscono”. A dirlo è il dirigente della polizia postale di Palermo, Vincenzo Macrì, che illustra una serie di consigli utili a difendersi nel mondo dei social network, sempre più spesso alla base di episodi di cronaca in cui, i protagonisti, sono ragazzi minorenni.
Proprio come nel caso della liceale palermitana adescata da un cinquantenne su Facebook: prima una conversazione, poi lo scambio di foto e video. Quel rapporto virtuale stava per sfociare in un incontro che la madre della sedicenne è riuscita ad evitare quando ha finalmente scoperto tutto e si è rivolta ai carabinieri. “I social network rappresentano un terreno fertilissimo per chi vuole mentire, fingersi un’altra persona, dare seguito a cattive intenzioni. Per questo – aggiunge Macrì – è fondamentale che la rete di contatti dei giovanissimi sia formata da persone che già si conoscono. Non bisogna concedere l’amicizia ad estranei e la situazione si fa ancora più complicata se, ad essere iscritti sui social, sono bambini o bambine dai dieci anni in poi. Se il genitore cede alle richieste del piccolo e gli compra uno smartphone, probabilmente lo acquisterà con una scheda dati. A quel punto il bambino si ritrova con un quantitativo di contenuti infinito in mano, che soltanto l’occhio vigile del genitore può limitare”.
I supporti informatici, dal pc fisso al tablet, fino allo smartphone, possono infatti essere monitorati dagli adulti in modo da “filtrarne” i contenuti. Come? “Attivando il ‘Family Safety’ – spiega Macrì – ovvero la ‘Protezione parentale’ che troviamo già installata nel sistema operativo. E’ possibile usufruirne non appena viene configurato il software e stessa cosa è possibile fare coi cellulari collegati ad internet, scaricando delle app. In base all’età del figlio e delle esigenze, il sistema selezionerà i contenuti utilizzabili, che diverranno meno rischiosi per il bambino”.
I minori, però, non sono soltanto vittime del mondo dei sociali network. A partire dai casi di cyber-bullismo, in cui l’autore del reato è un coetaneo della vittima. Inoltre il dirigente della polizia postale di Palermo aggiunge che “è fondamentale capire anche come i propri figli si presentano nei social network. Spesso i genitori minimizzano – prosegue – sottovalutano l’effetto di un ‘selfie’ più o meno imbarazzante. Bisogna invece essere certi sul modello di comportamento adottato, ma soprattutto consapevoli del fatto che una volta in Rete, una determinata o un determinato video, non andrà mai via”
Un vademecum su come affrontare il mondo di internet e i social media. Regole fondamentali per non cadere in trappola ed evitare che casi come quello che hanno visto protagonista la liceale possano ripetersi. “Da anni ormai andiamo in giro per le scuole di tutta Italia – sottolinea Macrì – con il progetto “Una vita da social” -. Parliamo coi genitori dei ragazzi, forniamo consigli pratici per riconoscere le insidie. Un progetto che ci ha già permesso di visitare centinaia di istituti scolastici, attraverso i quali speriamo di aver fornito ai più giovani gli strumenti per utilizzare il Web nel modo migliore. Ma fondamentalmente – conclude Macrì – quello che consigliamo ai padri e alle madri degli adolescenti è di parlare con loro, di avere un dialogo profondo che riguardi anche ciò che ormai fa palesemente parte della vita, ovvero internet e l’approccio ad esso”.
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01 Febbraio 2016, 16:18