17 Aprile 2018, 19:39
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CATANIA – A sette mesi dall’insediamento della Super Camera del Sud Est, stamattina il presidente Pietro Agen, accompagnato al tavolo dal vice presidente vicario Salvatore Politino e dal segretario generale Alfio Pagliaro, ha illustrato il programma su cui l’ente camerale intende muovere i propri passi. I macro obiettivi lanciati passano dai servizi, al turismo, senza dimenticare la vita delle partecipate e la privatizzazione dell’aeroporto di Catania insieme al rilancio di quello di “Comiso affinché diventi la seconda pista siciliana”, ha affermato Agen.
Tra i primi passi già cadenzati c’è l’esigenza di voler uniformare e garantire i servizi a tutte le imprese che ricadono nel territorio di Catania, Siracusa e Ragusa: primo fra tutti conciliazione e arbitrato – al momento attivi contemporaneamente solo su Catania – che verranno estesi, già dal mese di giugno, alla sede di Ragusa, che al momento propone solo la conciliazione, e Siracusa che non ne offre neanche uno.
In più è stato completato l’organigramma della Camera, con la conferma dell’incarico del segretario Pagliaro e con la nomina di due vice segretari, Vito D’Antona, di Modica, e Saro Condorelli di Catania; ma gli sforzi si stanno concentrando anche nel mettere a frutto il patrimonio immobiliare di questo nuovo ente che adesso non ha più bisogno – o non del tutto – delle imponenti sedi in cui ogni Camera per sé svolgeva la propria attività. Così l’edificio di Ragusa è stato in parte affittato e lo stesso si intende fare con il terzo piano della sede di via Cappuccini a Catania. “Questa parte degli uffici, che comprende la Sala Platania, potrebbe essere riutilizzata da società collaterali – ha spiegato Agen – o dal Comune di Catania qualora volesse trasferire qui lo sportello unico delle imprese. Ma l’edificio che merita una attenzione particolare è di certo la sede di Siracusa. 5000 mq davanti al porticciolo di Ortigia in cui lavorano, al momento, 14 persone. Visto che abbiamo un’altra struttura idonea stiamo ipotizzando la trasformazione dell’attuale sede in ciò che ci dirà la città. Vorremmo fare qualcosa di simile a ciò che è stato fatto a Bilbao dopo il Guggenheim museum.
“Ci siamo rivolti anche alla città di Catania – ha sottolineato il presidente – per capire cosa mancava in città e la prima esigenza sembra essere quella di un centro fieristico. Ecco perché abbiamo detto «lo facciamo noi» e ci sono già due trattative in corso per dei locali estendibili che ci sembrano idonei sia per l’affitto sia per l’acquisto”. La nuova Camera sembra puntare anche sulle fiere più importanti dello stivale. È già stata a Olio Capitale, la fiera che si tiene a Trieste nel mese di marzo, ed è già in agenda la presenza di uno stand a Cibus di Parma tra il 7 e il 10 maggio. Stand che si sta cercando di ampliare vista la quantità di domande ricevute. E se non sarà possibile ampliare l’area per l’edizione 2018, l’ente si sta già attrezzando per quella del prossimo anno.
La Camera del Sud Est guarda all’agroalimentare, all’agriturismo e all’artigianato di qualità a cui si ispira la creazione di un corner del sud est siciliano di cui incentivare l’apertura in grandi città italiane ed estere. L’obiettivo è quello di individuare imprese disponibili a operare con una prima fornitura in conto vendita che siano disposte ad accettare controlli sulla qualità dei prodotti. E poi c’è il turismo a tutto tondo “Vogliamo individuare e valorizzare 100/200 siti turisticamente rilevanti da lanciare con una campagna mediatica legata a un slogan e a una serie di premi vacanza offerti fra quanti parteciperanno alla iniziativa/concorso – ha chiosato Agen -. Il nostro competitor è senza dubbio la Toscana ma se loro hanno il Rinascimento, noi abbiamo tremila anni di storia, i Greci, i Romani e un meraviglioso barocco”.
Lo Statuto
In mezzo a tutte queste rose c’è pure qualche spina. La prima è quella dello Statuto che da cinque mesi compare tra i punti all’ordine del giorno di tutte le sedute del Consiglio, ma da lì non si smuove e ormai sono più le sedute annullate o rimandate di quelle effettivamente celebrate. Il problema è che per approvare lo Statuto, e prima ancora gli emendamenti, occorrono i due due terzi degli aventi diritto. Cioè 33 consiglieri anche se i consiglieri effettivamente in carica adesso sono 30. “Manca uno dell’industria, uno dell’artigianato e ora – precisa Agen -, dopo le dimissioni di Parisi per incompatibilità con la carica di assessore del Comune di Catania, anche il rappresentante del sindacato dei lavoratori. Ma le nomine devo arrivare dalla Regione. A parte questo lo statuto è importante perché è a garanzia delle minoranze e quindi lo voglio approvare ma se poi ci si diverte a far mancare il numero legale, magari perché qualcuno della maggioranza – continua Agen – litiga con qualcun altro… ma noi continuiamo a lavorare”.
Il tributo camerale
La seconda spina riguarda la questione del tributo camerale che viene pagato dalle imprese. Diciamo subito che a oggi il tributo è invariato, ma si sta percorrendo un iter che ne prevederà un aumento. La parola aumento non piace né al presidente Agen né al segretario Pagliaro e cerchiamo di spiegare perché. Intanto va detto che le Camere siciliane sono le uniche in Italia ad avere l’onere di pagare le pensioni e che il tributo camerale è l’unica entrata prevista in bilancio. “Nel momento in cui il legislatore ne prevede la riduzione, si verificano gli squilibri di bilancio delle Camere – ha spiegato Pagliaro – che non derivano da una ‘mala gestio’, ma dal fatto che le entrate sono inferiori alle uscite. Ecco perché il legislatore nazionale, per riparare a un’azione sbagliata, ha ammesso l’incremento del tributo ma solo a fronte della presentazione di un Piano di equilibrio finanziario motivato per un numero di anni ben specificato. Nell’ultima riunione del Consiglio questo Piano è stato approvato e ha la durata di cinque anni ma il riequilibrio è subordinato alla creazione di un Fondo pensioni da parte della Regione Siciliana”.
In questo momento le imprese individuali (rappresentano il 70% di quelle iscritte) pagano un tributo camerale di 49 euro, se l’incremento verrà autorizzato il tributo costerà 24 euro l’anno in più. L’iter per l’autorizzazione prevede un primo Sì della Regione Siciliana, poi un altro da Unioncamere nazionale che dovrà proporlo al ministero per l’approvazione. Non meno di sei mesi, a voler essere ottimisti.
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17 Aprile 2018, 19:39