Affari, massoneria e summit |Processo Lombardo: parla Tuzzolino

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10 Maggio 2016, 21:08

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CATANIA- La masso-mafia lambisce il processo d’appello che vede imputato Raffaele Lombardo di concorso esterno in associazione mafiosa. E lo fa con le dichiarazioni di Giuseppe Tuzzolino, architetto, 36 anni appena compiuti e con una condanna alle spalle per turbativa d’asta e falso ideologico. Dalla data del suo arresto ha cominciato a collaborare con la giustizia, e da qualche tempo è entrato anche nel programma provvisorio di protezione. Non è testimone, ma depone in qualità di imputato di reato connesso. Definire un fiume in piena Tuzzolino sarebbe riduttivo, poiché gli argini alle informazioni che il suddetto avrebbe potuto riferire in udienza oggi a Bicocca,  sono esclusivamente costituiti dagli omissis contenuti nella parte dei verbali depositati in questo processo. Così come avviene quasi sempre quando entrano in ballo i “servizi segreti”. I verbali integrali delle dichiarazioni di Tuzzolino sono attualmente coperti dal segreto istruttorio, ma i pm di Catania Agata Santonocito e Antonino Fanara hanno interrogato il collaborante per chiedergli maggiori dettagli su ciò che aveva riferito nel 2013 in merito ai presunti rapporti tra Raffaele Lombardo e la criminalità organizzata.

“La massoneria sostiene Lombardo, ma lui si fida più di cosa nostra – ha affermato Tuzzolino rivolgendosi al collegio presieduto dalla giudice Tiziana Carruba – questo me lo disse il mio ex suocero Calogero Baldo”. L’architetto agrigentino, secondo quanto dichiara Tuzzolino sarebbe in contatto, a vario titolo, con esponenti della criminalità organizzata siciliana in generale, dagli stiddari di agrigento alla famiglia catanese di cosa nostra, passando da quella calatina. Tutto “in base alle zone territoriali dove si estendevano gli interessi dello studio Baldo. Se il suocero poteva vantare rapporti con Francesco La Rocca grazie all’intermediazione di uomini di massoneria come Carmelo Vetro, il genero avrebbe conosciuto gli Aiello boss di Catania, e in particolare Alfio, sempre in presenza di Paolo Crescimanno a Palma di Montechiaro. Alfio Aiello – secondo Tuzzolino – sarebbe “venuto a Palma per gestire i supermercati Eurospin presenti nell’agrigentino”.

Massone Tuzzolino, massone il suocero Calogero Baldo, ma non il geologo Giovanni Barbagallo, il quale – secondo quanto dichiarato in udienza – avrebbe “chiesto a Giovanni Romiti di essere iniziato presso la Federico II, la più prestigiosa loggia catanese”. È proprio Romiti che avrebbe riferito a Tuzzolino il tipo di rapporto che intercorreva tra Barbagallo e i fratelli Lombardo: “io accompagnavo Romiti a Catania per i lavori della società di ingegneria ‘politecnica’, grazie ai rapporti che aveva con la famiglia catanese fu messo in contatto con il geologo Barbagallo che gli offrì lui stesso la gestione delle pratiche di sanatoria edilizia del Comune di Gravina di Catania, controllato dalla mafia e da Alfio Stiro in particolare. Attraverso la possibilità offerta di sanare anche le cosiddette pratiche ‘insanabili’ in nero, si raccoglievano i fondi per le tangenti”.

I presunti incontri con Raffaele Lombardo sarebbero avvenuti, sempre secondo quanto riferito da Tuzzolino in udienza –  quando lui era già insediato alla presidenza della Regione. Il punto di contatto sarebbe stato “Patrizia Monterosso, unica donna della loggia Sicilia, che gestiva i flussi delle tangenti da versare alla massoneria, oltre ad essere lei stessa oggetto di regali extra, come collane cartier e gioielli vari”. Durante il contro esame la difesa di Lombardo, rappresentata in aula dall’avvocato Alessandro Benedetti, cerca di far spiegare meglio queste dinamiche al collaborante, e Tuzzolino spiega che quando ha fatto riferimento al ‘tronco della vedova’ non si riferiva alla Monterosso, ma alla cassa virtuale della loggia, denominata appunto il tronco della vedova, dove viene di norma  versata la quota del 5 % del valore dell’appalto aggiudicato grazie alla loggia. “Io e Calogero Baldo siamo andati a Palermo, al palazzo della Regione con l’on. Roberto Di Mauro per incontrare Raffaele Lombardo di mattina presto alle sei e mezza, c’era anche la Monterosso. Volevamo sapere che intenzione avesse il presidente  nei confronti delle somme stanziate ex art. 20 per la realizzazione di opere come la residenza sanitaria assistita che doveva sorgere a Grammichele. Lui disse che il suo interesse era di sbloccare le somme perché aveva intensione di adoperarsi politicamente per migliorare la sanità, grazie a interventi come quello di Grammichele, e che ci avrebbe messo in contatto con Sirna, il commissario dell’Asp di Catania che era il suo referente”. La visita non fu registrata da nessuno degli uscieri, ben quattro, mentre Lombardo spiegerà in seguito che “prima delle sette e trenta non può entrare nessuno”.

Questo, in riassunto, quello che riguarda i rapporti relativi a lavori o ad appalti pubblici. Poi si sono i summit nell’agrigentino che sarebbero stati organizzati per decidere sul sostegno elettorale da dare a Raffaele Lombardo: uno sarebbe avvenuto nello studio del medico Lorenzo Vella, che avrebbe riunito insieme stiddari e appartenenti a cosa nostra in una sede, “ a noi interessava l’appalto di tre milioni di euro per il verde pubblico”. Un altro avvenne nella villa di Giuseppe Arnone a Favara per sostenere la candidatura alla provincia di Eugenio D’Orsi, e un altro ancora a Canicattì riservata – sempre secondo Tuzzolino – a soli mafiosi.

Poi ci sarebbe la questione relativa ai presunti interessi che Lombardo avrebbe avuto nel fotovoltaico in “società” con Leonardo Rinaldi, appartenente ai servizi segreti. Si tratta di una iniezione di liquidità proveniente dai clan agrigentini che sarebbe ammontata a 340.000 euro nel fotovoltaico che finanziamento della Spes engineering società operante nel fotovoltaico. “Matteo Messina Denaro disse che non era interessato, per conto mio ho versato 40.000 euro”. Diverse discordanze sono emerse durante il contro esame della difesa, soprattutto sul numero degli incontri avuti con Raffaele Lombardo. L’ex presidente della Regione a fine udienza rilascia dichiarazioni spontanee facendo emergere le diverse incongruenze contenute nelle dichiarazioni, una fra tutte il ruolo ricoperto da Patrizia Monterosso nel periodo indicato dal collaborante, ha specificato inoltre di “non avere mai avuto interessi diretti o indiretti in società che operassero nel fotovoltaico”.

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10 Maggio 2016, 21:08

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