30 Gennaio 2013, 09:47
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MESSINA- Una morosità, quella di alcuni condomini di uno stabile messinese, che andava punita rendendola pubblica. Deve averlo pensato Pietro A., amministratore di condominio, messinese, che per quella “pensata” lo scorso anno fu condannato per diffamazione e per il quale, adesso, la Cassazione ha convalidato la sentenza. Il solerte, e severo, amministratore, infatti, nel settembre 2007, ha affisso sull’ascensore del condominio, in bella vista di residenti e non, un avviso di imminente distacco della fornitura idrica a seguito della presunta “persistenza del debito” di alcuni condomini, dei quali forniva i nomi.
Da qui era scattata la denuncia di uno dei coinvolti, che ha interpretato come una sorta di “pubblica gogna” il comunicato affisso all’ascensore, riportante i nomi dei debitori. Quasi 4 anni dopo, nel 2011, prima il Giudice di Pace di Messina, poi il Tribunale, hanno dato ragione al condomino. Ieri la Cassazione ha convalidato la sentenza. Eccola: “Integra il delitto di diffamazione il comunicato con il quale alcuni condomini siano indicati come morosi nel pagamento delle quote condominiali e vengano conseguentemente esclusi dalla fruizione di alcuni servizi, qualora esso sia affisso in un luogo accessibile, non gia’ ai soli condomini dell’edificio per i quali può sussistere un interesse giuridicamente apprezzabile alla conoscenza di tali fatti, ma ad un numero indeterminato di altri soggetti”. La Suprema Corte, con la sentenza 4364, ha così respinto il ricorso dell’amministratore avvertendolo che avrebbe fatto meglio a ”calibrare il contenuto dell’informazione a tale esigenza (di maggior riservatezza) evitando di menzionare anche l’identità dei condomini morosi”.
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30 Gennaio 2013, 09:47