Affiliato alla cosca dei Vitale| Parte il processo per estorsione

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23 Gennaio 2013, 17:43

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PARTINICO – E’ partito stamani il processo celebrato col rito ordinario contro un affiliato della cosca dei “Fardazza” di Partinico. Alla sbarra, Alfonso Bommarito di Borgetto, accusato di essere il presunto estorsore della nota famiglia mafiosa dei Vitale. L’imputato è stato arrestato nell’ambito dell’ operazione “The End” che nel dicembre del 2011 colpì il mandamento mafioso di Partinico e Borgetto.

A puntare il dito contro Bommarito ci sono due imprenditori, Giuseppe e Giovanni Amato, padre e figlio, che hanno denunciato le intimidazioni subite : l’incendio di due autovetture e del portone d’ingresso della loro abitazione. Fuoco che sarebbe servito a convincerli a pagare il pizzo.

Giuseppe Amato, interrogato dal pm Francesco Del Bene, in aula ha dichiarato di essersi opposto alle richieste estorsive avanzate da Alfonso Bommarito e di avere subito le ritorsioni denunciate, appena due giorni dopo il diniego. Inoltre, ha aggiunto che Bommarito si presentò nuovamente da lui, sostenendo che i suoi capi – i fratelli Vitale – non c’entravano nulla.

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Del Bene, ascolterà anche Giovanni Amato che, insieme al padre si era già costituito parte civile al processo celebrato col rito abbreviato e che ha visto giudicare, tra gli altri, anche Giovanni Vitale (figlio del boss ergastolano Vito) che deve scontare 6 anni di prigione, i fratelli Pietro e Giovanni Serra, condannati a quattro anni di reclusione, e Santino Lo Biundo che invece è stato assolto.

Alfonso Bommarito ha invece scelto il rito ordinario. Gli imprenditori che oggi continuano ad accusarlo si sono rivolti alla locale associazione antiracket ed antiusura Liberjato che gli ha fornito la necessaria assistenza e che con Libero Futuro ed Addiopizzo si è costituita parte civile al processo.

Per Enrico Colajanni “la testimonianza di oggi è molto importante perché dimostra che nel partinicese si sta sgretolando il muro dell’omertà. Tutti gli imprenditori e i commercianti della valle Jato dovrebbero comprendere che denunciare è possibile e che, se lo facessero in tanti, saremo tutti più sicuri e liberi”.

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23 Gennaio 2013, 17:43

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