Agata Arena: "Io assolta ma ai miei figli dicevano che ero mafiosa"

Agata Arena: “Io assolta, ai miei figli dicevano che ero mafiosa”

VIDEO. Il successo nel mondo neomelodico. Le accuse sul Reddito di cittadinanza e "la parentela col boss". Infine, l'assoluzione.

CATANIA. “Dopo la gogna mediatica ho avuto un forte momento di depressione, volevo farla finita”. Assolta dal reato a lei stessa ascritto perché il fatto non sussiste. Si chiude, con la sentenza emessa dalla Terza Sezione penale del Tribunale di Catania in composizione monocratica dal giudice Elena Maria Teresa Calamita, la vicenda di Agatina (conosciuta come Agata) Arena.

Da dove inizia tutto

Una vicenda, quella di Agata, che comincia nel 2019. Subito dopo una serie di successi nel mondo della canzone neomelodica viene accusata di aver usato il reddito di cittadinanza per incidere i cd con le sue canzoni e, allo stesso tempo, di aver avuto un lavoro all’interno di una bottega a Librino, accusa, quest’ultima, che resta quella reale e dalla quale Agata Arena viene totalmente assolta.

Una “gogna” legata, anche, al suo cognome Arena: lei è la nipote del boss.
“Il buio più totale, avevo deciso di togliermi la vita – spiega Agata Arena – già prima di questa assoluzione ho cambiato vita. Il messaggio che lancio, oggi, a tutte le persone in strada e nei quartieri è: riscattatevi e ravvedetevi. Percorrete una strada diversa come quella che sto percorrendo io”. Agata Arena è stata difesa dall’avvocato Alfonso Abate: “Agata Arena non era imputata per aver usato il reddito di cittadinanza per finanziare i suoi cd e la cartellonistica, ma perché “avrebbe” lavorato indebitamente in una bottega di proprietà del padre. Bottega che era solo un deposito, un garage, in uso esclusivo dei familiari”.
Il dispositivo della sentenza recita “visto l’articolo 530 c. 2 c.p.p. assolve Agatina Arena dal reato ascritto perché il fatto non sussiste”.

“Mamma, ora ti arrestano”

Dietro a tante storie raccontate c’è sempre la vita di persone, di bambini, figli, da non sottovalutare, mai. “Mamma i miei compagni di classe mi hanno detto che sei la nipote del boss e ora ti arrestano”, è questo che mio figlio, il più piccolo, mi ha riferito in una giornata qualunque all’uscita da scuola – continua Arena – adesso si volta pagina. Agata Arena è un’altra persona”.
Il principio che recita la Costituzione italiana secondo il quale “l’imputato non è considerato colpevole fino alla condanna definitiva” nel caso di Agata Arena non sembra abbia avuto una sua perfetta applicazione. Ma questa ormai è storia.


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