04 Febbraio 2017, 09:27
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CATANIA – Carissimi Fratelli Presbiteri e Diaconi, Fratelli e Sorelle nel Signore, Devoti di Sant’Agata, Distinte Autorità, Abbiamo ripetuto come ritornello alle strofe del salmo responsoriale l’espressione: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla”. Il salmo proclamato esalta Dio pastore del suo popolo, ed è uno dei più conosciuti e più valorizzato nella preghiera sia personale che comunitaria. Diversamente da oggi, l’immagine del pastore era certamente più comprensibile ed eloquente per la gente di allora. La pastorizia, infatti, era una delle principali attività e parlare di Dio come pastore significava sottolineare quanto Egli faceva per il suo popolo. Anche se oggi la figura del pastore non è così abituale come allora, essa può, tuttavia, aiutarci a comprendere l’amore paterno e misericordioso con cui Dio ci accompagna nel cammino della vita, e soprattutto nei momenti di prova, di sofferenze o di qualsiasi difficoltà nella vita quotidiana. Chi va con il Pastore anche nelle valli oscure della sofferenza, dell’incertezza e di tutti i problemi umani, si sente sicuro. Tu sei con me: questa è la nostra certezza, quella che ci sostiene.
Il buio della notte fa paura, con le sue ombre mutevoli, la difficoltà di distinguere i pericoli, il suo silenzio riempito di rumori indecifrabili. Quel “tu sei con me” è una proclamazione di fiducia incrollabile, e sintetizza l’esperienza di fede radicale; la vicinanza di Dio trasforma la realtà e la valle oscura perde ogni pericolosità e si svuota di ogni minaccia. Per tutti questi motivi Gesù usò spesso la stessa immagine e definì se stesso come pastore buono (Gv 10,11-18).
La pagina del Vangelo di Marco (6,30-34) che abbiamo adesso ascoltato sottolinea che Gesù vide una grande folla ed ebbe compassione di loro perché erano come pecore che non hanno pastore. Le pecore senza pastore diventano, infatti, facilmente preda dei lupi. Per questo Gesù si commosse e, benché ritiratosi con gli apostoli per un po’ di riposo, riprese subito a parlare alla gente. Gesù parlava soprattutto dell’amore che il Padre ha per tutti e specialmente per i piccoli, i poveri, i sofferenti, le persone senza protezione. Subito dopo il Pastore, mostrando ulteriore attenzione per quanti lo seguivano, provvederà a sfamare la grande folla presente. Egli, dopo aver nutrito la gente con l’annunzio dell’amore di Dio, si preoccupò anche di nutrirlo nel corpo.
L’autore della lettera agli Ebrei nella prima lettura (13,15-17.20-21) definisce Gesù il “pastore grande delle pecore”, facendo riferimento alla sua morte. Gesù, infatti, ha dato la sua vita per noi per redimerci e per darci la possibilità di rendere la nostra vita una offerta gradita a Dio, compiendo la Sua volontà, operando ciò che a Lui è gradito e vivendo nella solidarietà e nella carità verso tutti. Gesù è pastore grande perché nei nostri riguardi compie in modo insuperabile tutti i gesti descritti dal salmo. Infatti, a coloro che lo seguono e noi tutti vogliamo essere tra questi e quindi a ciascuno di noi: egli non fa mancare nulla di ciò che veramente conta nella vita, ci guida, ci fa attraversare la valle oscura, cioè tutte le difficoltà in cui possiamo trovarci, con la certezza che Egli è sempre con noi. Per questo possiamo essere sempre sicuri da ogni turbamento, e quindi nella pace interiore che cercheremo di diffondere attorno a noi.
Tutto ciò si verifica ogni giorno nella nostra vita. Per comprenderlo e sperimentarlo, ogni mattina dovremmo dare inizio alla giornata con un momento di preghiera, valorizzando quelle belle formule che abbiamo appreso dai genitori ed in particolare dalla mamma, dalle nonne: Ti adoro mio Dio… Potremmo pure valorizzare le prime espressioni della preghiera che ci accompagna nella Visita pastorale che sto compiendo nelle parrocchie dell’arcidiocesi: “Signore Gesù, noi crediamo fermamente che tu sei il Buon Pastore inviato dall’amore del Padre per darci la vita in abbondanza.
Ti ringraziamo per l’amore, la misericordia e la tenerezza che manifesti a ciascuno di noi e a tutto il tuo santo gregge che è la nostra chiesa di Catania”. Questa mattina siamo qui per partecipare alla Messa dell’aurora in onore della nostra amata Sant’Agata. La guardiamo sempre con tanto affetto e come una persona carissima, una della nostra famiglia. Agata, nel suo volto sereno e radioso, esprime la gioia di chi crede nell’amore misericordioso del Padre, di chi vive nella grazia di Gesù ed è sempre guidato dallo Spirito Santo. Agata si è affidata con fiducia totale a Gesù, il Pastore buono e grande, e da Lui si è fatta sempre guidare. Agata ha attraversato la valle oscura della violenza subita dal persecutore Quinziano e con il martirio è entrata nel riposo di Dio, partecipando al banchetto eterno del Paradiso.
Agata ancora una volta ci esorta a confidare nel Signore dimostrandoci che egli è fedele nel suo amore e non ci delude. Accogliamo l’invito di Agata e viviamo sempre così e specialmente in questi giorni di festa in suo onore. Lo auguro affettuosamente a tutti.
Salvatore Gristina
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04 Febbraio 2017, 09:27