17 Marzo 2021, 12:24
2 min di lettura
PALERMO – Assolto al termine di un percorso umano e giudiziario tormentato, segnato dall’accusa infamante di avere abusato di una ragazzina e dallo choc di una notte trascorsa in carcere per errore.
La terza sezione della Corte di appello di Palermo ha assolto V.I, guardia penitenziaria in pensione, originario del capoluogo siciliano ma da tempo residente nel Trapanese. In primo grado era stato condannato a 8 anni.
L’accusa sosteneva che l’imputato, dal 2007 al 2010, avrebbe abusato della figlia di 12 anni della sua compagna di allora. L’inchiesta era nata dalla denuncia dell’ex convivente della donna, il quale aveva avanzato sospetti.
Inizialmente la ragazzina ha negato gli abusi. La prima consulente della Procura di Palermo concluse che non c’erano “indicatori tipici” di abusi sessuali. Piuttosto la dodicenne sembrava “edipicamente innamorata” del compagno della madre.
Qualche anno dopo l’iniziale ricostruzione fu stravolta. Secondo il legale della difesa, all’avvocato Daniele Livreri, in conseguenza di una lite con la madre e l’imputato, la minore cambiò versione e raccontò degli abusi agli inquirenti. I pm nominarono una nuova consulente. Non c’erano segni di una narrazione precostituita. Insomma la ragazzina per la consulente dell’accusa non aveva mentito.
Perché non ne aveva parlato la prima volta, anzi lo aveva negato? Si giustificò dicendo che quando era stata sentita per la prima volta, nel 2008, i rapporti morbosi erano iniziati da un paio di settimane.
La tempistica è importante visto che nel corso del dibattimento la parte offesa collocò gli abusi a dicembre 2007, ma si era chiusa nel silenzio perché la madre voleva che coprisse l’imputato.
Anche la durata dei rapporti è cambiata via via che la ragazza è stata sentita: prima gli abusi erano stati commessi dal dicembre 2007 alla primavera 2008, per poi riprendere nell’estate 2009, poi invece nel corso del dibattimento disse che sarebbero andati avanti dal 2007 al 2010 senza soluzione di continuità.
La difesa presentò una consulenza di parte che smentiva la ricostruzione dell’accusa, ma non bastò ad evitare una sentenza di condanna a 8 anni emessa nell’aprile 2018. Per il Tribunale la minore aveva inizialmente mentito perché spinta dalla madre che nel frattempo aveva interrotto la relazione con l’imputato.
Un venerdì pomeriggio di ottobre 2018 la guardia penitenziaria fu arrestata per eseguire la pena. Saltò fuori che la sentenza non era stata appellata. L’uomo trascorse la notte in carcere. Soltanto l’indomani la Procura di Palermo revocò l’ordine di carcerazione. C’era stato un errore in qualche ufficio perché l’appello era stato regolarmente presentato entro i termini.
Nel frattempo, però, alcuni media avevano pubblicato la notizia dell’arresto e la fotografia dell’imputato che, così era stato presentato, andava in carcere per una condanna divenuta definitiva.
Due settimane dopo l’imputato fu colpito da un grave infarto. Si riprenderà a fatica. Ora l’assoluzione decisa dal collegio presieduto da Antonio Napoli con la formula perché il fatto non sussiste. Non si conoscono ancora le motivazioni.
Pubblicato il
17 Marzo 2021, 12:24