08 Gennaio 2013, 19:00
2 min di lettura
PALERMO – Quella di via Belgio è una zona sconvolta dalla vicenda che ha visto finire nell’occhio del ciclone una società finanziaria e il suo titolare, il 32enne Massimiliano La Rosa, arrestato per sfruttamento della prostituzione e poi rilasciato con obbligo di firma. Nei negozi e tra le strade circostanti non si parla d’altro: quei massaggi hot che avvenivano nell’ufficio a luci rosse sembrano essere sulla bocca di tutti. Specie nelle parole di chi non si era accorto di nulla, di chi abita in quel palazzo al civico 18 della via nel cuore del quartiere residenziale della città.
“Io e la mia famiglia – dice una residente – non sospettavamo minimamente che nell’agenzia potesse avvenire qualcosa di simile. Quello che è successo è scandaloso, oltre che vergognoso, ma il titolare non ha mai creato problemi qui, non avevamo alcun elemento per avere dubbi.” E invece, nel seminterrato dove aveva sede la “Multiservizi”, che sulla carta avrebbe dovuto erogare prestiti, si offrivano prestazioni sessuali. “Body massage” per la precisione, così come recitavano gli annunci su internet che secondo le indagini dei carabinieri e della polizia facevano capo ad un unico numero di telefono, quello di La Rosa, che avrebbe intascato fino al cinquanta per cento di quanto guadagnato dalle ragazze ad ogni incontro.
“Quando ho visto la polizia qui – dice un negoziante – era come se me lo aspettassi. Con la crisi economica che ci attanaglia, mi domando da tempo come facciano questo tipo di agenzie, che chiedono tassi molto alti, a sopravvivere. Tutti noi abbiamo rate e mutui sulle spalle, ma c’è una fine a tutto e ritengo che anche questo settore sia ormai saturo”. E infatti, alla base delle motivazioni raccontate dal 32enne alla polizia, ci sarebbe proprio la crisi economica. Le prestazioni sessuali che avvenivano nei suoi uffici, secondo le sue dichiarazioni, sarebbero state frutto di un escamotage ideato per far fronte ai debiti. “Dovevano aiutare ad estinguere i debiti e invece loro ne avevano fino al collo?”, dice un inquilino del palazzo di fronte al civico 18. “In questi casi ‘si chiude bottega e basta’, invece di affidarsi all’illegalità mettendo a repentaglio la sicurezza dello stabile col viavai di clienti”.
Pubblicato il
08 Gennaio 2013, 19:00