La lite con i vigili urbani | Vincono gli automobilisti: assolti

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05 Gennaio 2017, 06:16

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PALERMO – La parola dei vigili urbani contro quella di due cittadini. Di solito prevale la prima, senza per forza dovere adombrare sospetti. Stavolta è accaduto il contrario.

Due imputati, padre e figlio, sono stati assolti dal giudice monocratico Erika Di Carlo nonostante il pubblico ministero avesse chiesto la condanna per entrambi. Si dovrà attendere la motivazione della sentenza, ma potrebbe essere passata la tesi dei difensori, gli avvocati Jimmy D’Azzò e Dario Gallo, che metteva in discussione la credibilità degli uomini in divisa. Si vedrà, intanto questi i fatti.

Padre e figlio sono in macchina in una delle tante giornate caotiche della città. Due vigili urbani a bordo di un’auto civetta notano il loro anomalo zigzagare e tentano di fermarli. I due imputati proseguono la loro corsa, fino a quando non vengono bloccati in via Danisinni, a pochi metri da piazza Indipendenza. Il padre sta male, così dicono, e devono correre in ospedale. Gli animi si scaldano, volano parole grosse e pure qualche spintone. Uno dei vigili, che secondo gli imputati non si sarebbero qualificati come tali, rimedia pure qualche graffio giudicato guaribile in tre giorni. Sta di fatto che padre e figlio risalgono in auto e si allontano. Saranno poi individuati grazie al numero di targa. 

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Da qui l’imputazione di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. I legali, però, hanno giocato la carta che potrebbe avere convinto il giudice. I due vigili, infatti, non hanno firmato, pare per paura di ritorsioni da parte dei due imputati, il verbale in cui descrivevano quanto accaduto non lontano da piazza Indipendenza. “Come si può credere a due vigili che si rifiutano di firmare un atto d’ufficio?”, è il quesito sollevato dagli avvocati, i quali hanno sottolineato che i due imputati non erano e non sono dei delinquenti, ma i titolari di un bar con una fedina penale immacolata.

 

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05 Gennaio 2017, 06:16

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