Agira e San Francesco | Il racconto di Buttafuoco

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27 Dicembre 2016, 11:54

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Santa Messa del Natale. Chiesa della Madonna delle Grazie, ad Agira. L’assemblea canta Tu scendi dalle stelle. I due costeggiano lo stretto corridoio tra le panche e la parete. Tutto dentro la piccola chiesa si muove. C’è chi ha preso la comunione, chi s’inginocchia e perciò s’alza in volo, quindi il sacerdote che accoglie le particole rimaste e poi il coro – dolce, stonato in qualche punto – che avanza e gli sguardi di tutti nel cercarsi, guardarsi e sorridere. Tutto un muoversi dell’impercettibile sorriso del cuore.

I due – marito e moglie, anziani – camminano nel frattempo che lei accudisce lui, infreddolito, anche malfermo. Lui si consegna a lei, e il sapore dell’Ostia impasta in loro una tenerezza tutta di luce lungo quel camminamento fatto di cappotti, berretti in mano e fogli di lettura svolazzanti. Avanzano e si stringono in un abbraccio a sfiorarsi che significa tutto.

Come in ospedale, appena qualche mese prima. Un intervento di cataratta, lei. Lui fermo ad aspettare su una sedia. Lei arriva finalmente, accompagnata su una sedia a rotelle dalla capo sala. Un occhio è spento, l’altro è bendato. Non vede e sente ma più d’ogni altra cosa sente il bacio a sfiorarsi che lui – alzandosi da solo, con grande fatica – le porge sulla fronte.

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Non succederà più di vedere quel farsi avanti, aiutandosi, nel bel mezzo del tutto che si muove in una mattina di Natale, in chiesa. A vederla vivere, quella scena, è l’esatto senso della meta. La ruota del tempo prende possesso di tutti i frammenti della vita appena trascorsa per farne girandola di un solo istante, l’Eterno.

Freddo e gelo se ne stanno fuori dalla porta, messi da canto dall’alito di bue e asinello. E così le lacrime e il nodo in gola: se ne stanno ad aspettare in macchina, per consumarsi e asciugarsi nel breve tratto che dal parcheggio porta all’uscio della chiesa. Non succederà più su questa terra. Tra le stelle, sì. E’ la meta.

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27 Dicembre 2016, 11:54

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