"Capillare opera di corruzione". Agrigento, chi sono i 13 indagati

“Capillare opera di corruzione”. Agrigento, l’atto di accusa: 13 indagati

Il maxi appalto per la rete idrica e il politico coperto da omissis

PALERMO – “Una capillare opera di corruzione e di condizionamento di progettisti, pubblici funzionari, dirigenti di enti locali, assessorati e di organismi d’ambito territoriale”. Così scrive la Procura di Agrigento nel decreto di perquisizione e contestuale avviso di garanzia notificato a tredici indagati.

Avrebbero organizzato il patto del tavolino per controllare appalti milionari. La commessa più importante è quella della rete idrica di Agrigento e di altri comuni della provincia: 37 milioni di euro.

Cinque indagati sono stati arrestati dai poliziotti della Squadra mobile. Ordinanza di custodia cautelare in carcere per i favaresi Diego Caramazza, 44 anni, e Luigi Sutera Sardo, 58 anni. Arresti domiciliari per Sebastiano Alesci, 67 anni, ex dirigente dell’Ufficio tecnico comunale di Ravanusa e attuale dirigente dell’ufficio di Vigilanza e controllo del Comune di Licata; Carmela Moscato, 65 anni, e Federica Caramazza, 36 anni, rispettivamente mamma e figlia.

Un omissis copre il nome di un altro indagato. È un politico di cui al momento viene celata l’identità per ragioni investigative. Sutera Sardo è stato consigliere provinciale, eletto nel giugno del 2008. Dal 1993 al 2007 è stato anche consigliere comunale di Favara, dove ha ricoperto anche la carica assessore.

Gli altri indagati

Gli altri indagati sono Maurizio Falzone, 63 anni, ex funzionario dell’Ufficio tecnico comunale di Licata e oggi dirigente del libero consorzio di Trapani; Rosaria Bentivegna, catanese di 67 anni, Antonio Belpasso catanese di 38 anni, Alessandro Vetro, agrigentino ma residente a Favara, 35 anni; Alessandro D’Amore, originario di Lecce, 56 anni: Vittorio Giarratana, di Canicattì, residente a Ravanusa e funzionario dell’Ufficio tecnico comunale di Licata, Giovanni Campagna, di Ravanusa, 46 anni, segretario particolare del deputato ed ex assessore regionale Roberto Di Mauro; Giuseppe Capizzi, imprenditore e sindaco di Maletto, 48 anni.

La rete idrica di Agrigento

In questo caso sono indagati Sebastiano Alesci, Giuseppe Capizzi, Giovanni Campagna, braccio destro dell’ex assessore all’Energia Di Mauro, e il personaggio la cui identità è coperta da omissis.

Capizzi avrebbe costituito il Consorzio Della presentando, con la complicità di Alesci e di altri pubblici funzionari agrigentini, un’offerta economica al ribasso di oltre il 30% inidonea, dicono i magistrati, ad assicurare la concreta esecuzione dei lavori e senza avere i requisiti economici per affrontare i lavori. I pm evidenziano diverse irregolarità amministrative.

L’offerta viene ritenuta “inidonea” per potere eseguire i lavori.

Capizzi, che in quel momento aveva pure una misura interdittiva per un altro procedimento, avrebbe temporeggiato nella consegna della documentazione richiesta in attesa dell’erogazione dei primi finanziamenti.

Il cantiere sarebbe partito lo scorso aprile e in notevole ritardo, con opere parziali e subappalti non autorizzati. In questo contesto sarebbero entrati in gioco Campagna e il politico coperto da omissis.

Strada Salaparuta-Santa Margherita di Belice

Tra gli appalti “truccati” in cambio di tangenti ci sarebbe quello per la strada provinciale Salaparuta Santa Margherita di Belice per un importo di 2,4 milioni di euro, finanziato nel 2020 dal Ministero dei trasporti.

Falzone, dirigente del settore lavori pubblici del libero consorzio di Trapani e presidente della Commissione aggiudicatrice della gara, avrebbe favorito le imprese di Caramazza e Sutera Sardo, mentre Alesci sarebbe stato l’intermediario. I magistrati hanno quantificato la tangente, concordata e in parte versata, in una cifra non inferiore a 135 mila euro. I soldi in contanti sarebbero stati custoditi a casa di Carmela Moscato, madre di Diego Caramazza, passati per le mani dei figli Federica e Diego e successivamente di Alesci o Sutera, e infine inoltrati a Falzone. Sarebbero stati gli stessi Caramazza a definirli “mazzette”.

Lo stadio di Licata

Un altro appalto riguarda la ristrutturazione dello stadio “Dino Liotta” di Licata. Gli indagati in questo caso sono gli imprenditori Alessandro D’Amore e Alessandro Vetro e l’architetto Alesci che firmò la determina dirigenziale nel 2023 con cui fu dato il via libera alla commessa. Era anche il responsabile unico del procedimento. Sarebbero stati assegnati una serie di subappalti considerati irregolari per 450 mila euro.

Una parte del manto verde in erba sintetica – 60 metri per 1,24 – sarebbe stato consegnato a casa di un’amica di Alesci. Alesci, secondo i magistrati, avrebbe pilotato anche altri appalti a Ravanusa e Licata. In cambio avrebbe ricevuto da Caramazza, tramite Sutera Sardo, 25 mila euro in contanti. Altra utilità sarebbe consistita nei lavori edili nella tenuta di Campagna della famiglia Alesci a Naro.

Trattamento dei rifiuti a Ravanusa

Irregolarità sarebbero state commesse anche nell’appalto per la realizzazione dell’impianto di trattamento dei rifiuti a Ravanusa da 20,4 milioni. Ad aggiudicarselo i catanesi Rosario Bentivegna e Antonino Belpasso della Beico. Alesci era il responsabile unico del procedimento e presidente della Commissione aggiudicatrice.

Infine si indaga sull’appalto per la fognatura del rione Fondachello-Playa a Licata.

Associazione a delinquere

Secondo gli inquirenti, le gare “truccate” vanno inquadrate “in un sistema volto, a livello amministrativo, a proteggere, aiutare e conservare il controllo di attività amministrative, procedure, finanziamenti e opere pubbliche da eseguirsi sul territorio, con la volontà di controllare in modo stabile e perdurante ogni risorsa economica che arrivi dai molteplici e canali di finanziamenti pubblici, anche europei
sul territorio agrigentino e non solo”.

Il difensore di Capizzi: “Mio cliente si ritiene estraneo”

L’avvocato Carmelo Peluso difende Giuseppe Capizzi, che è sindaco di Maletto, nel Catanese. “Abbiamo appreso soltanto da questa indicazione che c’è un’indagine – afferma il penalista – non conosciamo le accuse. Il mio cliente si ritiene estraneo a qualunque ipotesi di reato: prepareremo la difesa quando sapremo in che cosa consiste l’accusa. Aspettiamo di capire di cosa si tratta”.


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