Il sistema Montante, il sequestro e la morte: chi era Moncada

Il sistema Montante, il sequestro e la morte: chi era Moncada

L'imprenditore agrigentino dell'energie alternative è deceduto ieri per un infarto

PALERMO – “Io mi sono allontanato da Confindustria perché ho detto chiaramente di non volere avere a che fare con la mafia dei colletti bianchi”, disse Salvatore Moncada ai microfoni della Rai. L’imprenditore è morto ieri all’età di 59 anni, colpito da infarto.

Andò via dall’associazione siciliana degli industriali sbattendo la porta. Ce l’aveva con “il sistema di Antonello Montante”, di cui le cronache si sarebbero occupate un decennio dopo quelle affermazioni.

Si è scoperto che c’era anche Moncada nel mirino delle indagini pilotate da Montante, capace di indirizzare il lavoro di alcuni importanti investigatori. Oppure di sfruttare una sorta di rete di spionaggio per l’attività di dossieraggio contro i suoi nemici.

Il suo piano sarebbe stato “funzionale ad attivare nei confronti di questi ultimi procedimenti penali o per l’applicazione di misure di prevenzione al fine di arrecare loro nocumento, atti da considerarsi contrari ai doveri d’ufficio in quanto adottati in violazione delle regole che disciplinano l’esercizio del potere discrezionale loro attribuito”.

Moncada raccontò di essere stato avvicinato da Giuseppe Catanzaro, pure lui sotto processo a Caltanissetta, l’imprenditore dei rifiuti che qualche anno dopo avrebbe preso il posto di Montante in Sicindustria. Per non avere intoppi nel progetto per un parco eolico a Gela, così disse Moncada, avrebbero dovuto lavorare insieme. Alla fine decise di andarsene.

Al processo cosiddetto Montante bis (nel primo l’ex presidente di Sicindustria è stato condannato ed è in corso l’appello) Moncada si era costituito parte civile. Non assisterà al dibattimento, non ne conoscerà l’esito.

Il sequestro da 6,5 milioni

Nelle aule di Tribunali l’imprenditore ha trascorso una parte della sua vita, anche da imputato. L’ultima tegola giudiziaria è di poche settimane fa. La Cassazione, infatti, ha confermato il sequestro fino a raggiungere la cifra di sei milioni e mezzo di euro nei confronti delle società “M Rinnovabili srl” e “Moncada Energy group srl”, entrambe a lui riconducibili.

Le indagini erano state avviate nel 2019 a seguito di una segnalazione della Banca d’Italia, che nel corso di un’attività ispettiva in un istituto di credito aveva rilevato delle anomale movimentazioni di denaro sui conti di società del gruppo ‘Moncada’.

La Procura di Agrigento, oltre al sequestro beni, avrebbe anche voluto arrestare Moncada, ma la richiesta fu respinta dal giudice. Il sequestro invece ha fatto il suo corso, reggendo fino alla valutazione della Cassazione. Moncada ha sempre sostenuto e difeso la sua innocenza.

Quando salì sul tetto per protesta

Alla notizia della conferma del sequestro, lo scorso aprile, mise in atto una protesta eclatante. Salì sul tetto, e vi rimase per ore, della foresteria sportiva accanto al “Palamoncada”, a Porto Empedocle,

“Da dieci anni sono sotto indagine e sono ancora incensurato. Di tutti quei procedimenti penali dove compare il mio nome, molti dei quali, si sono conclusi con l’archiviazione, su richiesta della stessa Procura, o con sentenza di assoluzione – disse accorato -. Quindi o è abnorme anche la richiesta di sequestro dei sei milioni e mezzo, o c’è qualcosa che non va”.

Si riteneva un perseguitato dalla giustizia (qui la replica della Procura agrigentina). Aveva scritto al Guardasigilli, al Consiglio superiore della magistratura, al presidente della Repubblica Mattarella, e alla Procura di Caltanissetta.

Ieri il decesso, Moncada aveva 59 anni. Partendo da Agrigento era riuscito a diventare un riferimento internazionale nel settore delle energie alternative.


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