04 Dicembre 2009, 10:41
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La risposta europea alla crisi globale, ossia il Piano europeo di sviluppo, recentemente avviato dalla Commissione, non ha prodotto i risultati sperati: la parte più rilevante dell’azione è infatti affidata all’apporto dei singoli Stati dell’Unione e spesso mancano politiche economiche di dimensione europea. Dell’argomento si è discusso oggi, a Palermo, in occasione del convegno “La riforma del bilancio dell’Unione europea come premessa per lo sviluppo e la coesione economica in Europa”. Il dibattito organizzato dalla federazione siciliana dell’Aiccre (Associazione Italiana del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa) e dal Movimento federalista europeo e al quale hanno partecipato rappresentanti del mondo accademico, politico, sindacale e imprenditoriale, è servito a fare il punto sulle nuove priorità da tracciare a livello europea, ma anche ad esaminare la tipologia di spesa fin qui seguita in Sicilia. “Quando l’Europa ha dato avvio ai fondi strutturali per le aree in ritardo di sviluppo – ha spiegato Guido Montani, docente di economia e politica internazionale all’università di Pavia – ad usufruirne sono stati oltre al Sud Italia, l’Irlanda, la Grecia, la Spagna e il Portogallo. Tutti paesi che avevano un reddito pro capite inferiore alla media comunitaria. Oggi è sufficiente pensare che mentre l’Irlanda grazie ai fondi europei è al 109% della media Ue, il nostro Mezzogiorno non ha praticamente modificato la sua situazione”. La ragione? A dare una risposta hanno pensato Giada Platania, responsabile Area programmazione e affari internazionali di Confindustria Sicilia, e Maurizio Bernava, segretario generale della Cisl Sicilia: “La programmazione 2000-2006 si è chiusa sparpagliando i fondi europei in mille rivoli. Quando si è cominciato a parlare di nuova programmazione, la 2007-2013, abbiamo più volte chiesto che i fondi venissero concentrati in grandi voci di spesa, capaci davvero di creare sviluppo. Ma anche in questo caso è stato riprodotto il vecchio modello”. “Per avere una maggiore efficienza – ha aggiunto Bernava – le somme dovrebbero concentrarsi in infrastrutture, innovazione e politiche di coesione sociali. Invece, ancora una volta, la logica delle risorse è stata violentata dalle necessità politiche”.
Al dibattito, moderato da Ruggero del Vecchio del Movimento federalista europeo, ha partecipato anche Antonello Cracolici, componente della commissione Bilancio all’Ars.
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04 Dicembre 2009, 10:41