02 Marzo 2017, 09:56
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CATANIA. Avrebbero agevolato tre deputati regionali dell’Assemblea siciliana che avevano debiti col Fisco cancellando un fermo amministrativo e chiudendo illecitamente procedure esecutive di pignoramento. E’ l’accusa nei confronti di nove dipendenti di Riscossione Sicilia, la società pubblica che si occupa di recupero dell’evasione. Nell’avviso di conclusione delle indagini la Procura di Catania contesta l’abuso d’ufficio in concorso e continuato e ipotizza un danno erariale di quasi di 390 mila euro.
Nell’inchiesta, coordinata dal pm Fabio Regolo, sono coinvolti agenti, funzionari e dirigenti di Riscossione Sicilia, in servizio nella sede provinciale di Catania della società. L’indagine è partita da esposti presentati dall’attuale amministratore unico di Riscossione Spa, l’avvocato Antonio Fiumefreddo, che più volte ha denunciato, anche pubblicamente, presunte “agevolazioni illegittime” da parte di personale della società nei confronti di politici debitori col Fisco. I tre parlamentari regionali che sarebbero stati favoriti dagli indagati sono Nello Musumeci, leader del movimento ‘DiventeràBellissima’, di cui si parla da tempo come uno dei candidati del centrodestra al ruolo di governatore alle regionali d’autunno; Nino D’Asero, attuale capogruppo del Ncd all’Assemblea e Raffaele Nicotra, deputato regionale del Pd. Secondo l’accusa, Musumeci e D’Asero avrebbero ottenuto la chiusura di procedure esecutive di pignoramento presso terzi nonostante avessero ancora dei debiti con Riscossione. Nicotra invece sarebbe stato favorito con la cancellazione di un fermo amministrativo di un veicolo e con la chiusura di una procedura esecutiva di un pignoramento immobiliare pur avendo anche lui ancora dei debiti col fisco.
“La conclusione delle indagini da parte della Procura della Repubblica di Catania, con la individuazione di specifiche condotte di abuso d’ufficio in capo ad individuati dirigenti e dipendenti di Riscossione Sicilia con conseguente vantaggio in favore di taluni deputati regionali, conferma che si aveva ragione di denunciare le ingiustizie scoperte”. Così l’avvocato Antonio Fiumefreddo, amministratore unico di Riscossione Sicilia, commenta l’avviso di conclusione delle indagini emesso dalla Procura di Catania che coinvolge nove dipendenti della società pubblica, indagati per abuso d’ufficio in concorso e continuato perché avrebbero favorito tre deputati regionali debitori col Fisco. “Le indagini confermano altresì che non ci sono più zone franche per nessuno – avverte Fiumefreddo – e per questo ringrazio ancora una volta il procuratore Zuccaro per l’attenzione dedicata dal suo ufficio ai reati contro la pubblica amministrazione, mentre sottolineano quanto sia importante l’azione di uguaglianza, pulizia e giustizia che stiamo portando avanti con Riscossione in Sicilia, rendendo un servizio dovuto ai cittadini che si sacrificano per compiere il loro dovere”. “La sporcizia va denunciata – conclude Fiumefreddo – e le cose vanno cambiate se si vuole bene a questa terra”.
Sono nove, tra dipendenti e dirigenti, gli indagati per concorso in abuso d’ufficio dalla Procura di Catania nell’inchiesta sull’ufficio provinciale etneo di Riscossione Sicilia. Tra gli indagati nell’avviso di conclusione indagini non ci sono i nomi dei tre deputati regionali Nello Musumeci, Nino D’Asero e Raffaele Nicotra che sono citati soltanto come beneficiari. Gli indagati per abuso d’ufficio sono: i dirigenti Gaetano Romano, di 58 anni, e Antonella Anello, di 56; l’operatore Giovanni Musmeci, di 60; e gli agenti Maria Letizia Idonea, di 55, Ermanno Sorce, di 56, Maria Letizia Sapuppo, di 44, Salvatore Torrisi, 52, Maria Grazia Furnari, di 47, e Giuseppa Giarratana, di 48. L’avviso di conclusione indagini permette agli indagati di depositare memorie o di chiedere di essere interrogati ed atto che permette alla Procura di Catania di decidere se presentare al Gip richiesta richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione.
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02 Marzo 2017, 09:56