27 Maggio 2013, 13:07
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CATANIA- Grande debutto il 24 maggio 2013 per il Pipistrello, operetta in tre atti di Carl Haffner e Richard Genée, musica di Johann Strauss Jr, traduzione ritmica e dialoghi di Luigi Lunari, adattamento e regia del poliedrico Michele Mirabella, direzione Andrea Sanguinetti, in scena fino al 30 maggio. La storia sulla quale si fonda l’opera, in scena per la prima volta il 5 aprile 1874, è la caratteristica commedia dell’800, fatta di coniugi volubili, sotterfugi tradimentosi e vendette, amanti stentati e inganni “tentati”, che si risolvono in fraintendimenti, ed una tragedia evitata grazie al “processo” e alla condanna di un unico capro espiatorio: lo champagne!, “dei vini il migliore, dei vini il meno saggio!”, il cui verdetto viene cantato a gran voce da tutti: “Un re che tutti onorano, amano, bevono… Eccolo qui sul trono. Champagne Premier!”.
Operetta che non brilla certo per i colpi di scena, che risultano quasi scontati per il moderno spettatore; specchio, tuttavia, di un’epoca di dura ripresa per l’Impero asburgico che l’ha partorita, figlia legittima del tracollo della borsa viennese del 1873 e della conseguente depressione europea, alla ricerca di spensieratezza e divertimento, fondata sul laissez faire, laissez passer di lettura ben oltre quella esclusivamente economica ipotizzata da de Gournay qualche decennio prima a Parigi, luogo nel quale l’operetta è ambientata, ma soprattutto sociale: è con questa atmosfera che nel primo atto, a villa Eisenstein, la cameriera, scambiandolo per un tenore girovago, si premura di lanciare una moneta ad Alfred (un teatralmente perfetto Danilo Formaggia), che nel passato aveva qualche intesa amorosa con la sua padrona Rosalinde, e che ora torna per prendersi quello che prima non aveva avuto, “pur sposata vi bramo!”, indifferente della sua attuale condizione di donna maritata, “non son geloso, la cosa non mi disturba!”, aspettando che il marito Eisenstein vada in prigione per aver schiaffeggiato un pubblico ufficiale; nel II atto, palazzo del principe Orlofsky si ritrovano nobili, pseudo cavalieri e pseudo marchesi, pseudo artisti che in realtà sono cameriere “libertine”, ove il “padrone”, Gabriel von Einstein (in scena un bravissimo Bruno Taddia) finisce per corteggiare con tanto di promessa di regalo la cameriera Adele (in scena la capace Diletta Rizzo Marin) vestita a festa coll’abito della sua padrona Rosalinde (rappresentata impeccabilmente da Stefania Bonfadelli), la quale giunge improvvisamente mascherata da contessa ungherese, che canta una csárdás (ciarda) pur di non essere smascherata, e che diviene immediatamente la prescelta dal pseudo marchese Renard (ossia suo marito Eisenstein, senza che lui riesca a capire l’inghippo). Una festa nella quale il regista Mirabella fa intervenire quali invitati anche Garibaldi e Vittorio Emanuele II, che insieme fanno uno sketch comico e satirico, dalle attualità politiche al telefono di Meucci, i quali sono alla festa perché la loro patria non li vuole più ricordare. “Per me Garibaldi è un personaggio molto amato, – ci dice il regista Mirabella – ho trovato plausibile che Garibaldi e Vittorio Emanuele sarebbero stati invitati ad una così grandiosa festa, è tutto storicamente probabile!”.
Comica è la figura del guardiano del carcere Frosch, che nella presente versione viene tradotto Ranocchio, un simpatico ubriacone che la regia vede bene quale cervelletto italiano in fuga (in scena è infatti il comico Francesco Foti); simpatico anche il tartagliante avvocato Blind (Giovanni Monti). “Nel Pipistrello c’è tutta l’ispirazione per un regista che la sa leggere. – continua il l’eclettico regista Mirabella – Protagonista vera è la musica, il valzer. Io ho individuato tre costanti stilistiche: nel primo atto la musica, il secondo atto la danza nel terzo la prosa. È un’amalgama che io ho tentato di fare lasciando pochissimo liberi gli interpreti, ho preferito una guida severa e attentissima nella distribuzione dei tempi comici, musicali, e tesicorei. È un modo per ritrovare un periodo storico irripetibile”.
Avvincente la regia, firmata da Michele Mirabella, con le intrusioni comiche e la musica di Tchaikovsky, che danno il la alla parte danzata con gli immancabili valzer straussiani, ma comunque attenta alla tradizione dell’operetta e del periodo depressivo nella quale era ambientata, quanto mai vicino agli attuali canoni di decrescita e ristrettezza che l’Italia e l’Europa sta vivendo. Pulita e senza eccessi la direzione della blasonata orchestra del Teatro Massimo Bellini da parte del m° Andrea Sangiutti che ha sostituito l’indisposto m° Xu Zhong, capace il coro del Teatro Massimo preparato dall’abile Tiziana Carlini. Bellissime le scene e i costumi a firma di Alida Cappellini e Giovanni Licheri, colorate e fascinose, avvincenti, capaci di far immaginare le seducenti e libertine atmosfere ottocentesche.
Sono venti anni che Il Pipistrello non calca le scene del Teatro Massimo Bellini, e il pubblico, allegro ed entusiasta, ha ricambiato con calorosi applausi le performances degli autori nella allegra soirée.
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27 Maggio 2013, 13:07