27 Luglio 2015, 20:51
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MESSINA- Al funerale del padre con le manette. Francantonio Genovese ha preferito rimanere nella sua cella del carcere di Gazzi, dove si trova rinchiuso dallo scorso 15 gennaio, piuttosto che presentarsi in chiesa con i “ferri” ai polsi. Una scelta sofferta – fanno sapere i familiari – ma necessaria, maturata da Genovese nella mattinata di oggi, dopo che il suo legale, Nino Favazzo, ha avanzato la richiesta al direttore del penitenziario messinese. Il padre del parlamentare del Pd, morto ieri all’età di 89 anni, era lucido fino a qualche giorno addietro, ed era molto provato per l’arresto del figlio. Luigi Genovese, nativo di Ucria, era stato parlamentare per sei legislature, eletto nel collegio di Patti con la lista della Democrazia cristiana; era il cognato di Nino Gullotti, più volte ministro, avendo sposato la sorella Angelina.
Questo pomeriggio al funerale, celebrato alla chiesa di Sant’Elena, Francantonio Genovese non ha potuto presenziare al funerale del padre per non subire l’ulteriore onta delle manette in pubblico. Le prescrizioni – dicono dal carcere di Gazzi – previste dai regolamenti, parlavano di accompagnamento a bordo di un cellulare, manette ai polsi e scorta di due agenti penitenziari durante la funzione religiosa. Troppo per il parlamentare del Pd, finito agli arresti a maggio del 2014 per lo scandalo della Formazione. Francantonio Genovese lo scorso gennaio, dopo che la Cassazione ha accolto la richiesta di arresto avanzata dalla Procura, si trova rinchiuso in una cella del carcere di Gazzi.
La precisazione dell’avvocato
La mancata partecipazione al funerale è stata concordata tra Francantonio Genovese e il suo legale Nino Favazzo direttamente al carcere di Gazzi, dove l’avvocato s’è recato ieri mattina. Non è stata formulata alcuna istanza, ma solo una richiesta informale alla direzione del carcere. “Non ho inoltrato alcuna istanza – afferma il legale – perché, conoscendo l’ordinamento penitenziario, so bene che non poteva essere concesso al detenuto di recarsi ‘libero e senza scorta’ a porgere l’ultimo saluto al padre deceduto. Non potevo infliggere al mio assistito, che non avrebbe accettato, anche questa ulteriore umiliazione”.
L’avvocato Nino Favazzo poi aggiunge una considerazione sulla carcerazione preventiva dell’indagato che si sta protraendo da oltre un anno: “La morte è un evento imprevedibile che non può essere pianificato e che non ha rispetto per le esigenze e le condizioni in cui si trova chi resta. Sono sicuro che l’ultimo pensiero del Senatore Genovese è stato rivolto al figlio che adorava e che non vedeva da oltre sette mesi. Sono altrettanto convinto che una carcerazione preventiva palesemente ingiusta, perché protratta oltre ogni ragionevole limite, ha impedito a Francantonio di poter abbracciare per l’ultima volta il padre e gli impedirà di condividere il proprio dolore con i suoi cari, con la riservatezza che il caso richiede! Può esistere pena più grande?”.
La nota
“Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e la Procura della Repubblica di Messina in una nota congiunta con riferimento alle notizie di stampa circa la mancata partecipazione di Genovese Francantonio, in atto sottoposto a custodia cautelare, ai funerali del padre smentiscono che sia stata mai rivolta istanza di partecipazione al rito religioso. Ferma restando la competenza del Tribunale a decidere sulla eventuale partecipazione, rilevano come in virtù del preciso divieto di legge risulti fantasiosa e priva di ogni fondamento l’ipotesi di una possibile partecipazione al rito con mezzi di coercizione fisica, mezzi che peraltro non sono mai stati utilizzati nei confronti della persona in oggetto in occasione dei due precedenti arresti”.
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27 Luglio 2015, 20:51