23 Giugno 2015, 20:19
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PALERMO – A metà circa di un vertice insolitamente breve, il governatore ha iniziato la litania delle riforme. “Dobbiamo fare le Province, i rifiuti, lo ‘Sblocca Italia”, il reddito minimo garantito e poi…”. E poi erano già troppe. Così Rosario Crocetta ha chiesto che qualcuno gli portasse un quotidiano. Lì, le riforme a cui mettere mano erano state elencate con puntualità. “Ah già, c’è anche l’acqua pubblica, il testo unico per le attività produttive…”. Un’ora scarsa. Tanto è durato il “verticino” di maggioranza. Ristretto in tutto, anche nel numero dei componenti, rispetto al passato. Ma inutile esattamente come gli altri. Al punto che gli esponenti politici e il governatore si sono dati appuntamento a venerdì prossimo. “Un modo per intensificare i nostri caminetti”, racconta uno dei capigruppo presenti a Palazzo d’Orleans.
E in effetti, stavolta l’incontro di maggioranza è stato limitato nelle presenze. Nella “lista” esclusiva solo capigruppo e segretari di partito. Hanno partecipato, per la precisione, il segretario del Pd Fausto Raciti, il capogruppo all’Ars dei democratici Baldo Gucciardi, per il Megafono il capogruppo Giovanni Di Giacinto e per il coordinamento regionale Antonio Malafarina, per il Pdr presenti il coordinatore Michele Cimino e il capogruppo Beppe Picciolo, per l’Udc il segretario regionale Giovanni Pistorio e il capogruppo Mimmo Turano, per Sicilia democratica l’ex assessore Ezechia Reale per quanto riguarda il coordinamento e per il presidente del gruppo parlamentare Totò Lentini.
Tutti quanti hanno ascoltato, quasi senza soluzione di continuità, il monologo del presidente. Che è apparso, nei contenuti, quasi un “riassunto” della scoppiettante conferenza stampa di qualche giorno fa. Certo, stavolta, sono cambiati di molto i toni (i presenti raccontano di un Crocetta molto meno ‘vivace’) e il discorso è stato alleggerito dai riferimenti polemici, ad esempio, nei confronti dei renziani.
Crocetta ha iniziato con l’analisi del voto delle amministrative. Una disamina durante la quale il governatore ha respinto l’interpretazione di chi lo vede responsabile della “sconfitta in casa” a Gela. Il presidente ha ribadito agli alleati che, da quando lui è al governo, il centrosinistra ha sempre ottenuto grandi successi alle tornare elettorali. Poi si è passati, come detto, al lungo elenco di riforme da fare. E a dire il vero, in questa fase, il vertice ha virato verso il “surreale”. Tra le priorità indicate da Crocetta, infatti, ecco spuntare temi che rappresentano la “priorità” praticamente dall’insediamento del governatore: “Le Province, subito. Poi la riforma dell’acqua pubblica, dei rifiuti, la legge sulla Formazione, il testo unico delle Attività produttive”. Riforme annunciate già almeno una decina di volte. Ma rimaste impantanate tra l’inerzia del governo e le liti della maggioranza. A quel punto, però, Crocetta ha persino rilanciato, facendo un po’ storcere il naso agli alleati, e ha proposto nuove, epocali riforme, come “lo Sblocca Sicilia” e il “reddito minimo” per i poveri. A quel punto qualche big presente si è chiesto come fosse possibile aggiungere nuovi annunci quando ancora bisogna mettere una pezza sui ritardi clamorosi e a tratti tragicomici che hanno contraddistinto le altre leggi annunciate, ancora pendenti e in qualche caso affondate miseramente, persino tra le proteste. Come quelle che oggi hanno portato in piazza migliaia di lavoratori delle ex Province.
“Le leggi – ha dichiarato il presidente Crocetta – sono già tutte incardinate e contengono anche provvedimenti essenziali, all’interno dello sblocca Sicilia ad esempio è presente una norma che consente di evitare il dissesto delle province e licenziamento dei lavoratori. Accanto a questo, alcune norme relative a modifiche sulla legge finanziaria, come la gestione dell’emergenza rifiuti che domani tra l’altro sarà oggetto di un incontro con il Ministro Galletti”.
Il presidente ha ribadito tra l’altro che la politica dei tagli non può essere più praticata nelle dimensioni in cui è stata praticata dal 2013 al 2015 senza compromettere e aggredire lo stato sociale, e che ha posto drammaticamente il problema della questione sociale, che parte dalla difesa dei disoccupati e dei precari. “Ci siamo messi alle spalle il vecchio sistema di sprechi e corruzione, – continua Crocetta – anni di stasi totale, burocratica ed economica, rilanciando un nuovo modello che partendo dai fondi europei e da un nuovo modo di amministrare, sta salvando la Sicilia. Il peso del passato – aggiunge il presidente – ha proporzioni enormi e le misure hanno effetto nel tempo. Occorre varare misure urgenti per garantire la solidarietà sociale. Occorre coinvolgere di più il Governo nazionale rispetto all’urgenza delle risposte da dare per il risanamento finanziario a partire dal riconoscimento dei 350 milioni ancora non ratificati e delle misure urgenti per i disoccupati e i formatori. Non è affatto in discussione il rapporto con il governo Renzi, ma semmai è esattamente il contrario, ovvero la richiesta di maggiore interlocuzione. Così come con la maggioranza, oltre a condividere il piano delle riforme, dobbiamo condividere un crono-programma che garantisca che le stesse vengano approvate”.
Per il segretario del Pd Fausto Raciti, la “discussione rimane aperta. Certo, forse, prima di mettere mano a nuove riforme sarebbe meglio chiudere in modo efficace i capitoli ancora aperti. Già dalla prossima settimana, quando tornerà in Aula il testo sulle Province, avremo modo di dimostrare se una maggioranza esiste davvero o se ci stiamo solo prendendo in giro. E se ci stiamo prendendo in giro, salta tutto. Se quelli annunciati solo sol spot non supportati da una incisiva azione di governo, verrà compromesso definitivamente il rapporto con Roma. Con tutte le implicazioni, anche istituzionali, che questo potrebbe comportare”. Cioè l’addio all’esperienza del governo Crocetta. Nonostante le nuove riforme. Ovvero, i nuovi annunci.
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23 Giugno 2015, 20:19