28 Maggio 2013, 19:07
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PALERMO – Cambio al vertice della Società interporti siciliani. Alessandro Albanese, già presidente di Confindustria Palermo e vicepresidente vicario della Sis, prende il posto di Rodolfo De Dominics alla guida della Società. La scelta di Albanese – proposta dalla Regione – è stata votata all’unanimità. Con Albanese sono stati eletti anche i consiglieri d’amministrazione Caterina Montebello e Giovanni Amico.
Una nomina che giunge in un momento di svolta per la Società che, da giugno dello scorso anno, fa i conti con una procedura di infrazione sollevata dalla Comunità europea che ne ha, di fatto, bloccato l’attività. “Si tratta – spiega Albanese di un progetto che, una volta realizzato, consentirà il coordinamento con le infrastrutture di trasporto via strada, ferrovia e mare. Un passaggio fondamentale se si ha voglia veramente di parlare di sviluppo della Sicilia. Non è possibile, infatti, pensare a un rilancio del tessuto imprenditoriale dell’Isola senza che questo passi dalla logistica. Per capirci, nessuna azienda verrà a investire qui, se prima non creiamo le infrastrutture”.
Ed è proprio su queste infrastrutture che la Regione ha giocato l’ultimo braccio di ferro con Bruxelles. In particolare, facendo riferimento a una sentenza della Corte di giustizia europea del marzo 2011 nella quale veniva interpretata come “attività economica” un contratto di fornitura di energia elettrica (il cosiddetto caso Leipzig Halle), l’Ue ha di fatto ampliato il campo di applicazione delle regole in materia di aiuti di Stato anche agli investimenti infrastrutturali (pure se realizzati da soggetti pubblici, come può essere un’Autorità portuale, e indipendentemente dal fatto che si tratti, come nel caso della Sicilia, di regioni ad obiettivo “convergenza”) e nella misura in cui siano assimilabili ad attività economica, anche in termini di semplici canoni di concessione. Per intenderci, secondo questa linea, è sufficiente che una qualsiasi infrastruttura venga messa a disposizione a fronte del pagamento di un canone per incorrere nella procedura di infrazione sugli aiuti di Stato. Ed è su questo che si è imbattuta anche la Sis.
“Adesso, però – rassicura il neo presidente – la questione sembra essere superata e attendiamo da un giorno all’altro il via libera da Bruxelles”.
Cosa che, di fatto, sbloccherà l’empasse sia a Termini Imerese, dove la gara di concessione al futuro gestore, della durata di 25 anni, è stata già completata e la commissione ha rilevato che la Tecnis (unico partecipante) ha tutte le carte in regola, ma anche su Catania, “dove, aggiunge Albanese – la gara è in corso e a brevissimo saremo in grado di aggiudicarla”. L’interporto di Catania, nello specifico, prevede un polo intermodale di 125 mila metri quadrati e un polo logistico di 144 mila, mentre quello di Termini Imerese un polo di stoccaggio destinato ai carichi in attesa di essere movimentati, un terminal ferroviario per i servizi di scambio tra strada e ferrovia e un polo logistico per oltre 300 mila metri quadri. “Si tratta di un’opera – sottolinea Albanese – che dovrebbe diventare un polmone essenziale per la portualità siciliana anche nell’ottica del trasferimento delle navi da carico che oggi approdano a Palermo, che resterebbe in linea di massima destinato al traffico passeggeri”.
Ma prima l’Ue deve liberare i fondi che, per Termini sui 78 milioni necessari per la realizzazione dell’opera ammontano a 48, mentre su Catania il finanziamento a valere sul Pon è meno accentuato (il 20% circa dell’intero investimento).
La società interporti siciliani è partecipata dalla Regione siciliana (20,5%); dal Comune e dalla Provincia di Catania, dalla Camera di Commercio e dall’Ast (12%), dalla Provincia di Palermo (7,9%), dal Comune di Termini Imerese (1,3%), dall’Ente autonomo Porto di Palermo (7,8%), dai Consorzi Asi di Palermo e Catania (3,6% e 7,8%); dalle Camere di Commercio di Palermo e Siracusa (3% e 0,4%); e dal consorzio Asi del Calatino (0,3%).
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28 Maggio 2013, 19:07