Trapani, mazzette e quiz in anticipo: così si 'trucca' un concorso Live Sicilia

Mazzette a rate, quiz in anticipo: così si ‘trucca’ un concorso

I retroscena dell'indagine della Procura di Trapani

PALERMO – La proposta arrivò una sera d’estate, seduti al tavolo di un ristorante ad Alcamo Marina. Sborsando tremila euro i candidati al concorso avrebbero avuto una corsia preferenziale. In tanti hanno pagato la cifra richiesta da Giuseppe Pipitone, arrestato ieri dai carabinieri della compagnia di Alcamo. Gli investigatori hanno in mano il libro mastro della corruzione.

All’inizio si dovevano pagare 150 euro per il materiale didattico e altri 100 al mese per l’affitto del capannone dove Pipitone, istruttore ginnico dei vigili del fuoco, trapanese di nascita ma in servizio a Catania, preparava i candidati per le prove fisiche del concorso. Il resto, e cioè l’inserimento nella graduatoria avveniva solo con il pagamento extra.

Qualcuno, però, non si piegò e ha denunciato la richiesta di denaro ai carabinieri, andando a ingrossare il fascicolo aperto dalla Procura di Trapani sul giro di corruzione ai concorsi per diventare poliziotto, agente penitenziario e vigile del fuoco.

L’inserimento in graduatoria dava la quasi certezza di ottenere il posto di lavoro in virtù dello scorrimento della stessa. Alcuni degli indagati ci sono effettivamente riusciti. Altri erano in attesa e guardavano al futuro con fiducia. D’altra parte nel precedente corso per pompiere, bandito nel 2009, alla fine i posti disponibili aumentarono fino ad arruolare tutti gli idonei. Ed erano 250. Era molto probabile che la stessa cosa sarebbe avvenuta per la selezione del 2018 su cui si sono concentrate le indagini.

Ed ecco giustificata la corsa a truccare le carte da parte di Pipitone. Chi pagava e si inseriva nel suo “gruppo”, così lo chiamava, poteva contare su amicizie ad alti livelli. “Mi interessa che questo qua faccia il salto di qualità, come numero… è uno che sta seguendo il nostro percorso e quindi mi interessa che faccia il salto di qualità…”, diceva Pipitone ad uno dei suoi Ganci romani, il sindacalista Filippo Lupo.

Il successivo passaggio era l’invio di un sms all’amico commissario: “Ciao Lamberto… domani pomeriggio mio cugino farà gli esami tecnici. Te lo volevo segnalare perché ci tengo particolarmente”. Di messaggi di questo tenore ce ne sono parecchi agli atti dell’inchiesta, ma non c’è la prova che chi li ha ricevuti abbia fatto del presunto patto corruttivo.

A volte erano i genitori a farsi avanti, disposti a pagare pur di aiutare i figli: “…volevo dirti soltanto una cosa, quando vuoi…ti vai a prendere un caffè con mio padre…”.

Si accettavano anche pagamenti a rate: “… con tuo padre quella cosa l’abbiamo fatta e mi ha detto dice ogni fine mese, facciamo questa operazione… finché chiudiamo…”. Perché tutti, o quasi, devono fare i conti per arrivare a fine mese: “… se vuoi faccio metà e metà poi dopo ad agosto, perché ora come ora sono cortissimo perché ho matrimoni, cose in mezzo, spese, cioè…mi viene molto difficile…”.

Non c’erano solo le prove fisiche da superare. Uno step del concorso prevedeva anche un quiz scritto. Il salemitano Giacomo Rizzotto, fra i destinatari della misura cautelare dell’obbligo di dimora, avrebbe avuto in anticipo il file con domande e risposte. Era felice, aveva in mano “… cose che sono uscite da lì, con la firma della Commissione e cose…file della commissione… mi ha dato quattro materie. Ora mi ha detto che questa settimana prenderà altro materiale…”.

I file sono stati recuperati in una cartella all’interno del pc di Pipitone, denominata “genny.rar”. C’erano le fotografie di una sfilza di domande di cui solo alcune contraddistinte con un segnale. Sono documenti ufficiali, siglati con un nome che non è stato possibile identificare. Si va dai nomi delle ossa umane alle domande sull’ordinamento del ministero dell’Interno.

La voce delle abilità di Pipitone avevano ormai superato i confini siciliani. Del suo “gruppo” avrebbero fatto parte “i candidati veneti”, agganciati tramite Vincenzo Faraci, finito ai domiciliari, che all’epoca faceva servizio in Veneto.

Tra i “raccomandati” da Pipitone ci sarebbe anche Francesco Renda, vincitore di uno dei 1.148 posti di poliziotto messi a concorso nel 2017. In servizio al commissariato di San Donato di Torino, ora è finito ai domiciliari a tempo determinato per 30 giorni, al termine dei quali scatterà la sospensione per sei mesi dall’incarico di poliziotto.

Renda sarebbe stato aiutato due volte. La prima per ottenere l’idoneità e la seconda per evitare fosse inviato alla scuola di Vibo Valentia. Ad aiutare Pipitone sarebbe intervenuto il sindacalista della polizia Vittorio Costantini dell’Usip. Per Renda Pipitone ammetteva di avere fatto un lavoro incalzante pur di ottenere il risultato: “… io sono dovuto andare a Roma e avere garanzie, cioè ho fatto cose che si fanno solo per i figli e nessu… per nessun’altro.”. 


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