Cronaca

Alessio e l’uomo che ha salvato |”Ma non chiamatemi eroe”

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18 Luglio 2020, 12:11

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PALERMO- Alessio è l’uomo in uniforme che ha salvato. Filippo è l’uomo che è stato salvato dall’acqua e dal fango. Adesso, in una mattina dal sole incerto, si stringono la mano nell’atrio della questura di Palermo.

Filippo La Placa racconta: “Ero in viale Regione nel giorno del nubifragio. L’acqua ha cominciato a salire. I finestrini si sono chiusi, come lo sportello. Non sapevo che fare. Un angelo in divisa mi ha soccorso: ‘Ora devi uscire. Fidati di me’. Mi sono fidato e sono riuscito a salvarmi. Ora sono qui per poterlo raccontare”.

Alessio Patricolo è il poliziotto che l’ha tirato fuori dall’inferno liquido: “Se ho avuto paura? Non hai il tempo di pensarci, perché in quei momenti tutto va in fretta e non hai la testa per calcolare i rischi. Ho lasciato il cinturone a un collega e mi sono tuffato. Funziona così”.

E’ il mercoledì della bomba d’acqua su Palermo, della concitazione, delle notizie che rimbalzano. Alessio racconta: “La scena era la stessa ovunque, c’era un panico comprensibile. Noi abbiamo fatto soltanto quello che dovevamo fare. No, non chiamatemi eroe. E’ la nostra vita, è il nostro lavoro, il nostro dovere. Prima abbiamo recuperato una coppia, un uomo e una donna rinchiusi nell’automobile. Ho rotto il finestrino con il coltello che abbiamo in dotazione. C’erano bambini. Quello che ho vissuto non lo scorderò mai”.

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Filippo è un architetto. Insegna. Mentre racconta, sua moglie Patrizia lo veglia con lo sguardo. “Cosa fai in quegli attimi? Preghi. Io ho pregato tanto. E’ stato Alessio a darmi il coraggio di uscire da un finestrino che nel frattempo si era abbassato. Gli sarò sempre grato, perché sono qui e posso parlare, lo ripeto. Altrimenti… E’ un miracolo che non sia morto nessuno”.

Alessio non vuole essere chiamato eroe e ha ragione. Non soltanto in questa occasione, almeno. Lui e i ragazzi in uniforme lo sono sempre. E, senza la loro abnegazione, il nubifragio di Palermo avrebbe avuto conseguenze tragiche. Una foto che gira sul web lo ritrae mentre, sdraiato sopra il tettuccio di un’automobile, cerca nell’abitacolo con la mano: “Avevo il terrore che ci fosse una bambina. Sa, io sono padre. E’ stato un frangente tremendo. Meno male che non c’era. A mia moglie ho detto: mettimi l’accappatoio fuori la porta”. E la tensione si scioglie nei sorrisi, ma gli occhi non dimenticano. Non possono.

Gli occhi di un uomo che hanno osservato la morte da vicino. Gli occhi di una donna che hanno avuto paura di perderlo. Gli occhi di Alessio con ancora dentro i fiumi impetuosi di quel pomeriggio. E un mare di coraggio.

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18 Luglio 2020, 12:11

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