12 Agosto 2016, 05:23
4 min di lettura
CATANIA – È di qualche giorno addietro l’ordinanza del Sindaco di Aci Castello che vieta i bagni lungo la costa castellese all’altezza dei “muretti”. Meta tipica e molto gettonata dai nostri concittadini. Ma perché questa ordinanza? Di chi è la colpa? Il responsabile di tutto ciò, anzi, “La” responsabile è una minuscola alga chiamata Ostreopsis ovata. Vediamo di capire chi è e cosa fa! Le Ostreopsis sono minuscole alghe quasi invisibili ad occhio nudo che vivono sui fondali marini appartenente alla famiglia delle Dinoficee. Sono tutte specie originarie dei mari tropicali ma negli ultimi anni, complice l’intensificarsi degli scambi commerciali via mare tra Mediterraneo ed estremo oriente, alcune specie di questa famiglia sono state rinvenute anche lungo le nostre coste.
Dinoficea bentonica potenzialmente tossica tipica delle aree tropicali e subtropicali rinvenuta negli ultimi anni anche in zone temperate e in molti paesi del Mediterraneo. Quella più nota e maggiormente presente lungo le nostre coste è Ostreopsis ovata. Questa microalga è in grado produrre sostanza tossiche, dette tossine, come la palitossina (PLTX) ed alcuni suoi analoghi tra cui le ovatossine (OVTXs) e la mascarenotossina. Questi composti che l’alga produce nel corso dei propri processi metabolici sono dei potentissimi
La palitossina e i suoi derivati sono potenti tossine naturali che in aree tropicali sono stati causa di numerosi casi letali di intossicazione umana (clupeotossismo) dovuti all’ingestione di questi composti per via del consumo di carni di pesce crude già contaminate dalla presenza delle tossine incriminate quando il pesce, ancora vico, si era nutrito dell’alga Ostreopsis o di organismi ricoperti dalle colonie di quest’ultima.
Le specie mediterranea di Ostreopsis secondo i ricercatori, che si occupano di quest’alga e dei fenomeni ad essa associati, ritengono che essa produca quasi esclusivamente ovatossine. Composti che nell’uomo possono essere causa di intossicazioni non letali simili a fanomeni parainfluenzali che si possono manifestare a seguito di inalazione o di contatto con le cellule algali che le producono. Mentre in ambiente marino le tossine prodotte da Ostreopsis sono capaci di causare forti sofferenze e mortalità negli organismi bentonici, cioè in quegli organismi che vivono adesi ai fondali o, comunque, in stretto contatto ad essi.
Le colonie di Ostreopsis cf. ovata si sviluppano in particolare in aree caratterizzate da acque molto ferme e dove le correnti e il moto ondoso non riescono ad ossigenare a dovere gli strati di acqua fino al fondo. Ad esempio baie chiuse, insenature e porticcioli caratterizzati da fondali rocciosi o ciottolosi sui quali le colonie si accrescono indisturbate. Qui le cellule di Ostreopsis si accrescono formando grandi colonie che aderiscono al substrato mediante filamenti e sostanze mucillaginose a condizione che le acque abbiano una temperatura ben superiore ai 20° centigradi, meglio se 25°.
In queste condizione il numero di cellule aumentano vertiginosamente dando luogo a fioriture che sono in grado di compromettere addirittura l’aspetto dei fondali che nei periodi di massimo rigoglio dell’alga appaiono coperti da patine brunastre mucillaginose, flocculi e addirittura schiume che ben presto raggiungono la superficie del mare conferendole un aspetto molto poco invitante.
Naturalmente, la concentrazione delle cellule nella colonna è dunque direttamente correlata all’abbondanza delle cellule sui substrati bentonici ed a fenomeni di idrodinamismo. Vale a dire che sono le ben venute le mareggiate estive che, se da un lato non ci consentono di fare il bagno tranquilli dall’altro canto, sono indispensabili per una corretta ossigenazione degli strati di acqua profondi così da garantire il buono stato di salute dei nostri mari.
Le fioriture di Ostreopsis, in alcuni casi, sono state associate a fenomeni di intossicazione dei bagnati che hanno denunciato sintomi quali tosse, irritazione delle vie aeree superiori, dolori muscolari e o articolari, congiuntivite, rinorrea, febbre. Generalmente queste sono tutte sintomatologie che scompaiono spontaneamente nelle 24-72 ore successive. Le più frequenti segnalazioni di effetti tossici sui bagnanti sono state registrate a partire dagli anni 2000 in Toscana, Puglia e Sicilia anche se l’episodio più eclatante è quello verificatosi nel luglio 2005 a Genova durante il quale sono stati segnalati agli ospedali ben 225 casi di una sindrome febbrile-respiratoria che colpì bagnanti o persone che in qualche maniera, magari semplicemente passeggiando sui lungomare in giornate ventose, avevano frequentato il litorale.
Il consiglio che ci sentiamo di darvi è quello di non mangiare mai frutti di mare crudi quali patelle, aliotidi (i catanesi li conoscono come “Occhi di Bue”) e pesce crudo e nelle giornate ventose, quelle in cui il vento increspa la superficie del mare, è bene che i soggetti particolarmente sensibili alle infezioni, evitino le passeggiate lungo i litorali o sulle spiagge.
Pubblicato il
12 Agosto 2016, 05:23