Regione, la guerra dell’acqua | “Il governo regala 100 milioni”

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19 Ottobre 2014, 18:42

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PALERMO – Un regalino da cento milioni di euro. In un periodo di magra, di crisi. Un regalo da cento milioni a una società a maggiore partecipazione privata. Un regalino che ha innescato la nuova guerra tutta interna alla Regione. La guerra dell’acqua.

Il “casus belli” è ben nascosto, in effetti. È contenuto all’articolo 4 di un decreto del 27 gugno scorso firmato dall’ormai ex dirigente generale Marco Lupo e dall’assessore all’Energia Salvatore Calleri. Un passaggio criptico. Che sfugge, inizialmente, persino ai diretti interessati. Con quell’articolo si approva il “piano economico e finanziario proposto da Siciliacque spa con la nota del 30 aprile 2014”. Siciliacque, oggi, è una società per tre quarti privata. Alla Regione spetta solo il 25% delle quote e la possibilità, tra le altre cose, di nominare il presidente. In questo caso è Antonio Tito, ex difensore civico di Palermo, che in passato è stato assai vicino all’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo.

Al di là dei nomi, però, questa è una storia di numeri. Cosa prevede quel Piano economico approvato col decreto di Calleri e Lupo? Semplice: uno sconto da cento milioni di euro per la società privata. Il Piano, infatti, rivede il canone che la spa riconosce all’Eas (società interamente pubblica e in una infinita liquidazione) per svolgere la vendita all’ingrosso dell’acqua. Un canone frutto della volontà di cedere le funzioni di raccolta e vendita dell’acqua, appunto, una volta svolti dall’Eas, alla società privata. Una cessione che risale al 2004, frutto di un bando internazionale che prevedeva, però, a carico della società vincitrice, appunto, quel “canone” che compensasse i mancati introiti ottenuti dall’Eas per la cessione delle remunerative funzioni di raccolta e vendita dell’acqua.

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Un canone quarantennale, in quel caso. Che il nuovo Piano economico, approvato dal governo Crocetta, rivede al ribasso. Un calcolo che, stando ai conti della ragioneria dell’Eas, porterà a un risparmio, per i privati, di oltre cento milioni di euro. Soldi che la società non dovrà più versare all’Eas.

Sulla base di quell’accordo, tra l’altro, Siciliacque ha già iniziato persino a chiedere indietro i soldi all’Eas. “Si chiede a codesto Ente – scrive la società – di procedere, urgentemente, all’emissione di nota di credito a totale storno della fattura del 22 settembre 2014”. In “soldoni”, l’Eas è chiamato a restituire “urgentemente” 4,2 milioni di euro.

Un decreto “illegittimo” secondo il commissario dell’ente Dario Bonanno, che ha scritto al presidente della Regione annunciando anche un ricorso contro il provvedimento. Regione contro Regione, insomma. “Anche nella mia missiva – spiega Bonanno – mi sono detto convinto che il presidente della Regione non sia stato informato di questo provvedimento. Ma il Piano comporterà una mancata erogazione per circa 100 milioni. Un mancato introito che sarebbe insopportabile per l’Eas e che si tradurrebbe in immediati effeti pratici. Con quei soldi – aggiunge Bonanno – la società in liquidazione assicurerebbe i crediti con tanti fornitori che adesso rischiano di non vedere un euro. Senza contare i fondi che stanziamo per i pensionati dell’Eas”. Per il commissario dell’ente, insomma, appare evidente un danno all’Erario. “Quel canone – spiega – è il frutto di un bando internazionale che verrebbe modificato con un colpo di penna. E per di più senza nemmeno interpellare una delle parti interessate”. L’Eas, appunto. “Scippato” di cento milioni. Un regalino destinato ai privati. Nonostante i conti della Regione facciano acqua da tutte le parti.

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19 Ottobre 2014, 18:42

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