“Alla Regione un nuovo Pd | L’Udc? Ci stiamo chiarendo”

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17 Febbraio 2014, 13:09

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PALERMO – “Il Pd adesso è unito e vuole tornare protagonista, anche alla Regione”. Fausto Raciti si guarda bene dal pronunciare la parola “rimpasto” o ancor meno dal fare nomi. Ma presto il nuovo segretario regionale democratico incontrerà il presidente della Regione. “Certamente – ammette Raciti – va riformulato il patto di governo. I nomi eventualmente arriveranno solo dopo. Bisogna chiarire quali siano gli obiettivi di questo governo per la Sicilia. E per noi, oltre alla legalità e alla lotta al malaffare, sarà centrale il tema dello sviluppo”.

Ma di rimpasto si parlerà, come detto. E in quest’ottica Raciti, che oggi ha preso “possesso” della stanza del segretario uscente Lupo in via Bentivegna a Palermo, accompagnato dalla “vice” Mila Spicola, prova a spegnere i focolai che si erano accesi all’interno della maggioranza, soprattutto sul rapporto tra il Pd – in particolare gli esponenti renziani – e l’Udc.

“Credo – dice Raciti – che l’idea di Casini di spostarsi nuovamente verso il centrodestra fosse legata alla possibilità che si andasse a elezioni anticipate. Un’ipotesi che al momento mi sembra sfumata. Abbiamo già avviato una fase di chiarimento”. Non ci saranno elezioni, ma intanto c’è un nuovo governo nazionale all’orizzonte. Con una maggioranza che contiene anche il Nuovo centrodestra di Alfano. “Prevedere la stessa formula in Sicilia? Al momento – precisa il segretario Pd – esiste una coalizione che ha vinto le elezioni. E si partirà da lì”.

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Ma il “nuovo patto di governo” cui accenna Raciti, parte da un giudizio non del tutto positivo su questa prima fase di legislatura e sull’operato dell’esecutivo di Crocetta. “In questi mesi – spiega infatti – c’è certamente stato un problema di condivisione delle scelte. Le riforma non si fanno per decreto. E raramente le vere riforme si compiono attraverso delle imposizioni”. Poi, ecco una “frecciata” al governatore: “Tra forti blocchi conservatori e l’idea di una rivoluzione c’è uno spazio ampio, che è quello delle riforme. Noi dovremo misurarci lì”. Intanto, però, il governatore è pronto a rilanciare la propria “creatura”, il Megafono: “Si tratta – dice Raciti – di un soggetto politico distinto dal Pd. Con tutte le conseguenze del caso. Se una forza politica di organizza, si struttura e si presenta alle elezioni, oviamente è qualcosa di diverso dal Pd. E questa idea del resto è stata anche formalizzata dalla commissione di garanzia del partito”.

Un partito che in Sicilia ha sostenuto la sua corsa alla segreteria con uno schieramento sorprendentemente ampio, in grado di mettere insieme leader di partito che fino al giorno prima si lanciavano accuse anche molto pesanti. “Sarò condizionato dal peso dei ‘big’ che hanno appoggiato la mia candidatura? Non credo proprio – dice Raciti – anzi, ritengo che il fatto di avere alle spalle una grossa fetta del Pd sia proprio la garanzia per la mia autonomia. Insomma, non intendo fare il vigile”. Ma dagli “avversari”, compreso il sindaco di Palermo Orlando, su Raciti è piovuta l’etichetta di “uomo d’apparato”. “A dire il vero – dice Raciti – non ho ancora capito come ma io sia un uomo d’apparato e gli ultimi due segretari regionali del partito no. A Orlando vorrei solo ricordare che quando lui era sindaco di Palermo, io avevo un anno d’età (Raciti è nato nel 1984, ndr)”.

Infine, una battuta sulla scarsa affluenza alle primarie: “Non credo che 73 mila persone che vanno a votare per la scelta del segretario regionale siano così poche. Vorrei sapere – chiede Raciti – quale partito oggi sarebbe in grado di fare una cosa simile. Certamente, però, – aggiunge – la nostra gente è un po’ stanca. Tra primarie, parlamentarie e convenzioni abbiamo chiesto una mobilitazione costante. È normale che la spinta si affievolisca un po’. Ma adesso basta. È il momento di metterci a lavoro”.

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17 Febbraio 2014, 13:09

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