06 Marzo 2018, 16:16
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CATANIA. Stabile ed articolata in due sottogruppi guidati da Alessandro Liotta, l’associazione, con base a Giarre, dedita al traffico di sostanze stupefacenti. Nessun dubbio sulla sussistenza del sodalizio, così come emerso dall’inchiesta Bingo, per il pubblico ministero Fabrizio Aliotta che, al termine della requisitoria, ha formulato le richieste di condanna davanti al gup di Catania Anna Maria Cristaldi. Ben 73 gli anni di carcere chiesti complessivamente dall’accusa per gli otto imputati. La pena più dura, a 13 anni e 8 mesi, è quella chiesta per Liotta. Ben tre collaboratori di giustizia lo indicherebbero come soggetto a capo del gruppo dedito allo spaccio, ben radicato sul territorio e con rapporti con il clan Laudani. Sono 11 gli anni di condanna chiesti invece per Fabio Alfio Pagano, a capo di una delle due presunte squadre di spaccio. Quattro mesi di carcere in meno, 10 anni e 8 mesi, sono stati chiesti invece per Tiziano Russo, uno dei pusher del gruppo, sorpreso e arrestato nel 2013 in un garage di via Settembrini a Giarre con 20 chili di marijuana. Una pena a 10 anni di carcere è stata chiesta per Salvatore Platania, ritenuto dall’accusa il secondo organizzatore delle piazze di spaccio. Per i pusher Salvo Calì e Alfio Bonarrigo, Aliotta ha chiesto rispettivamente una condanna a 7 anni e 4 mesi ed a 7 anni. Infine 6 anni e 8 mesi sono stati chiesti per gli ultimi due pusher, Giuseppe Biondi e Leonardo Cardillo.
L’IMPIANTO ACCUSATORIO. Sarebbero molteplici gli elementi che proverebbero la sussistenza di un’associazione ben organizzata ed articolata, dedita allo spaccio. Innanzitutto le modalità esecutive unitarie, i depositi di droga utilizzati dai gruppi, il garage di via Settembrini e l’abitazione di via Carolina, ma anche le riunioni organizzative approntate subito dopo gli arresti degli affiliati. Le responsabilità, secondo l’accusa, emergerebbero nitidamente dalle numerose intercettazioni (http://catania.livesicilia.it/2017/02/17/blitz-bingo-i-pusher-intercettati-ci-possiamo-mettere-le-pistole_406221/) captate dai carabinieri dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Giarre nel corso delle indagini. E poi ancora a supporto del compendio investigativo ci sarebbero le accuse di tre collaboratori di giustizia: Alessio Baglione, Giuseppe Liotta e Sebastiano Alberto Spampinato. Tutto concorrerebbe, secondo il pm Fabrizio Aliotta, a dimostrare l’esistenza di un sodalizio dedito allo spaccio di droga guidato da Alessandro Liotta, chiamato ad intervenire solo per l’acquisto dello stupefacente e per risolvere problemi. Un unico sodalizio diviso in due gruppi operanti su Giarre, uno gestito da Fabio Alfio Pagano, con l’aiuto di Tiziano Russo, e l’altro da Salvatore Platania, coadiuvato da Alfio Bonarrigo. Erano loro, sempre secondo la Procura, a dare indicazioni ai pusher ed a sollecitarli a riscuotere i crediti. I due gruppi, inoltre, si sarebbero avvalsi di spacciatori in comune, anche minorenni, per smerciare le sostanze stupefacenti. I luoghi principali dello spaccio a Giarre sarebbero stati la via Liguria, il giardino pubblico tra la via Gramsci ed Emilia, il parco Jungo ed una sala giochi del centro. Il 26 marzo inizieranno le discussioni della difesa.
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06 Marzo 2018, 16:16