27 Gennaio 2014, 13:39
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PALERMO – “Certamente non lascerò la città mentre brucia”. Rosario Crocetta non incontrerà il premier Enrico Letta. Almeno non oggi. In queste ore, invece, a Palazzo d’Orleans si è costituita, di fatto, una vera e propria task force. L’obettivo: mettere dei cerotti sulle ferite più sanguinose del bilancio.
Anche perché, come ricorda lo stesso governatore, in città iniziano ad accendersi i focolai di protesta. I Pip manifestano davanti la Prefettura, mentre i dipendenti del 118 hanno preso d’assalto la sede. Mentre oggi, per i regionali è un 27 “nero”. Niente stipendi in busta paga. Se ne parlerà per la prima settimana di febbraio. Se tutto va bene. Migliaia di siciliani, decine di enti, associazioni, società, questa mattina, si sono trovati “a secco”. Dopo l’impugnativa di Aronica, è scomparso dal bilancio il capitolo che li teneva in vita. “E’ possibile – si chiede oggi Crocetta – che, dopo l’intervento del Commissario dello Stato, addirittura non si possano portare avanti le operazioni di depurazione nelle industrie siciliane? La scomparsa del finanziamento all’Irsap sta mettendo in ginocchio anche le imprese. Così diventa tutto più difficile”.
Ieri, rispondendo all’agenzia Agi, il Commissario dello Stato ha rotto il proprio consueto silenzio istituzionale, chiedendo a Crocetta di “pesare le parole” e ricordandogli che il ruolo di responsabile dell’ordine pubblico fa capo proprio al governatore. Una “bacchettata” che non è passata inosservata agli occhi del presidente. “Vorrei ricordare – commenta infatti – che negli anni scorsi la Finanziaria è stata accompagnata da proteste, spari e persino molotov. Quest’anno invece non si era vista, fino a oggi, alcuna contestazione. E devo dire che anche le proteste di questa mattina sono state assolutamente pacifiche. Ma io ho deciso di restare qui, a Palermo, per contribuire a mantenere l’ordine sociale”.
Insomma, nessun incontro in queste ore col premier Letta. È possibile invece che l’assessore all’Economia Bianchi, già a Roma, possa incontrare esponenti del governo nazionale domani. Del resto, nella Capitale oggi sarebbe stato il giorno meno adatto per incontri così delicati, considerata la concomitante scadenza per la presentazione degli emendamenti alla discussa legge elettorale, oltre al caso delle dimissioni del ministro De Girolamo.
Così, a Palazzo d’Orleans si lavora. Un lavoro comunque propedeutico agli incontri romani che dovranno tenersi necessariamente nella seconda metà di questa settimana o nei primi giorni della prossima. Al momento, il governo regionale sta scandagliando il bilancio per verificare, in vista della nuova e necessaria manovra da chiudere entro un mese, se e dove operare nuovi tagli. “Stiamo cercando – spiega il presidente Crocetta – capitoli che non rappresentano spese necessarie e urgenti. In modo da intervenire lì. Il rigore non mi spaventa e non spaventa questo governo. Ma è anche vero che i conti erano già all’osso. Vedremo”.
Ma la partita oltre che “algebrica” è anche politica. L’incontro a Roma che comunque dovrà tenersi nei prossimi giorni, infatti, servirà a dare un sostegno, una legittimità politico-istituzionale alle future scelte del governo. “Ma servirà anche – aggiunge Crocetta – un confronto col Commissario dello Stato. Non possiamo permetterci che impugni, magari, anche la prossima manovra”.
La strategia “post-impugnativa” del governo viaggia su un binario quasi obbligato, ma la cui direzione non è ancora così chiara. La prima soluzione è quella di mettere una pezza alle emergenze, nel più breve tempo possibile, attraverso nuovi tagli in bilancio. La seconda è quella di lavorare alla muova manovra dopo un colloquio serrato a Roma e a Palermo.
Ma su questo punto, come detto, le questioni da affrontare sono diverse, e complesse. Si parlerà innanzitutto della questione dei residui attivi. “Non possono chiederci di cancellarli tutti in una sola Finanziaria. E poi – prosegue Crocetta – non dobbiamo dimenticarci che ci sono anche i residui passivi. Somme, insomma, delle quali la Regione è creditrice spesso proprio dallo Stato. Quindi discuteremo anche di questo”. Un’altra strada, tecnicamente più complicata, è quella che consenta di sbloccare una buona parte dei soldi automaticamente confluiti nel Fondo su quei residui attivi. Circa mezzo miliardo di euro, costituito dalle norme impugnate dal commissario e, appunto, vincolati in quel Fondo per gli equilibri di bilancio. Sbloccare buona parte di quelle somme (l’idea, pare, sia quella di lasciare nel Fondo circa 100 milioni e liberare i restanti) per rispondere così alle tante emergenze. Solo l’impugnativa all’Allegato 1, infatti, ha ridotto lo stanziamento da oltre 260 milioni a una cinquantina. Quei duecento milioni saltati avrebbero finanziato decine di enti, lavoratori, Teatri, fondazioni. A questi sta pensando il governo, in queste ore, in un febbrile tentativo, appunto, di mettere delle “pezze”. “Non lascio la città mentre brucia – ribadisce Crocetta – e reputo inopportune le parole del Commissario Aronica. Comunque, adesso le polemiche sono inutili. Bisogna pensare alle tante emergenze. Penso alla Resais che non ha un centesimo. Penso ai ciechi, ai Teatri. Verificheremo che autonomia hanno ancora i Consorzi di bonifica. Dobbiamo trovare una exit strategy immediata e poi lavorare a una manovra di bilancio concordata con Roma e col Commissario. Per il momento, però, Roma può attendere”. Già. Perché la Sicilia ha iniziato a bruciare.
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27 Gennaio 2014, 13:39