29 Gennaio 2014, 06:15
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PALERMO – I lavoratori di Almaviva tornano in piazza. Nonostante l’annuncio dell’azienda di voler spostare a Palermo la propria sede legale, infatti, Cgil, Cisl, Uil e Ugl sfileranno in corteo da piazza Marina, con partenza alle 9, fino a piazza Indipendenza per chiedere un incontro al governatore Rosario Crocetta. In ballo il destino del call center palermitano che conta 4.500 dipendenti dei 6mila siciliani e altri 500 contratti a progetto.
Un’azienda che in realtà è un colosso da 13mila dipendenti solo in Italia, con sedi in Brasile, Tunisia e Cina che si occupano di call center per grandi compagnie (su Palermo Enel, Tim, Wind, Skype e Alitalia ma anche Amg) e innovazione tecnologica, capace di vincere contratti come partner tecnologico del Sistema Informativo Sanitario Nazionale, della Ragioneria Generale dello Stato, della Corte dei Conti e della Sogei. Un colosso che però a Palermo ha cominciato ad avere problemi di costi, visti i due affitti nelle sedi di via Cordova e via Marcellini. L’azienda, nel capoluogo da 12 anni, ha così chiesto un bene confiscato alla mafia per razionalizzare le spese e non chiudere la sede palermitana dove lavorano quasi 5 mila persone.
I timori hanno così cominciato a diffondersi tra i lavoratori, che hanno chiesto a più riprese l’intervento delle istituzioni. Ieri il colpo di scena di Almaviva, che con una nota ha annunciato l’intenzione di cominciare l’iter per spostare la sede legale a Palermo.
“In questi giorni il Gruppo Almaviva – si legge nella nota – ha dato il via al trasferimento della sede legale della società Almaviva Contact, proprio a Palermo. E ciò conferma che non vi è alcuna intenzione di chiudere la sede del capoluogo siciliano. Questo nonostante la crisi di mercato del settore che ha come conseguenza la continua riduzione dei volumi, il mancato adeguamento dei prezzi e fa registrare alla sede di Palermo perdite molto alte. Questa situazione invece di migliorare sta pericolosamente peggiorando mese su mese, anche a causa dell’accelerazione del fenomeno delle delocalizzazioni all’estero effettuate dai nostri principali concorrenti. In questo contesto si inserisce come ulteriore aggravante il dover lavorare su due sedi diverse – in via Marcellini e in via Cordova – con il conseguente danno economico per le evidenti inefficienze”.
Tra i lavoratori è diffuso il timore che l’azienda voglia trasferire alcuni settori in Sud America, proprio per i minori costi del lavoro, ma Almaviva con lo spostamento della sede ha voluto inviare un segnale di apertura ai sindacati. Resta però sul tavolo sia il problema della sede che dei costi, per i quali l’azienda chiede l’intervento della politica. “Almaviva sta promuovendo con insistenza da tempo un tavolo di confronto con le Istituzioni locali e i sindacati per affrontare tali problemi in modo ufficiale e organizzato – continua la nota – la questione della sede, dopo anni di discussione, deve essere inserito in questo contesto più ampio. In quanto avere una realtà produttiva in equilibrio economico è l’unica reale garanzia per le persone che ci lavorano”.
La sede individuata è l’ex palazzo della Telecom di via Ugo La Malfa: 30 mila metri quadri, suddivisi su due palazzine, che in un primo momento l’amministrazione Orlando voleva destinare come nuova sede della Polizia municipale, salvo poi ricredersi e offrirla per Almaviva. Ma rimettere in sesto il locale costerà circa 800mila euro, che dovrebbero essere a carico delle istituzioni. “Noi siamo per la salvaguardia dei posto di lavoro – dice Paolo Caracausi di Idv – il problema principale è l’immobile e il prefetto Giuseppe Caruso ha dichiarato a Ignazio Messina, nostro segretario nazionale, di essere disponibile ad assegnarlo alla Regione o al Comune. Il sindaco di Palermo si è fatto avanti? Bene, ma si trovino i soldi per rimettere a nuovo la sede. Si passi dalle parole ai fatti”.
I sindacati però non si accontentano né della sede legale, né della sede di via Ugo La Malfa. “L’amministratore delegato e la proprietà ci dicono che non vogliono abbandonare Palermo e sono intenzionati a spostare sede legale di Almaviva Contact a Palermo – dicono Claudio Marchesini e Giovanni Gorgone, rispettivamente segretario provinciale Ugl e coordinatore regionale Ugl telecomunicazioni – e questa è una notizia positiva che tranquillizza i lavoratori, ma noi stiamo scioperando perché vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni su un problema che si trascina da tre anni. Non vogliamo soluzioni tampone, ma un tavolo istituzionale con tutti i soggetti interessati che possano risolvere definitivamente la vicenda Almaviva che non è solo legata alla sede. Vogliamo soluzioni definitive e che ognuno faccia la propria parte”. “Certamente quello della sede legale è un buon segnale – dice Maurizio Rosso della Cgil – ma questa azienda deve dotarsi di un piano industriale serio, di una sede definitiva e di un programma di formazione per restare competitivi sul mercato. Sapevamo da anni che l’affitto di via Cordova sarebbe scaduto e nulla è stato fatto. L’azienda deve fare un investimento, non limitarsi solo al primo passo”.
“Stiamo predisponendo un ordine del giorno che sottoporremo all’intero consiglio comunale per impegnare il Sindaco a farsi carico anche delle spese necessarie per la ristrutturazione del ex immobile Telecom – dice Filippo Occhipinti di Idv – Almaviva non deve avere più scuse , dica chiaramente se vuole rimanere a Palermo. Abbiamo il dovere di tentare tutte la soluzioni possibili per salvare 5000 lavoratori e le loro famiglie”.
“La storia infinita dell’Almaviva – afferma la consigliera Scafidi del Mov 139 – e della sua possibile chiusura è l’ennesimo caso di come la crisi sta fagocitando quelle realtà che per le loro funzioni sono strategiche sul mercato dei servizi telefonici e informatici. Malgrado i numerosi incontri tra l’azienda e la Regione siciliana per predisporre l’accorpamento delle due sedi palermitane, non si è ancora giunti ad una soluzione definitiva e concreta. 4500 famiglie rischiano di essere lasciate per strada apparentemente per non avere ancora una nuova sede che possa accogliere tutti i lavoratori del call center. In questi ultimi giorni il Sindaco Orlando – continua la consigliera Scafidi – si è mosso per salvare l’azienda chiedendo all’Agenzia dei beni confiscati alla mafia un immobile che possa soddisfare le richieste dell’Almaviva. Ma è davvero questo il problema dell’azienda o c’è dell’altro? – prosegue la Scafidi – Non vorremmo che i piani di Almaviva fossero altri, come un nuovo piano industriale per smantellare questo polo di eccellenza soltanto a fini speculativi. Mi auguro che – conclude la consigliera del Mov 139 – il Sindaco Orlando riesca in primo luogo a coinvolgere il Presidente Crocetta che si è reso latitante proprio durante le riunioni propedeutiche alla soluzione del problema ed il governo regionale per salvaguardare i 4500 lavoratori di Almaviva che operano a Palermo. Sarebbe già un miracolo in tempi come questi.”
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